«Via libera al progetto definitivo per completare, dopo vent'anni, la più grande incompiuta del sistema idrico siciliano: la diga di Pietrarossa, a cavallo delle province di Catania ed Enna». Ad annunciarlo è il presidente della Regione Nello Musumeci, che nei giorni scorsi ha dato il proprio assenso alla proposta pervenuta dal commissario straordinario Ornella Segnalini, nominata dal presidente del Consiglio dei ministri per gli interventi di completamento dell’infrastruttura. Il relativo decreto di approvazione, a firma della Segnalini e del Rup Salvatore Stagno, è stato già pubblicato.
L'iter riavviato dal governo Musumeci, all’inizio della legislatura, entra così nel vivo. A realizzare la progettazione è stato il Raggruppamento temporanei di imprese che fa capo alla Hmr Srl di Padova, che si era aggiudicata la gara indetta dal dipartimento regionale dell’Acqua e dei rifiuti.
Opera strategica per l'agricoltura della Piana di Catania
La diga è da considerarsi strategica in quanto fa parte di un più ampio sistema di opere idriche, costituito dal serbatoio Don Sturzo - già Ogliastro - sul fiume Gornalunga e dalla traversa sul fiume Dittaino. Tali opere sono finalizzate all’irrigazione delle vaste aree ricadenti ai margini nella Piana di Catania e interessanti la zona di sinistra del fiume Dittaino, le valli dei fiumi Margherito e Gornalunga e la fascia a nord degli abitati di Mineo, Palagonia, Scordia, Francofonte e Lentini.
«Un altro passo avanti – afferma il presidente Musumeci – per mettere fine ai disagi con i quali gli agricoltori della Piana sono stati costretti a convivere da decenni. Sarà un’opera imponente che, da un lato, contribuirà a soddisfare le esigenze irrigue della zona, dall’altro non resterà un’eterna incompiuta, con un incredibile spreco di denaro».
Consentirà di accumulare 35 milioni di metri cubi d'acqua
La diga, una volta ultimata, incrementerà di circa 35 milioni di metri cubi i volumi idrici accumulabili negli invasi siciliani. L’opera riuscirà a salvaguardare le riserve della “Don Sturzo” e garantirà acqua a diciassettemila ettari di terreni, più del doppio di quelli attualmente raggiunti.
La posa della prima pietra risale al 1989, i lavori furono bloccati nel 1997 quando mancava solo una minima parte da ultimare (il 5%). Dopo oltre vent'anni è stata la Regione a riavviare l’iter, firmando nel 2019 un accordo col ministero delle Infrastrutture per rendere finalmente operativa la struttura. Il completamento verrà eseguito utilizzando le risorse del Pnrr.