Le dolci promesse della nocciola convincono gli agricoltori umbri. Riparte infatti dall’alta valle del Tevere l’esperienza della regione con la filiera corilicola.
«Dai nostri calcoli – stima Fabio Rossi di Confagricoltura Umbria – ci aspettiamo Plv che superino di dieci volte quelle realizzabili con i cereali e le altre colture erbacee». Assieme a Confagricoltura Umbria e a Ferrero HCo, la nostra casa editrice ha organizzato nel corso della 50° edizione di AgriUmbria l’evento che ha fatto da lancio al “Progetto Nocciola Italia. Un futuro da coltivare. Insieme.”.
Davanti a una platea di oltre 400 persone Fabio Piretta di Ferrero Hco ha spiegato i punti di forza di un progetto che fa leva su 5 pilastri:
- qualità vivaistica;
- qualificazione dei terreni attraverso la realizzazione di carte di vocazionalità;
- accordo di filiera con impegno al riacquisto nel lungo periodo;
- tracciabilità e sostenibilità;
- formazione professionale, anche attraverso le pubblicazioni e i testi di Edagricole.
Un progetto che punta ad aumentare la superficie italiana dagli attuali 70mila ettari a circa 90mila entro cinque anni. Anche in Umbria la crisi di alcune filiere chiave spinge i produttori agricoli alla ricerca di alternative in grado di garantire una sostenibilità economica di lungo periodo. «L’esperienza secolare – testimonia Rossi – con il tabacco testimonia la propensione dei nostri produttori a fare impresa e la capacità di ragionare in termini di filiera. Siamo pronti ad accettare la sfida del progetto di Ferrero Hco».
Il Progetto Nocciola Italia si rivolge a realtà aggregate in grado di assicurare 500 ettari entro 5 anni. Tutti gli interessati possono consultare il sito http://www.progettonocciolaitalia.it/ e mandare una mail a info@progettonocciolaitalia.it . In questo caso il portale può fungere da incubatore di aggregazioni informando gli agricoltori dei progetti di filiera che stanno nascendo nelle diverse regioni italiane.
«La nostra esperienza di aggregazione di lungo periodo – afferma Domenico Brugnoni, amministratore delegato del Gruppo Fat (Fattoria autonoma tabacchi) – può essere un’ottima base di partenza per un progetto di valorizzazione che faccia leva sulla trasparenza, sulla tracciabilità e sulla condivisione dell buone pratiche agricole».
«La nostra Regione – assicura Fernanda Cecchini, assessore regionale all’agricoltura –, grazie alla presenza di aree vocate e di produttori motivati, può costituire l’esempio di come si possa fare coincidere la doppia esigenza di reddito certo da parte degli agricoltori e di adeguata massa critica da parte dell’industria».
Tra i punti di forza originali dell’accordo di filiera:
- la lunga durata (l’accordo ha valenza fino al 2037);
- il rispetto della libera iniziativa con l’impegno a ritirare il 75% della produzione, lasciando il 25% al libero mercato;
- il meccanismo di costruzione del prezzo d’acquisto che tiene conto per il 75% delle condizioni strutturali della produzione italiana (più markup e premialità) e solo per il 25% del’andamento del mercato internazionale;
- la presenza di un prezzo minimo garantito.