Può esserci un altro futuro.
La possibilità non indica l’opzione di una scelta, ma una direttrice. Abbiamo preso coscienza che la terra è “finita” e che quindi la transizione verso nuovi modelli economici e produttivi deve essere necessariamente percorsa.
Ci vorranno anni. E come ogni rivoluzione (da quella industriale a quella scientifica, e tecnologica) anche quella ecologica e digitale sovvertirà paradigmi che sembravano non scardinabili. E avverrà.
In questo processo il settore che più di altri è chiamato a giocare un ruolo da protagonista è quello agricolo. Che dovrà affrontare la sfida più grande: sfamare una popolazione in crescita riducendo gli input chimici ed energetici. Lo chiede l’Europa che ha lanciato le strategie Green Deal, Farm to Fork e Biodiversity e una strategia digitale al 2030, e lo esigono i consumatori sempre più attenti a salubrità e sostenibilità dei prodotti e al benessere degli animali.
Servirà la spinta dell’innovazione certamente, e il coraggio, che deve tradursi in urgenza, di un “pensiero laterale” capace di cogliere le nuove opportunità che tale cambiamento strutturale ci impone.
Editoriale di Terra e Vita 36/2021
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Questo scenario sfidante, in cui non mancano difficoltà di mercato dovute a prezzi stagnanti e costi di produzione crescenti, sta spingendo le aziende agricole a cercare nuove soluzioni per restare competitive, trasformandosi da imprese specializzate a diversificate. Tra queste soluzioni meritano indubbiamente attenzione le produzioni agricole alternative.
Piccoli frutti, quinoa, avocado, canapa, piante aromatiche officinali, bambù, luppolo, baby leaf in vertical farming, bacche di goji, kiwi giallo, alga spirulina sono solo alcune delle principali produzioni che stanno dando vita sul territorio, da Nord a Sud, a business agricoli alternativi, capaci di creare nuove opportunità di reddito e intercettare segmenti di mercato ancora inesplorati.
L’agricoltura del futuro, orientata verso i principi agro-ecologici, motrice di efficaci strategie di diversificazione di processo e delle quantità e qualità delle produzioni, è già oggi realtà. È espressione di un’imprenditorialità dinamica, lungimirante, originale, spesso capeggiata dalle nuove generazioni, che attraverso l’ausilio delle tecnologie digitali, dall’intelligenza artificiale alla blockchain, riesce ad accrescere il valore aggiunto del prodotto finito, spesso green, che trova spazio sugli scaffali di nicchia a più alta rimuneratività. Forse più che in altre produzioni, in quelle alternative la tracciabilità dei prodotti, che permette al consumatore di avere dettagliate informazioni in etichetta, corrisponde quindi al valore economico.
In questo particolare e difficile momento storico, nel quale la redditività di alcune colture e produzioni è in sofferenza, l’abbrivio che certe nuove produzioni agricole stanno dimostrando non può non richiamare attenzione.
Editoriale di Terra e Vita 36/2021
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Il tempo di transizione non è un tempo sospeso. È il tempo della nuova semina.
Come diceva Winston Churchill: «La responsabilità è il prezzo della grandezza».
Nel Pnrr ci sono 6,8 miliardi di euro destinati all’agricoltura. C’è da costruire un Piano Strategico Nazionale della nuova Pac che metta al centro la redditività degli agricoltori.
Per impiegare efficacemente le risorse non si può essere miopi.
Per realizzare questo nuovo possibile futuro agricolo ci vuole certamente responsabilità, pragmatismo e quel “pensiero laterale” che sappia, con una visione ampia, integrare e incentivare nuove forme produttive agro-zootecniche alternative, capaci – già oggi – di incarnare quella rivoluzione verde, digitale ed economico-sociale, che comunque avverrà.
di Laura Saggio
giornalista
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Santa subito.