Olive, in Sicilia raccolto dimezzato dalla siccità

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    Almeno la qualità delle olive è eccellente e i prezzi dell'olio sono ancora alti a causa della scarsa produzione internazionale del 2023

    L’olivicoltura siciliana si trova ad affrontare una delle annate più difficili della sua storia recente. Le previsioni per la campagna olivicola 2024-2025 parlano di una contrazione significativa della produzione di olive, con una riduzione che supera il 50% rispetto alla stagione precedente.

    Le sfide climatiche e il calo produttivo

    Il clima, da sempre un fattore critico per l’agricoltura mediterranea, ha giocato un ruolo chiave in questa crisi. L’estate 2024 ha registrato la quasi totale assenza di precipitazioni, numerosi picchi termici, ma soprattutto temperature estremamente elevate per periodi prolungati. Un cocktail devastante per l’olivicoltura dell’Isola, soprattutto per quella che si basa sulla cultivar Nocellara del Belìce, destinata prevalentemente al consumo come oliva da mensa.

    Per questa, nell’areale di riferimento che è il triangolo compreso tra Castelvetrano, Campobello di Mazara e Partanna (tutti comuni in provincia di Trapani) si prevede una riduzione del 50% rispetto alla scorsa annata. Tuttavia, la situazione più critica riguarda gli uliveti destinati alla produzione di olio, dove il calo è ancora più marcato, con stime che parlano di un raccolto complessivo di sole 14-16mila tonnellate di olio, rispetto alle 35mila dell’annata precedente.

    Il caldo ha protetto le olive dalla mosca

    A nulla sono valse le sporadiche piogge delle ultime settimane: la siccità che si è protratta nei mesi precedenti ha compromesso la crescita delle olive e il loro mantenimento sulla pianta, con effetti devastanti soprattutto nelle aree non servite dall’irrigazione ovvero in cui, pur essendo presenti le reti irrigue (in molti casi vetuste e inefficienti con perdite idriche vicini al 50%) è stato impossibile immettere l’acqua perché gli invasi di riferimento sono vuoti.

    «Le elevate temperature che sono rimaste a lungo sopra le medie stagionali e la scarsa disponibilità di acqua in luglio e agosto hanno creato una situazione di criticità un po’ ovunque in Sicilia. Le olive hanno avuto problemi di accrescimento e negli uliveti non irrigati si è verificata un’insolita cascola. I forti temporali improvvisi che si sono verificati nelle ultime settimane in maniera non uniforme su tutto il territorio regionale, non sono stati sufficienti a migliorare di molto il quadro generale. Il nostro olio comunque resta imbattibile grazie a una qualità superiore riconosciuta dai consumatori che ci danno fiducia», spiega Gino Provenzano, produttore di Partinico in provincia di Palermo, ricordando che «le alte temperature hanno tenuto a bada la mosca olearia, la maggiore insidia per la qualità dell’olio d’oliva».

    Le aree interne le più colpite

    La situazione delle aree interne del basso ennese e alle falde dell’Etna, appare perfino peggiore. Qui di pioggia se n’è vista pocchissima. In alcune zone non piove da più di un anno. In questi areali si stima un calo produttivo superiore al 60%. L'assenza di acqua ha determinato una forte sofferenza delle piante, con scarsa allegagione e accrescimento limitato dei germogli, compromettendo non solo la produzione dell’annata in corso ma anche quella della campagna successiva.

    Le piante, in risposta agli stress idrici e termici, hanno attivato meccanismi di difesa che si sono tradotti in un’abbondante cascola di frutticini. Le drupe rimaste sugli alberi sono di dimensioni ridotte, raggrinzite e ustionate. In certi areali (come è già accaduto per i cereali), gli agricoltori potrebbero trovarsi costretti a scegliere di non raccogliere le olive. Una scelta che trova giustificazione anche nella difficoltà di reperire manodopera sempre meno disponibile e meno sostenibile economicamente, considerato il ridotto reddito delle imprese.

    L’impatto sulla qualità e il mercato

    Nonostante la crisi produttiva, la qualità dell’olio siciliano continua a mantenere standard elevati. Le olive finora sono prive di punture fertili inferte dalla Bactrocera oleae, e ciò lascia prevedere che l’olio presenterà una qualità davvero alta. Tuttavia, gli agricoltori restano in allerta per possibili attacchi fitosanitari nelle settimane cruciali della raccolta.

    La prevista scarsità della produzione ha già avuto un impatto sui prezzi dell’olio d’oliva. Nella provincia di Palermo, le prime stime per il prezzo dell'olio di quest’anno, indicano un valore di 9 euro al chilo, mentre nella provincia di Trapani si raggiungono i 9,55 euro. Questa impennata dei prezzi però, è bene sottolinearlo, risente ancora della crisi internazionale dell’olivicoltura del 2023.

    La crisi idrica e la necessità di interventi strutturali

    Una delle cause principali della crisi olivicola siciliana è l’assenza di un sistema di gestione delle risorse idriche adeguato. Gli uliveti, in molte aree dell’isola, non dispongono di sistemi di irrigazione efficienti. Ma in tempi di cambiamenti climatici bisogna pensare a superare le tecniche tradizionali come le irrigazione di soccorso: non sono più sufficienti a contrastare i lunghi periodi di siccità.

    Secondo Camillo Pugliesi e Luca Basset, rispettivamente presidente e direttore della Cia Sicilia Occidentale, «la siccità non è più un fenomeno eccezionale, ma una realtà con cui gli agricoltori devono confrontarsi ogni anno. È quindi urgente adottare soluzioni per la gestione delle acque, come la realizzazione di moderni impianti di irrigazione, di laghetti artificiali e pozzi». Servono più che mai, insomma, interventi che permettano di garantire un adeguato approvvigionamento idrico senza però gravare eccessivamente sui costi di produzione.

    Olive, in Sicilia raccolto dimezzato dalla siccità - Ultima modifica: 2024-09-17T17:25:11+02:00 da Simone Martarello

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