“Lo scorso anno, per garantire un maggior vigore al nostro frumento, per la prima volta abbiamo utilizzato un fertilizzante in presemina, e questo nonostante inizialmente fossi molto diffidente. Nella mia azienda infatti non abbiamo mai effettuato concimazioni in presemina, in quanto non davamo molta importanza a questa “spinta” iniziale da dare alla coltura, solo a gennaio infatti, il cereale veniva concimato con urea e/o nitrato ammonico.
Il fertilizzante Timac che abbiamo utilizzato, oltretutto, è caratterizzato da titoli inferiori rispetto a prodotti analoghi e con costi leggermente più alti in base alle unità fertilizzanti». L’esperienza è quella di Cristina Miranda, imprenditrice agricola materana che gestisce in Agro di Grottole (Mt) un’azienda con una superficie complessiva di 90 ettari coltivati a frumento in rotazione con leguminose (favino, veccia e favino bianco in particolare).
Il fertilizzante utilizzato nell’azienda Miranda è il D-Coder Fosfactyl 3-22. Si tratta di un fertilizzante speciale minerale che contiene la specificità D-Coder con effetto biostimolante sull’apparato radicale – ci spiega Timac –, con un fosforo totalmente disponibile e non soggetto a fenomeni di retrogradazione - nei terreni sub-alcalini/alcalini e subacidi/acidi - e con tutti gli elementi minerali protetti da quei fenomeni di perdita che in genere avvengono nei suoli.
«Grazie alle specificità contenute – afferma Miranda – le unità fertilizzanti, vengono più facilmente assorbite dalle piante, in maniera efficace e continua nel tempo. Utilizzando il D-Coder Fosfactyl 3-22, dunque, anche se il costo della fertilizzazione aumenta, i risultati ripagano con gli interessi la maggior spesa, tanto che la resa del nostro frumento è aumentata. Inoltre abbiamo notato un apparto radicale molto più sviluppato!».
«Fosfactyl 3-22 – continua Miranda – ci è stato consigliato da un tecnico Timac di zona che ci aveva offerto una consulenza gratuita sulle pratiche agronomiche da effettuare in azienda. Abbiamo molto apprezzato la sua competenza e disponibilità ed è per questo che abbiamo anche accettato di provare il fertilizzante. Le motivazioni tecniche ci avevano convito, poi la risposta ci è arrivata dal campo. L’unica perplessità era utilizzare un prodotto con un titolo più basso… Abbiamo poi capito che le unità nutritive erano sufficienti dal momento che venivano tutte utilizzate senza perdite e lisciviazioni, è quindi stato evidente che la differenza era dovuta alla specificità».
«Praticamente – afferma Miranda – con questo fertilizzante è come se la pianta mangiasse un po’ tutti giorni invece di fare un’indigestione per poi digiunare, come avviene con la distribuzione di concimi tradizionali».
Conclude Cristina Miranda, «per la mia esperienza, se da un lato non si può fare a meno di fertilizzanti per un buon nutrimento della pianta, dall’altro solo una scelta mirata può dare delle soddisfazione, evitando una dispersione di costi e di azioni che, dato il periodo storico che attraversa l’agricoltura in Italia, un agricoltore non può permettersi”