L’Europa chiama, i campi rispondono

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Tra slogan “Buy European”, proteste agricole e riforme lampo, Bruxelles riscopre l’agricoltura come questione di potere

L’aria che si respira nei palazzi europei non è solo quella invernale del quartiere europeo: è un clima politico denso, attraversato da trattori in marcia, promesse istituzionali e dossier che corrono veloci. L’agricoltura torna al centro della scena europea non come capitolo tecnico, ma come questione strategica. Sicurezza alimentare, redditi agricoli, commercio globale e consenso politico si intrecciano in un’unica partita. E Bruxelles, in questi giorni, ne è il teatro principale.

Von der Leyen rilancia: “Buy European Food” come scudo politico

Dal palco degli EU Agri-Food Days, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha scelto parole che vanno oltre la retorica. L’annuncio di una campagna “Buy European Food”, già anticipata nello Stato dell’Unione, è un messaggio chiaro: sostenere i produttori europei non è solo una scelta economica, ma un atto di autonomia strategica.

Agricoltori e pescatori vengono definiti “la spina dorsale dell’indipendenza europea”, in un contesto segnato da dazi, costi produttivi elevati ed eventi climatici estremi. La risposta della Commissione si articola su quattro pilastri: semplificazione amministrativa, ricambio generazionale, apertura dei mercati con salvaguardie e centralità dell’agricoltura nel prossimo bilancio Ue.

Particolarmente simbolico il “pacchetto giovani”: fino a 300mila euro per l’avvio d’impresa agricola. Un segnale politico, prima ancora che finanziario, in un settore dove l’età media continua a salire.

La piazza agricola non si accontenta

Se dal palco istituzionale arrivano promesse, dalla platea agricola salgono richieste nette. Il presidente del Copa, massimiliano Giansanti, non usa giri di parole: l’Europa è a un bivio.

I dati Fao parlano chiaro: +30% dei prezzi alimentari in cinque anni, senza un analogo aumento dei redditi agricoli. “Non vogliamo sussidi, ma incentivi”, è il messaggio che risuona forte mentre oltre diecimila agricoltori si preparano a manifestare a Bruxelles.

Il nodo è politico: se l’Ue vuole davvero un’agricoltura forte, deve metterla al centro del bilancio post-2027. E deve farlo ora, non nei documenti programmatici.

Mercosur, il fronte che divide l’Europa

Il dossier più esplosivo resta l’accordo Ue-Mercosur. Il Parlamento europeo ha dato il via libera a una clausola di salvaguardia rafforzata, abbassando le soglie per bloccare importazioni dannose su prodotti sensibili come carne bovina e pollame.

Ma per le organizzazioni agricole non basta. Copa-Cogeca e una larga parte della filiera chiedono agli Stati membri di fermare l’accordo: “Nessuna reciprocità, nessun vero scudo per i produttori europei”. Il rischio, denunciano, è politico prima che economico: perdere la fiducia delle campagne in nome di un accordo commerciale percepito come squilibrato.

Semplificare per competere: l’Omnibus della Commissione

Sul fronte normativo, la Commissione accelera. Il nuovo pacchetto di semplificazione su sicurezza alimentare e mangimi promette oltre 1 miliardo di euro di risparmi amministrativi annui. Meno burocrazia, accesso più rapido a biopesticidi e strumenti di agricoltura di precisione, digitalizzazione delle procedure.

Un cambio di passo salutato positivamente dall’industria, ma guardato con sospetto dal mondo biologico. Ifoam Organics Europe teme un allentamento dei controlli sui pesticidi sintetici. Il confronto, ancora una volta, è tutto politico: come coniugare competitività e credibilità ambientale senza perdere consenso.

Pac, biologico e promozione: i tasselli del mosaico

Nel frattempo, il Parlamento ratifica la semplificazione della Pac, con più sostegno ai piccoli agricoltori e meno vincoli burocratici. La Commissione annuncia anche una revisione mirata del regolamento bio, per chiarire le regole sulle importazioni e ridurre i costi per gli operatori europei.

E sul fronte dell’immagine, arriva un record: 205 milioni di euro per la promozione agroalimentare nel 2026. L’Europa investe sul racconto del proprio cibo, dentro e fuori i confini Ue.

L’agricoltura come cartina di tornasole dell’Europa

A Bruxelles l’agricoltura non è più un dossier tra gli altri. È diventata la cartina di tornasole della credibilità europea. Promuovere il “Buy European” significa scegliere da che parte stare in un mondo di tensioni commerciali e instabilità geopolitica.

Ma tra slogan, proteste e pacchetti legislativi, una verità emerge con forza: senza redditi equi e regole credibili, non c’è transizione verde né autonomia strategica che tenga. I campi europei stanno parlando. Ora tocca alla politica dimostrare di saper ascoltare.

L’Europa chiama, i campi rispondono - Ultima modifica: 2025-12-20T10:19:14+01:00 da Simone Martarello

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