Da quattrocento a settecento euro per ettaro. A tanto ammontano, secondo il Consorzio di Bonifica, i ruoli da riscuotere presso le aziende agricole del Catanese che - sulla carta - dovrebbero fruire del servizio irriguo. Crediti che secondo gli agricoltori sono tutti da rivedere perché spesso riferiti a servizi inesistenti, e in ogni caso sono frutto di calcoli effettuati solo per garantire il pareggio di bilancio del consorzio di bonifica. Costi che, tra l’altro, si riferiscono ad anni di aumenti spropositati rispetto ai servizi resi.
Le ultime cartelle emesse dall’Agenzia della Riscossione per conto del Consorzio di bonifica della Sicilia orientale - in cui, tra gli altri, in seguito a una delle ultime riforme della legge regionale, è confluito anche quello di Catania -, rappresenta l’ennesima tegola sulla testa di centinaia di imprenditori agricoli aderenti a Cia Sicilia Orientale e a Confagricoltura.
Disposti a tutto pur di non pagare
Nei giorni scorsi i produttori si sono riuniti in assemblea a Catania per annunciare una mobilitazione popolare. Al grido di allarme, si è unito anche il Consorzio Arancia Rossa di Sicilia Igp che ha ospitato la conferenza stampa durante la quale i rappresentanti di categoria hanno annunciato azioni dure e immediate. «Intervenga subito la Regione: blocchi l’emissione dei ruoli, costituisca un tavolo di confronto da convocare immediatamente e valuti la nostra proposta di utilizzare parte delle misure anti-Covid per alleviare ed esonerare dal peso dei ruoli consortili le aziende agricole», ha esordito Francesco Favata, presidente Cia Sicilia Orientale. «È inaccettabile andare avanti così: costi esorbitanti a fronte di servizi inesistenti», ha aggiunto Giosuè Arcoria di Confagricoltura.
Di situazione drammatica ha parlato anche Gerardo Diana, presidente del Consorzio Arancia Rossa di Sicilia Igp: «Un’agricoltura moderna e di qualità ha bisogno di acqua subito. Non possiamo più aspettare né l’acqua, né le risposte che non arrivano, e pagare colpe non nostre».
Pronto il documento da inviare all’assessore regionale al ramo, Toni Scilla. «Governo e Ars navigano ancora in ritardi clamorosi rispetto alla riforma dei Consorzi di Bonifica – ha sottolineato Favata – lasciando le stesse strutture consortili annegare nei vecchi problemi di sempre». Il riferimento è alla gestione commissariale che dura da trent’anni e all’enorme mole dei debiti che si è accumulata nel corso degli ultimi decenni.
«Migliaia di imprese rischiano il collasso», ha denunciato Arcoria. È, appunto, di questi giorni l’invio da parte dei Consorzi di Bonifica dei ruoli consortili riferiti alla imminente stagione irrigua a cui si sono aggiunte le cartelle dell’Agenzia delle Entrate relative ai ruoli del 2020 a cui seguiranno a breve quelle del 2021. Gli agricoltori sono preoccupati. Ritengono, infatti, che la morosità nei confronti degli enti di bonifica possa riverberarsi sul rating creditizio delle aziende, peggiorando il rapporto con le banche e sulla loro “affidabilità” che serve nella gestione di corrette interazioni con gli enti pubblici, a cominciare da Agea.
La gestione dei consorzi torni agli agricoltori
E poi c’è la beffa: ci sono ampie fasce di territorio che nel 2021 non hanno avuto alcun beneficio irriguo, anche se alle aziende agricole è stato comunque chiesto di pagare ruoli per servizi mai resi.
Gli agricoltori chiedono una strategia politica che metta fine ad una pagina oscura della bonifica in Sicilia. «La gestione deve tornare agli agricoltori», hanno invocato i numerosi produttori presenti all’incontro. E in proposito hanno le idee chiare: serve la manutenzione che renda efficienti le reti di distribuzione, superando vecchi e dispendiosi sistemi di distribuzioni in alcune aree; va assicurata la messa in sicurezza degli invasi e l’individuazione di una pianta organica di bacino che garantisca i reali bisogni delle imprese; vanno redatti i piani di classifica necessari al riparto dei contributi, individuando i diversi tipi di intervento per l’utenza agricola ed extra agricola, affinché si paghi quanto dovuto e in virtù dei benefici ricevuti.
Ma se tutto questo non è stato fatto negli ultimi trent’anni, un motivo ci sarà. Di sicuro, dicono gli agricoltori, ogni ritardo nel processo di normalizzazione della bonifica siciliana rischia di vanificare tutti gli investimenti per migliorare la competitività delle aziende e la qualità della produzione.