Si parla sempre più di sostenibilità ambientale, ma non è facile definire correttamente questo concetto, e spesso ci si basa più sulle sensazioni che su effettivi dati tecnici.
Per quanto riguarda, ad esempio, l’irrigazione è aperta da tempo la questione su quale sia il sistema irriguo che abbia il più basso impatto sull’ambiente.
Per cercare di inquadrare meglio questo concetto, Amis (Associazione macchine irrigatrici semoventi) ha chiesto al Gesaaf (dipartimento di gestione dei sistemi agrari e forestali) dell’Università di Firenze di elaborare uno studio per fornire una valutazione del potenziale di riscaldamento globale (Carbon Footprint) relativamente ai sistemi di irrigazione a goccia e ad aspersione.
«Il progetto – ci spiega Graziano Ghinassi, ricercatore del Dipartimento Gesaaf dell’Università di Firenze, che sta coordinando lo studio – si inserisce in un più ampio quadro di valutazione generale della sostenibilità dei sistemi irrigui, intesa come impatto ambientale dovuto alle attività esercitate sia nella loro fase di costruzione che nel corso dell’utilizzo».
La stima delle emissioni dei gas serra, che condiziona la stima della sostenibilità ambientale, può essere valutata facendo ricorso a una vasta gamma di indicatori che nel caso dei sistemi irrigui sono in genere riferiti all’uso efficiente della risorsa idrica.
Questi però, se considerati singolarmente, non sono né in grado né sufficienti per fornire una misurazione omnicomprensiva della sostenibilità.
«É proprio per questo – aggiunge Ghinassi- che il nostro studio utilizza come indicatore la Carbon Footprint (Cf) attraverso un’analisi del ciclo di vita per quantificare l’impatto climatico dovuto ai gas serra, derivanti dalla fase di produzione e da quella di utilizzo dei sistemi di irrigazione che abbiamo considerato».
Analisi di tre sistemi
Lo studio del Gesaaf ha preso in esame tre sistemi di impianti irrigui assai diffusi in Italia: l’irrigazione con linea gocciolante leggera (manichetta), utilizzato per l’irrigazione localizzata, e due sistemi d’irrigazione ad aspersione meccanizzata ad ala avvolgibile (rotoloni) nelle varianti con irrigatore a lunga gittata e dotati di barra di distribuzione dell’acqua.
«L’impatto dei tre sistemi – spiega ancora Ghinassi – fa riferimento esclusivamente alle emissioni di gas a effetto serra nel loro ciclo di vita, dall’estrazione delle materie per la loro produzione, al processo produttivo, fino ai carichi ambientali dovuti all’utilizzo in campo. Per semplificare lo studio, senza comunque limitarne la validità, è stato escluso, almeno in questa prima fase del progetto, l’analisi dell’impatto dovuto al fine vita (smaltimenti), ovvero al destino delle ali gocciolanti e delle macchine una volta terminata la vita utile».
Una condizione standard
L’unità funzionale scelta, ovvero il prodotto unitario a cui si riferiscono gli impatti considerati, è il metro cubo di acqua distribuito.
L’impatto in termini di CF è stato quindi espresso in quantità di kg di CO2 equivalente per metro cubo di acqua distribuito.
Per quanto riguarda l’efficienza dei tre sistemi irrigui oggetto di studio, dal momento che questa è fortemente condizionata dalle capacità personali degli utenti, è stato assunto che tutti e tre lavorassero sulla medesima coltura, coltivata nelle stesse condizioni agroclimatiche e che distribuissero il medesimo volume irriguo stagionale, stabilito in 2.500 m3/ha.
Si è voluto così rendere confrontabile l’impatto dei tre sistemi in analoghe condizioni medie; è quindi ovvio che andando a studiare casi specifici, come potrà essere fatto prossimamente, i risultati ottenuti possono evidenziare scostamenti notevoli in funzione delle mutate condizioni.
«Una delle differenze più rilevanti – ci spiega Ghinassi – fra i tre sistemi esaminati è la vita economica che, per i rotoloni è stata valutata in 15 anni, mentre quella delle manichette è annuale, essendo sostituite stagionalmente. Ne consegue che l’impatto derivante dalla fase di produzione delle macchine per l’aspersione viene ripartito su un orizzonte temporale maggiore».
Fase di produzione e utilizzo
Come si vede dal grafico di fig. 1 l’impatto della fase di produzione delle macchine semoventi (rapportato, lo ricordiamo al metro cubo d’acqua distribuito) risultata nettamente inferiore a quello della manichetta.
Questo è dovuto soprattutto al fatto che l’estensione delle superfici che le macchine sono in grado di irrigare durante la loro vita utile, consente un’allocazione dell’impatto su quantità molto elevate di acqua distribuite. Al contrario le manichette sono sistemi usa e getta che a fine stagione esauriscono la loro funzione e devono essere eliminate e quindi sostituite l’anno seguente con nuove manichette.
Si vede infatti che fatto 100 l’impatto della manichetta da 22 mm, quello del rotolone con irrigatore e boccaglio da 30 mm è addirittura 5.
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