Attenzione meteo puntata sul settore del mar Ionio a Sud delle coste siciliane, dove il Mediterraneo continua a registrare temperature anche superiori ai 20 gradi (fonte: ECMWF), alimentando apprensione per l’annunciato calo termico (fino a 10 gradi) che, se prevede precipitazioni sia di carattere pluviale che nivale lungo la Penisola, potrebbe al contempo innescare violenti eventi atmosferici, provocati dall’energia prodotta dall’incontro tra le correnti gelide polari e quelle marine troppo miti: a segnalarlo l’Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche, il cui primo report 2025 poco si discosta da quelli di metà Dicembre scorso. Si registra, infatti, una moderata riduzione dei flussi idrici nei bacini fluviali a Nord-Ovest (eccezion fatta per quelli liguri, che hanno beneficiato di consistenti apporti pluviali a inizio d’anno raggiungendo, sui territori di Levante, anche cumulate superiori ai 100 millimetri in 12 ore), una sostanziale stabilità sulle regioni nordorientali e in parte del Centro Italia, un contenuto miglioramento delle riserve idriche nel Mezzogiorno. Abbastanza evidente è la scarsità di neve presente sull’arco alpino fin sulle vette più alte, dove l’accumulo nevoso arriva a superare di poco il metro di altezza; diversa è la condizione su alcuni settori dell’Appennino Centrale, principalmente in Abruzzo, dove il manto bianco ha raggiunto altezze superiori alle scorse stagioni invernali (cm. 112 a Passolanciano, cm. 94 a Maieletta Mamma Rosa).
«È una fase determinante per la costituzione delle riserve idriche, indispensabili nei mesi a venire. Ciò, che si sta registrando, è un’inversione di tendenza rispetto all’anno scorso, particolarmente evidente nelle regioni alpine, finora caratterizzate da scarse nevicate» commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (Anbi).
Osservatorio Anbi sulle risorse idriche
Vediamo in dettaglio la situazione regionale riportata nell'Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche del 7 gennaio 2025.
In Sicilia, devastata da oltre un anno di siccità estrema, il mese scorso è stato piuttosto “umido” con accumuli di pioggia, superiori a mm. 200 sul Messinese, beneficando i bacini: l’invaso di Ancipa, che a fine novembre era praticamente vuoto (meno di 300.000 metri cubi residui), trattiene ora 9 milioni di metri cubi d’acqua.
Un segnale positivo arriva dalla Basilicata, dove la disponibilità idrica nei bacini è ora di circa 28 milioni di metri cubi, ma rimane consistente deficit con gennaio 2024 (-mln. mc. 109,21).
In Puglia, nei bacini della Capitanata, la disponibilità d’acqua è attualmente pari a mln. mc. 41,82 con una crescita di 7.643.000 metri cubi in una ventina di giorni, rimediando parzialmente ad un deficit annuale di oltre 97 milioni.
In Abruzzo, la diga di Penne è riuscita a stoccare in un mese poco più di 1 milione di metri cubi d’ acqua, mentre in Campania i valori di portata dei fiumi sono rimasti sostanzialmente invariati rispetto alla seconda metà di dicembre.
In Umbria, il bacino di Maroggia trattiene volumi idrici pari a 2.200.000 metri cubi, il dato più alto del triennio, mentre il livello del lago Trasimeno non si discosta da m.-1,53 a testimonianza che le piogge autunno-vernine non lo stanno aiutando ad uscire da una situazione di grave crisi. Tra i fiumi il Chiascio registra un significativo aumento del livello idrometrico, eguagliando il dato medio storico.
Nel Lazio la speranza di una ripresa dei valori idrometrici dei laghi vulcanici è stata vanificata dalle scarse piogge cadute sulla regione nel periodo tra il vecchio ed il nuovo anno; vista la persistente crisi idrica di questi bacini, l’ulteriore calo registrato (Bracciano – cm 4, Nemi – cm 2) aumenta le preoccupazioni per l’andamento idrometrico nei mesi a venire, perché adesso avrebbero dovuto finalmente ricaricarsi. Va diminuendo anche la portata del fiume Tevere, che ormai è poco più di un terzo di quella consueta nel periodo, così come deficitari sono i flussi nell’Aniene e nel Velino, mentre buoni sono quelli della Fiora nella Tuscia (+25% sulla media).
«Quella dei laghi dell’Italia centrale è una condizione, che rischia di avere pesantissime conseguenze sull’equilibrio degli ecosistemi e delle economie locali – ribadisce Massimo Gargano, Direttore Generale di Anbi –. Occorre intervenire urgentemente, creando le condizioni anche infrastrutturali per maggiori afflussi idrici, ma anche per una gestione più sostenibile delle risorse».
L’inizio d’anno nelle Marche è stato caratterizzato da piogge piuttosto scarse, pur migliorando leggermente lo stato dei fiumi, i cui livelli sono superiori all’anno scorso, ma inferiori ai precedenti cinque; gli invasi artificiali si sono riempiti di ulteriori 4.660.000 metri cubi, raggiungendo il volume invasato di mln. mc. 41.950.000.
Crescono i flussi nei fiumi della Toscana, dove la Sieve registra portate superiori alla media; in controtendenza è l’Ombrone, che vede decrescere la portata fino a toccare mc/s 8,40 contro una media mensile di 28,45 metri cubi al secondo (il deficit è 30% ca.).
In Liguria, grazie alle recenti precipitazioni, sono cresciuti considerevolmente i livelli dei fiumi, in particolar modo nel settore orientale: Entella, Magra e Vara sono tutti ampiamente sopra le altezze consuete del periodo.
In Piemonte colpisce la lettura dei dati idrometrici dei fiumi Tanaro (33% della portata media in gennaio) e Stura di Lanzo (17% del consueto).
In Valle d’Aosta, la portata della Dora Baltea è lievemente sotto media.
In Lombardia, a causa della scarsità di neve finora caduta sui rilievi (-70%), le riserve idriche registrano un deficit di quasi il 37% sulla media del periodo e del 30% in un anno.
Nel Nord Italia vanno riducendosi i livelli idrometrici dei laghi Maggiore e Lario, con il primo che scende al 65% di riempimento ed il secondo, che contiene solo il 20,6% della capacità, segnando -cm. 45 sotto il livello di un anno fa; in crescita è l’altezza idrometrica nello specchio lacustre di Garda, mentre stabile sui livelli di metà dicembre è il Sebino.
In Veneto l’unico fiume, che mostra un trend crescente, è l’Adige, la cui portata media attuale, pari a mc/s 176, supera del 31% quella storica; sotto media sono invece i flussi di Brenta, Livenza, Bacchiglione e Muson dei Sassi.
In Emilia-Romagna, per merito delle piogge cadute nei giorni scorsi, tutti i fiumi appenninici, con la sola eccezione del romagnolo Savio, hanno raggiunto valori di portata superiori a quelli medi storici ed anche le dighe piacentine di Molato e Mignano stanno immagazzinando volumi idrici (complessivamente13,7 milioni di metri cubi), ben superiori a quelli tipici di questo periodo.
Deficitaria, infine, è al momento è la portata del fiume Po, i cui flussi sono oltre il 20% inferiori alla norma nel tratto emiliano-lombardo, ma ancora più scarsi nelle stazioni di rilevamento del Piemonte meridionale e del Torinese (a San Sebastiano: -47%. Fonte: Arpa Piemonte).