Uno sguardo più profondo al mercato per capire dove andare e cosa fare: quali vini, quanti, quali promozioni, dove, quando, come. Sembrerà assurdo in tempi di Internet, banche dati e rivoluzione digitale 3.0, ma in Italia non abbiamo un quadro preciso, completo e aggiornato sulle transazioni del mondo del vino, i consumi, l’export, etc. Ecco allora che l’iniziativa di Unione Italiana Vini - l’Osservatorio del Vino Italiano - arriva come una possibile soluzione a un vuoto di conoscenza durato troppo a lungo. Certo è presto per l’applauso – l’Osservatorio parte con 50 aziende, che però rappresentano il 20% del fatturato del vino italiano – ma la strada è quella giusta.
«L’Osservatorio è uno strumento inedito per modalità di raccolta ed elaborazione di dati, che va a lenire una sofferenza italiana: la mancanza di dati organici», ha dichiarato Paolo Castelletti, segretario generale di UIV, durante la presentazione del progetto al Ministero
L’Osservatorio nasce da una collaborazione, ormai consolidata, tra UIV, Ismea, Sda Bocconi e Nomisma-Wine Monitor. «I dati acquisiti dalle cantine associate – precisa Domenico Zonin, presidente di Uiv – sono generici e anonimi nella lettura pubblica. Le informazioni, precise e riservate, permettono invece di acquisire vantaggi: di marketing, comunicazione e investimento. Permettono anche di erogare fondi in modo più preciso e mirato, mercato per mercato».
«Soprattutto se pensiamo che nel 2016 – ha aggiunto Raffaele Borriello, direttore generale di Ismea –, nonostante la crisi delle economie emergenti, si prevede un anno di crescita per il vino e che anzi partiranno anche 10 miliardi di euro con i nuovi Psr». «Il grande valore di questo progetto – ha ribadito anche Denis Pantini, di Nomisma-Wine Monitor – deriva dalla collaborazione delle imprese».
In ripresa il “fuori casa”
C’è anche una seconda novità: la raccolta strutturata, per la prima volta, di dati statistici sui consumi nell’on-trade (bar, enoteche, ristoranti, etc). Le prime attività di ricerca riportano che il 64% del consumo di vino è domestico, soprattutto durante i pasti (72%). Il dato sulle vendite di vino nel “fuori-casa” (Horeca, il 38% delle vendite totali in Italia) risulta in crescita nel terzo trimestre 2015: +3,1% in volumi e + 2,3% in valore, contro una tendenza negativa per il canale off-trade (Gdo in primis, che rappresenta il 64% delle vendite totali) che sacrifica il -3,9% in volume per mantenere un +0,9% in valore.
Il comparto vitivinicolo rappresenta un punto di forza del patrimonio agroalimentare italiano, come conferma l’andamento positivo della vendemmia 2015, con la produzione complessiva che ha superato i 49 milioni di ettolitri. L’obiettivo dei 5,5 miliardi di export in valore a fine anno si rivela sempre più vicino.
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