Dopo il via libera della Commissione Esteri, l’aula del Senato dovrà esprimersi sul Ceta, l’accordo di libero scambio tra Ue e Canada che sta dividendo forze politiche, organizzazioni produttive, esperti e opinione pubblica. Per quanto riguarda la filiera agroalimentare il Ceta è uno strumento che favorisce lo sviluppo e tutela le eccellenze italiane, oppure un regalo alle multinazionali e un pericolo per l’ambiente e la salute pubblica?
Dopo le ultime manifestazioni di protesta di fronte il Parlamento, Terra e Vita ha sentito direttamente i protagonisti, i pro e i contro.
Il Ceta, è duramente contestato da una parte dell’opposizione, da Coldiretti e da diversi rappresentanti della filiera. Quali sono i vantaggi del Ceta, perché deve essere sostenuto a suo giudizio?
L’obiettivo del Ceta - sottolinea Giuseppe Castiglione, sottosegretario del Ministero delle Politiche agricole e forestali - è quello di eliminare dazi e barriere e sostenere lo sviluppo stimolando crescita, competitività, esportazioni e aprendo nuove opportunità di investimenti. Le regole sono chiare e trasparenti. Il Ceta è il modello più avanzato di rapporto commerciale mai fatto finora anche perché, a fronte della liberalizzazione di gran parte delle produzioni agricole, ci sono disposizioni vincolanti sul mantenimento di elevati standard ambientali.
Come risponde a chi sostiene che il Ceta è un regalo alla grande industria ai danni di piccoli e medi produttori. È vero che alle grandi multinazionali basterà trasferire la propria sede in Canada per aggirare le norme a tutela del Made in Italy?
Non è affatto vero e non vedo come tutto ciò possa avvenire. Di fatto il Canada garantirà una tutela paragonabile a quella che esiste all’interno dell’Ue. Il Ceta, al contrario, rappresenterà un reale vantaggio economico per le piccole e medie imprese italiane che avranno maggiori opportunità di sviluppo e un importante mercato dove esportare. Il saldo commerciale con il Canada, già positivo per 280 milioni, avrà un’importante accelerazione una volta approvato il trattato.
Con il Ceta le indicazioni geografiche tipiche, le eccellenze Italiane saranno maggiormente tutelate oppure si aprirà la strada alla contraffazione dei marchi all’insegna dell’Italian sounding?
In Canada attualmente non c’è tutela delle indicazioni geografiche ma solo dei marchi commerciali. Dunque finora non avevamo alcuna difesa. Ora si è fatto un importante passo in avanti. Nella lista Dop e Igp ci sono 41 eccellenze italiane. Significa che siamo passati da zero a 41. Poi, successivamente, sarà ulteriormente allargata la tutela ad altre eccellenze della nostra penisola.
Dunque non c’è il rischio che possa essere liberalizzata la vendita dei prodotti “fintamente italiani”?
Ma di cosa stiamo parlando, sono accuse strumentali, parlano i numeri.
Per quanto riguarda la diffusione degli Ogm, con l’introduzione del Ceta ci sono rischi per la Salute e l’Ambiente?
Non capisco da dove arrivi questa preoccupazione. Le norme che vigono in Ue varranno anche per i rapporti con il Canada. Il Ceta non prevede che possano derogate le regole a tutela dei cittadini, il principio di precauzione non viene toccato. Abbiamo regole su tracciabilità, qualità e sicurezza molto stringenti e tali resteranno.
Qual è il messaggio che il suo Ministero rivolge ai lettori di “Terra e Vita” tra i quali ci sono decine di migliaia di agricoltori e allevatori?
Ai vostri lettori dico che questo governo ha fatto tanto. Ha lavorato per sostenere il reddito di imprese e lavoratori agricoli, ha semplificato, ha diminuito la pressione fiscale agendo su Irap e abolizione dell’Imu sui terreni. Ha fatto già un lavoro enorme per tutelare le nostre produzioni tipiche, ma ora abbiamo la necessità di rendere la filiera più competitiva e più moderna. Il mondo sta cambiando e non possiamo arroccarci sul passato. Il tutto naturalmente preservando qualità e sicurezza. E per questo obiettivo il Ceta è fondamentale.
Il 5 luglio a Montecitorio, in molti tra cui Coldiretti, hanno manifestato contro il Ceta. Ora l’approvazione potrebbe slittare?
Non credo, il Ceta in Parlamento è stato ampiamente approfondito. Siamo sempre disponibili al confronto purché sia costruttivo. Se il tema è dare informazioni più complete e possibili all’opinione pubblica c’è tutta la disponibilità del governo, se invece andiamo avanti a slogan allora no. Dobbiamo pensare alla competitività del paese che deve andare avanti.