Non accenna a fermarsi la corsa di Bkt. I numeri parlano e, se le previsioni del management del gruppo indiano dovessero essere confermate, potremmo avere di fronte nell’arco di pochi anni il numero uno del segmento pneumatici agricoli-industriali.
Arvind Poddar, presidente e chairman di Bkt, non si nasconde e a Mumbai, casa madre del gruppo indiano, lo sottolinea a chiare lettere: «Il nostro sogno, il nostro vero obiettivo è quello di arrivare alla leadership mondiale del mercato degli pneumatici off-highway».
Di fronte alla stampa di cinque continenti, chiamati in India per l’inaugurazione dello stabilimento di Bhuj nel Gujarat, nel nord-est del Paese – su questo torneremo –, Poddar snocciola le cifre che documentano l’espansione passata, presente e futura del gruppo. «Poco più di un lustro fa avevamo un fatturato di circa 150 milioni di dollari. Ora chiudiamo il 2015 con un giro d’affari di 750 milioni di dollari, con l’obiettivo di raggiungere 1,2 miliardi nel 2017 e, soprattutto, di toccare l’importante traguardo di 2 miliardi di dollari nel 2020».
Volumi realizzati con margini che rimangono molto elevati, con Ebitda sempre superiori al 25% (nel 2015 è stato del 25,8%) e utilhttp://www.terraevita.it/wp-admin/post.php?post=10011450&action=editi netti comunque a due cifre (attorno al 15%). Non è un caso che il valore dell’azione Bkt - Balkrishna Tires alla Borsa di Mumbai è triplicato nell’arco degli ultimi due anni e mezzo.
Per portare Bkt sul tetto del mondo del mercato pneumatici non-automotive, Poddar ha le idee chiare e, dopo aver rimarcato i valori di una società di fatto ancora familiare (Bkt è stata fondata nel 1954 da Mahabirprasad Poddar e, l’erede appare già designato, il figlio di Arvind, Rajiv Poddar), mette in chiaro i punti chiave della strategia di crescita: «Il mercato si è un po’ fermato a livello mondiale, ma tornerà a crescere nel secondo semestre 2016/primo semestre 2017. Bkt lavora per continuare ad espandersi, forte di una gamma prodotto che comprende 230 misure (dai 17,5“ ai 49“, con approdo ai 51” nel 2016 ndr), 7mila dipendenti con un’età media di 37 anni nei 5 stabilimenti e una distribuzione attiva in ormai 130 Paesi. A ciò si aggiunge una produzione che è passata dalle iniziali 10 tonnellate/giorno alle attuali 600, per approdare alle 800 t/giorno realizzabili dal 2017. Per consolidare questi numeri proseguiremo a destinare alla ricerca e sviluppo ogni anni indicativamente il 4% del nostro fatturato».
Nessuna acquisizione
La crescita continuerà a essere interna e su questo Poddar è categorico: «Non abbiamo alcuna intenzione di acquistare altre società del comparto. Al di là del fatto che non pare ci siano grandi opportunità in giro, abbiamo un percorso ben definito, buona qualità e costi di produzione relativamente bassi, in grado di garantirci competitività sul mercato».
E, su questo ragionamento, si inserisce un altro dei punti chiave della strategia Bkt: «Continueremo a produrre solo in India. Quando anche Bhuj sarà a regime, avremo una capacità produttiva tale da poter soddisfare tutte le esigenze e non vediamo la necessità di dover aprire nuovi stabilimenti fuori dal subcontinente».
Logistica strategica
Capitolo Bhuj. Lo stabilimento del Gujarat diventa l’ammiraglia di casa Bkt, forte anche di una logistica più felice, considerata la vicinanza (una settantina di km) con l’importante porta di Mundra.
312 acri (circa 125 ettari) di superficie disponibile, una produzione prevista di 140mila tonnellate metriche all’anno che, insieme ai quantitativi degli altri quattro stabilimenti (Aurangabad, Bhiwadi, Chopanki e Dombivali) portano a 300mila t/anno la capacità produttiva del gruppo indiano. E ancora. A Bhuj, che lavorerà 24 ore al giorno per 360 giorni all’anno, è operativo un anello per la prova pneumatici di circa 10 ettari, nel quale già ora vengono a testare i prodotti le prime dieci case trattoristiche, situato a ridosso del nuovo centro ricerca e sviluppo da 3mila mq, che sarà completato entro il 2016.
A ciò si aggiungono 400 appartamenti per i dipendenti e una white house per gli ospiti, costruite come l’intero sito per resistere a terremoto fino al nono grado della scala Richter.
Insomma, per quello che lo stesso Rajiv ha definito «un sogno che è nato», Bkt non ha lesinato spese. Per il sito di Bhuj sono stati infatti investiti qualcosa come 500 milioni di dollari.
E a chi gli domanda cosa teme Bkt in questo momento, Arvind Poddar risponde serafico: «Credo che, considerato lo scenario, siano gli altri che dovrebbero aver paura di noi».
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