Sono passati pochi giorni dalla sua elezione a presidente di Federchimica-Agrofarma e per Alberto Ancora scatta già il “battesimo del fuoco”.
Quello del glifosate è il fronte più caldo del momento: entro la fine dell’anno la Commissione europea deve sciogliere il nodo del rinnovo dell’autorizzazione per quello che è l’erbicida più utilizzato in ambito agricolo e anche civile. Una partita che andrebbe affrontata con rigore scientifico e che invece è inquinata da ogni sorta di illazione e fake news.
Una sistematica controinformazione che non è confinata nell’ambito dei blog e dei social media, ma che contagia stampa e televisioni nazionali. Così, nel corso di una recente puntata di Fuori Tg (rubrica del Tg3), Ancora ha risposto con pacata risolutezza al fuoco di domande e insinuazioni di chi punta a raccogliere ogni piccola occasione per mettere sotto accusa le scelte dei produttori agricoli e l’intera agrochimica. Ha ricordato la necessità di saper distinguere tra rischio e pericolo di esposizione, ha messo in evidenza i pareri positivi espressi da Oms (organizzazione mondiale della sanità) e da authority europee come Echa e Efsa che ne hanno escluso qualsiasi rischio di cancerogenicità per la popolazione. Soprattutto ha testimoniato l’indispensabilità degli agrofarmaci: fungicidi, insetticidi e, per l’appunto, diserbanti, richiamando la memoria di un’epoca, non troppo lontana, in cui la monda manuale era l’unica soluzione per il diserbo delle colture.
Un passato di miseria e di sopraffazione che non dovrebbe tornare. Un intervento che il neo presidente di Agrofarma ha concluso seminando fiducia e ringraziando per l’occasione di contraddittorio offerta.
La normativa più impattante
Terra e Vita ha incontrato Alberto Ancora all’indomani della trasmissione Rai.
Sarà quindi la ricerca del dialogo la cifra che caratterizzerà il suo mandato?
«Agrofarma – risponde il neopresidente – è da sempre aperta al dialogo e alla collaborazione con le istituzioni, con le associazioni dei produttori e con l’intera società. Siamo testimoni del ruolo positivo dell’agrochimica nel miglioramento della sostenibilità in agricoltura e dobbiamo rafforzare il nostro sforzo di comunicazione in tutti gli ambiti in cui prevale un approccio scientifico e non ideologico, per difendere il progresso del settore e ragionare sull’evoluzione della filiera. Quello degli agrofarmaci è un comparto votato all’innovazione e caratterizzato da un complesso regolatorio molto impattante. I nostri obiettivi coincidono con quelli degli imprenditori agricoli, ma la necessità di tutelare la sostenibilità economica della produzione primaria è una priorità poco avvertita nel nostro Paese.
Invece che inseguire le azioni dei vari gruppi di pressione, occorrerebbe preoccuparsi di tutelare la sostenibilità e l’efficienza dei nostri modelli agricoli. L’industria deve avere voce sui diversi tavoli che si occupano di difesa delle colture: possiamo dare un contributo di chiarezza anche dove vengono stabiliti protocolli e disciplinari di produzione eccessivamente limitanti».
Pan, ambizioni e risultati
Eppure l’Europa sembra aver fatto le proprie scelte: i mandati di chi l’ha preceduta al vertice dell’associazione hanno affrontato l’impatto di una riforma della normativa fitosanitaria europea che ha portato a un forte ridimensionamento degli agrofarmaci registrati e anche la partita del piano di azione per l’uso sostenibile degli agrofarmaci sembra giunta ormai al termine.
«In realtà sono ancora aperte questioni che possono essere decisive per il settore, sia sul fronte regolatorio (si veda riquadro) che su quello degli usi sostenibili. Il Pan non è concluso. Alcuni capitoli, come quello che riguarda il perimetro dei prodotti destinati all’hobbystica, sono ancora da definire con chiarezza. Il nostro Paese deve poi raccogliere e trasmettere a Bruxelles i dati che testimoniano la bontà delle azioni intraprese in termini di razionalizzazione degli impieghi. Può essere l’ultima occasione per dare un senso a un intervento normativo che è andato a coprire la fase di utilizzo degli agrofarmaci, l’unica che era rimasta in qualche modo scoperta. Per gli agricoltori ciò ha significato un aumento degli oneri e della burocrazia, occorre premiare questi sforzi. Possiamo collaborare per far sì che il primo bilancio nazionale del Pan possa essere una degna conclusione di un processo condiviso d’innovazione nell’ambito della difesa. Il biglietto da visita per testimoniare quello che i dati analitici sulla salubrità dei nostri prodotti testimoniano già: l’agricoltura italiana si basa su un modello virtuoso che ha fatto della produzione integrata il proprio paradigma. La sostenibilità è nel Dna dei nostri produttori».
Leadership nella ricerca
Sforzi comuni che non vengono percepiti, come si migliora l’immagine dell’agricoltura e dell’agrochimica in Italia?
«Serve un impegno costante nella formazione e nell’informazione. Le imprese che aderiscono ad Agrofarma realizzano il 95% del fatturato italiano del comparto, circa 978 milioni di euro, pari al’1,9% del fatturato globale della chimica in Italia. Si tratta di un settore dinamico che crea occupazione e occasioni di sviluppo. Investiamo ogni anno più di 50 milioni nella ricerca (in media il 6% del fatturato) e gli addetti impegnati nell’attività di ricerca rappresentano circa il 12% del totale di quelli del settore. L’innovazione è la chiave per raggiungere l’obiettivo di un’intensificazione sostenibile dell’agricoltura. L’unica strada che consenta di coniugare la necessità di soddisfare la crescente domanda di cibo di una popolazione mondiale in continuo aumento con quella di una riduzione dell’impatto ambientale della produzione. Siamo sensibili alle sfide aperte dalle nuove tecnologie e dalla ricerca di soluzioni alternative e le nostre imprese investono attivamente nei settori del digital farming e dei Bca (gli agenti di biocontrollo) ma siamo consapevoli che oggi la ricerca di nuovi formulati e di nuove molecole efficaci e originali, caratterizzate da un profilo ecotossicologico sempre più sicuro, è l’unica chiave che permette di risolvere problematiche come la continua diffusione di organismi dannosi alieni e il rischio di sviluppo di resistenza Non esiste altro settore che può vantare questo impegno nella ricerca, nemmeno quello del digitale e dell’Information technology. Non dobbiamo smettere di comunicare questa nostra leadership».
L’utilità dei diserbanti è fuori discussione.
«Come quella di tutti gli agrofarmaci: servono per “curare” le colture, assicurare livelli adeguati di produttività e di redditività per gli agricoltori, assolvere alle crescenti esigenze di sicurezza degli approvvigionamenti alimentari e di salubrità degli alimenti».