Bilancio Ue, scintille a Bruxelles

Bilancio Ue
Von der Leyen gela Fitto: «Nessuna speculazione sulla proposta». Il commissario italiano rilancia il ruolo delle Regioni e incassa una smentita pubblica. Sullo sfondo, un braccio di ferro che rivela le crepe interne alla Commissione

Clima teso, nervi scoperti, equilibrio fragile. Negli uffici del Berlaymont, sede della Commissione europea, le parole pesano più dei documenti. Lo scontro — neanche troppo velato — tra Ursula von der Leyen e Raffaele Fitto, commissario italiano con delega alla Politica regionale, ha reso evidente una tensione che covava da settimane. Durante una riunione del Comitato delle Regioni, Fitto aveva lasciato intravedere spiragli di apertura sulla proposta di bilancio settennale dell’Unione: «Siamo aperti a migliorare questa parte della proposta» aveva detto, auspicando un ruolo più incisivo delle Regioni nella gestione dei fondi europei.

Un passaggio che, nel linguaggio calibrato delle istituzioni comunitarie, ha avuto l’effetto di una scossa. Poche ore dopo, il servizio portavoce della Commissione — che risponde direttamente alla presidente — ha diffuso una nota secca, quasi gelida: «In questa fase, la Commissione non intende speculare su singoli elementi della proposta o su posizioni individuali dei colegislatori». Una smentita ufficiale, e pubblica. Un gesto non consueto nei confronti di un commissario in carica.

Un richiamo che pesa

La replica di Palazzo Berlaymont è stata letta da molti come una presa di distanza — e, tra le righe, come un messaggio politico. Fitto è il volto di una linea che punta a rafforzare il legame tra Bruxelles e i territori, mentre von der Leyen spinge per un modello decisionale più centralizzato, dove le capitali nazionali abbiano un ruolo prevalente nella gestione dei fondi.

La partita si gioca su un terreno sensibile: la proposta di bilancio pluriennale 2028–2034, che dovrà ottenere il via libera dei 27 governi e del Parlamento europeo.

Tra i punti più controversi, l’idea — sostenuta da alcuni Stati membri — di fondere i fondi agricoli e di coesione in un unico strumento, con regia nazionale. Una mossa che, secondo Fitto e altri commissari come Christophe Hansen (Agricoltura) e Piotr Serafin (Bilancio), rischierebbe di indebolire il principio di sussidiarietà, cardine del progetto europeo.

Call out

“Le regioni non possono essere ridotte a esecutrici delle decisioni centrali. La voce dei territori è parte integrante dell’identità europea.”

— Fonte vicina al commissario Fitto Dietro le quinte del Berlaymont Il caso Fitto non è un episodio isolato, ma il sintomo di una dialettica interna sempre più accesa.

Nelle ultime settimane, più d’un commissario ha espresso in via informale disagio per il metodo di lavoro imposto dalla presidente. Le riunioni collegiali, raccontano fonti interne, si sono fatte più tese e i dossier più sensibili — come quello sul bilancio e sul nuovo quadro della coesione — vengono gestiti in cerchie ristrette.

Fitto, dal canto suo, ha scelto la via della diplomazia silenziosa, ma efficace.

Incontri riservati, contatti con le delegazioni del PPE e con i rappresentanti regionali, interlocuzioni con gli eurodeputati: il commissario italiano tesse la sua rete, senza clamori, ma con l’obiettivo di ricomporre un equilibrio politico dentro la Commissione e fuori da essa.

Il contesto

  • Cosa c’è in gioco: la revisione del bilancio Ue 2028–2034, che ridefinirà le risorse per agricoltura, coesione, ricerca e transizione verde.
  • I nodi caldi: accentramento dei fondi, ruolo delle Regioni, cofinanziamento nazionale.
  • Le scadenze: entro la primavera 2026 dovrà essere raggiunto l’accordo politico; altrimenti, l’attuale bilancio verrà prorogato d’ufficio.
  • Gli schieramenti: i Paesi del Nord spingono per efficienza e semplificazione; il blocco mediterraneo difende la sussidiarietà e la dimensione territoriale.

Un equilibrio ancora da trovare

La contrapposizione tra von der Leyen e Fitto è più di uno scontro personale: è la fotografia di un bivio istituzionale.

Da un lato, la spinta verso un’Europa più compatta e decisionista; dall’altro, la difesa di un modello plurale e territoriale, in cui la prossimità ai cittadini resti un valore politico, non solo amministrativo.

Fitto non cerca lo scontro, ma un riconoscimento di metodo. Von der Leyen difende l’efficienza dell’esecutivo.

Tra i due, si gioca una partita che può ridisegnare non solo la governance dei fondi europei, ma anche la legittimità democratica dell’Unione.

Perché — come ricordano a Bruxelles i veterani della macchina comunitaria — “non c’è Europa senza territori”. E, oggi più che mai, la vera forza dell’Unione si misurerà nella capacità di tenere insieme centro e periferia, regole e ascolto, decisione e consenso.

Bilancio Ue, scintille a Bruxelles - Ultima modifica: 2025-10-23T09:19:32+02:00 da Simone Martarello

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento
Per favore inserisci il tuo nome