L’Informal Council svoltosi a Copenaghen l’8-9 settembre ha messo in chiaro un nodo che percorre l’intero dibattito agricolo europeo: fare spazio all’innovazione — tecnologie digitali, biotecnologie, nuovi partenariati per la ricerca — senza tradire la necessità di stabilità finanziaria, parità di condizioni tra Stati membri e risposte concrete per i giovani che vogliono entrare in agricoltura.
Il ministro danese Jacob Jensen ha incarnato il tentativo di mediazione: «possiamo aumentare la produzione e insieme migliorare l’ambiente», ha spiegato davanti ai giornalisti, rivendicando la necessità di incentivi e di un quadro legislativo più competitivo che favorisca l’adozione di tecnologie e migliori condizioni per i giovani agricoltori. La Presidenza danese insiste sulla formula «flessibilità + livello di gioco equo»: lasciare margini ai singoli Paesi per adeguare le misure alle diverse realtà territoriali, ma senza creare gare al ribasso nei sostegni nazionali.
A sostenere l’asse dell’innovazione è stato il commissario per l’Agricoltura Christophe Hansen, che ha ricordato gli interventi finanziari pensati per la ricerca e lo sviluppo del settore: dall’attuale pacchetto Horizon dedicato a cibo, bioeconomia e ambiente verso la proposta di un European Competitiveness Fund che porterebbe i fondi per R&I a livelli molto più alti nel periodo 2028-2034. Hansen ha ribadito che innovazione significa non solo ricerca ma anche diffusione e applicazione sul campo, con strumenti pensati per colmare il divario tra laboratorio e azienda agricola.
Più regole per etichette e filiera
Accanto ai grandi temi finanziari, i ministri hanno affrontato anche aspetti concreti legati al mercato. In particolare, la discussione ha chiarito i criteri di utilizzo di termini sensibili in etichetta:
- il termine “equo” sarà consentito solo per i prodotti che, oltre a garantire un prezzo giusto, contribuiscono allo sviluppo delle comunità rurali o sostengono le organizzazioni di agricoltori;
- la dicitura “filiera corta” sarà ammessa solo per i prodotti Ue che arrivano al consumatore attraverso un numero limitato di intermediari o che sono trasportati su brevi distanze o in tempi rapidi.
Una stretta che punta a rafforzare la trasparenza verso i consumatori ed evitare abusi comunicativi.
Organizzazioni di produttori e contratti scritti
La relazione discussa a Copenaghen si è opposta alla creazione di organizzazioni di produttori specifiche per i prodotti biologici, per non alimentare frammentazioni e concorrenza interna. Rafforzato anche l’obbligo di contratti scritti per le consegne di prodotti agricoli, pur lasciando agli Stati membri la possibilità di prevedere deroghe per settori particolari, su richiesta delle organizzazioni che li rappresentano. Una misura che va nella direzione di maggiore stabilità nei rapporti di filiera.
Sostenibilità e concorrenza: più spazio alle deroghe
Novità anche sul fronte delle deroghe alle regole di concorrenza Ue. L’elenco delle pratiche agricole che consentono agli operatori di ottenere esenzioni è stato ampliato, includendo investimenti per l’uso sostenibile delle risorse idriche, la promozione della produzione locale e meccanismi per garantire un reddito stabile ed equo agli agricoltori. Una scelta che riconosce come la sostenibilità debba essere letta anche in chiave sociale ed economica.
Tra innovazione e timori politici
Nonostante le aperture sull’innovazione, dal confronto politico sono emerse forti preoccupazioni. Molti ministri hanno chiesto “stabilità, prevedibilità e semplificazione”, concetti che nelle parole di alcuni delegati si traducono in un richiamo a regole meno onerose. L’Austria ha denunciato il rischio di indebolire la struttura della Pac; la Polonia ha chiesto maggior accesso alle tecnologie e più sostegno agli investimenti; la Lettonia si è detta delusa dall’ipotesi di unificare la Pac in un unico fondo europeo, temendo una minore protezione del budget agricolo.
Sul fronte sociale, il presidente del Copa, Massimiliano Giansanti, ha parlato di «Black Wednesday» per descrivere il taglio di ambizione comunitaria, mentre la Ceja ha rilanciato con forza il tema del ricambio generazionale: «senza fondi certi i giovani restano esclusi», ha avvertito il presidente Peter Meedendorp.
L’equilibrio più difficile
A fianco delle istanze produttive, non sono mancate le voci ambientaliste: l’European Environmental Bureau ha messo in guardia contro il rischio che la semplificazione degeneri in deregulation, aprendo a una “nazionalizzazione” della Pac che trasformerebbe la sostenibilità in terreno di concorrenza sleale.
Sul piano tecnico, i ministri hanno discusso di incentivi agli investimenti (inclusi co-finanziamenti e leve fiscali), del rafforzamento degli Akis (sistemi di conoscenze e innovazione agricola), dell’accesso accelerato a nuovi prodotti fitosanitari e di un quadro normativo più chiaro sulle nuove tecniche genomiche (Ngt).
Il calendario politico è serrato: si attende la presentazione delle national envelopes, decisive per capire la ripartizione dei fondi diretti, mentre restano aperti i dossier su degressività, capping e meccanismo di transizione.
La posta in gioco
Il confronto di Copenaghen mostra che non sarà possibile separare la questione delle risorse da quella delle regole: innovazione e sostenibilità chiedono investimenti, ma anche certezza giuridica e coerenza di mercato. I rappresentanti agricoli chiedono meno burocrazia, più strumenti concreti e garanzie che la transizione non lasci indietro le comunità rurali.
La credibilità della Pac si gioca proprio qui: sulla capacità dell’Europa di coniugare ambizione climatica, sicurezza alimentare e trasparenza di mercato, offrendo ai giovani agricoltori non solo parole ma opportunità reali.
Focus Ocm, etichettatura, Op e concorrenza
Etichettatura più chiara
• “Equo”: solo se contribuisce a comunità rurali o sostiene OP.
• “Filiera corta”: ammesso solo per prodotti Ue con pochi intermediari o trasporto breve.
Organizzazioni di Produttori (Op)
• Stop a nuove OP dedicate al biologico.
• Contratti scritti obbligatori per le consegne, salvo deroghe settoriali autorizzate.
Deroghe alla concorrenza Ue
Accordi e pratiche sostenibili esentati dalle regole se includono:
• gestione efficiente dell’acqua;
• promozione della produzione locale;
• garanzia di un reddito equo e stabile.
Ocm a confronto: cosa cambia
Etichettatura
• Oggi: uso spesso generico di “equo” e “filiera corta”.
• Nuovo: criteri stringenti e verificabili.
OP
• Oggi: possibili OP anche per il biologico.
• Nuovo: no a OP bio → evitare concorrenza interna.
Contratti
• Oggi: obbligo parziale, con ampie deroghe.
• Nuovo: obbligo rafforzato, deroghe limitate e motivate.
Concorrenza
• Oggi: deroghe legate a pochi standard di sostenibilità.
• Nuovo: elenco ampliato (acqua, locale, reddito equo).










