Nel 2015 l’agricoltura è stato il settore che ha fatto registrare il più alto valore di crescita di valore aggiunto, con un +3,8% certificato dall’Istat. Abbiamo toccato la quota record di 36,8 miliardi di euro di export agroalimentare e ci sono 20mila ragazzi in più che lavorano in agricoltura. Sono numeri che danno il segno della forza di un comparto strategico della nostra economia e che, anche grazie all’occasione di Expo Milano 2015, è tornato ad essere centrale.
Dati positivi che però ci dicono che c’è tanto lavoro ancora da fare, soprattutto su alcuni settori che stanno soffrendo crisi strutturali sulle quali non si è mai intervenuti con decisione.
Penso al comparto lattiero caseario, che dopo l’uscita dal regime trentennale delle quote latte, affronta una difficile situazione di mercato. Penso all’ortofrutta, sempre più esposta alla fluttuazione dei prezzi a livello internazionale. Sono nodi sui quali stiamo concentrando le nostre azioni, perché dal rafforzamento di queste filiere passa il nostro futuro agroalimentare.
Per vincere la sfida una voce cruciale è quella del credito. In questi ultimi 12 mesi abbiamo lavorato per innovare anche sotto questo profilo, trovando attenzione dai principali gruppi bancari del Paese. Non è un caso che oggi Intesa Sanpaolo e Unicredit abbiano destinato 6 miliardi ciascuna per i prossimi tre anni per il sostegno degli investimenti delle piccole e medie imprese agroalimentari italiane. 12 miliardi di euro che rappresentano un potenziale forte per accelerare sul fronte della crescita sostenibile, sul rinnovamento generazionale e sulla frontiera organizzativa e digitale. Gli accordi che come ministero delle Politiche agricole abbiamo siglato con i due gruppi bancari segnano anche la rinascita di un credito specializzato per l’agricoltura.
Un rapporto nuovo tra impresa e banca, fatto anche di formazione e di specializzazione. Possiamo puntare sul valore aggiunto che si ha quando chi valuta i progetti è in grado di leggere con più strumenti il business plan agricolo, considerandone peculiarità e tempistiche. Per sbloccare il potenziale di crescita del comparto serve quindi il supporto di banche in grado di finanziare le idee di sviluppo migliori.
Un altro segnale importante è arrivato dall’Abi e con l’accordo fatto per la moratoria di 30 mesi dei mutui degli allevatori. Un passo concreto che potenzia l’intervento che abbiamo stabilito con il Fondo latte da 50 milioni di euro e che ci auguriamo possa essere ulteriormente migliorato dai singoli istituti bancari.
Come Governo poi stiamo lavorando per un’Ismea più forte, in grado di essere sempre più un punto di riferimento per le esigenze delle aziende agricole. L’accorpamento con la finanziaria Isa non ha avuto solo l’obiettivo di razionalizzare la spesa, ma di esaltare il ruolo di Ismea con più strumenti a disposizione. Il primo segno del nuovo corso è il Piano giovani che gestiamo proprio con Ismea: 160 milioni a sostegno del ricambio generazionale su tre assi di lavoro: 80 milioni per i mutui a tasso zero di Campolibero, 60 milioni per l’insediamento di giovani alla guida di aziende, 20 milioni per il fondo start up con l’obiettivo di favorire l’innovazione.
Abbiamo stabilito, infine, un taglio del 25% della pressione tributaria, con la cancellazione dell’Irap e dell’Imu sui terreni delle aziende agricole e vogliamo capitalizzare il lavoro di sistema fatto a Expo sui rapporti di filiera con un riferimento amministrativo unico: il nuovo ministero dell’Agroalimentare. Il 2016 può essere l’anno giusto per accelerare ancora. Noi saremo al fianco delle imprese.
Maurizio Martina
Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali