Finanziamenti e accesso al credito sono due temi strategici per la pianificazione delle aziende agricole. E in epoca di pandemia risultano ancora più centrali e urgenti per garantire, anche all'agricoltore anche biologico e biodinamico, le forze per dare una svolta all'attuale situazione.
Le aziende biologiche pur rappresentando solo il 3% del totale, si stanno dimostrando particolarmente dinamiche e proiettate agli investimenti e al mercato tanto è che le loro richieste di finanziamenti attraverso i canali Ismea, negli ultimi 12 anni hanno rappresentato il 18,3% del totale.
Il dato è stato riportato da Giorgio Venceslai di Ismea (Direzione servizi per le imprese) nel corso del secondo webinar organizzato da B/Open (nuova rassegna del bio food & natural self-care) che si terrà a Verona il 23 e 24 novembre.
Nell’occasione Paolo Torrelli del Ministero delle Politiche agricole ha ricordato che il biologico italiano ha già le carte in regola per rispettate gli obiettivi previsti per il 2030 dal Green Deal ma che c’è bisogno di un sostegno mirato che si dovrà esplicare attraverso azioni e politiche dedicate.
Un dialogo difficile
Sia pure in presenza di risorse e di grandi idee che confermano la capacità imprenditoriale del mondo del biologico, non sempre si riesce a innescare un dialogo fra istituti di credito e agricoltori che talora parlano lingue diverse.
«Bisogna imparare a dialogare con le banche – ha detto Franco Mendo di Banca Etica (Dipartimento reti e canali di relazione Italia). Per quanto ci riguarda e per le nostre finalità siamo particolarmente disponibili a dialogare con il comparto biologico, molto vicino agli obiettivi di sostenibilità, economica circolare e attenzione all’ambiente che anche noi sosteniamo».
Due grossi handicap
Ma non è solo questione di linguaggio perché anche la burocrazia pone grossi ostacoli tanto che spesso impedisce agli agricoltori di pianificare. Come ha ricordato Giuseppe Romano dell’ufficio di presidenza dell’Aiab il 30% delle aziende bio, intervistate nel corso di un’indagine condotta da Firab (Fondazione italiana per la ricerca in agricoltura biologica), ha evidenziato che l’accesso al credito e la liquidità rappresentano due grossi handicap.
«In questa ottica – ha detto Romano – Un processo di sburocratizzazione risulta determinante anche per spostare i costi inutili su investimenti produttivi». Romano ha accennato anche ai problemi di riscossione della Pac, specie per quanto riguarda il secondo pilastro, importante per il bio, che non è andato in anticipo.
Il problema logistica
Antonio Sposicchi direttore di Anabio (Cia) ha ricordato invece che le reti e la cooperazione rappresentano uno strumento chiave per superare l’altra criticità che assilla gli agricoltori assieme alla burocrazia ossia la logistica «che spesso non consente alle imprese agricole del biologico di guardare oltre l'orizzonte dei mercati locali e a km 0, dimenticando magari anche importanti opportunità come le vendite online».
Una cosa che non bisogna assolutamente fare è considerare il prodotto biologico come qualcosa di diverso. «Quando si parla di finanziamenti all’agricoltura si deve intendere tutto il mondo agricolo, bio compreso – ha detto Francesco Giardina di Anagribios (Coldiretti) -. E in questo contesto servono riforme urgenti per le quali non devono necessariamente essere impegnati dei soldi. Servono infatti anche interventi normativi, processi di semplificazione e una visione più aperta che permetta di crescere ulteriormente per rispondere a una domanda in continuo aumento da parte dei consumatori ».
Investimenti più snelli
Come si sa l’azienda agricola biologica porta un valore aggiunto all'investimento «e il biologico – come suggerisce Roberta Martin di Confagricoltura – potrebbe guidare la ripresa post covid grazie alla sicurezza che garantisce».
Ha concluso i lavori Matteo Bartolini, vicepresidente di Federbio.
«Il bio è dinamico e reattivo – ha detto Bartolini – ma sugli strumenti finanziari c’è da lavorare. Una volta intrapresi, infatti, spesso ci si blocca su piccoli cavilli e sull’incapacità di comunicare con chi eroga il finanziamento.
Per accelerare le erogazioni serve dunque una forte sburocratizzazione. Qualcosa è stato fatto ma bisogna impegnarsi ulteriormente. I mezzi tecnologici non mancano (spid, firma digitale, pec…) ma dobbiamo essere messi nelle condizioni di utilizzarli agevolmente.
Per il raggiungimento degli obiettivi del Green Deal servono investimenti e questi, nel biologico, sono particolarmente importanti. Quindi, solo se saremo messi nelle condizioni di effettuarli, gli obiettivi individuati potranno essere raggiunti».