Bioeconomia, l’agroalimentare italiano pesa per oltre il 60%

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Forte spinta alle innovazioni e alla sostenibilità. L’analisi del decimo rapporto sul settore

Nel 2023 l’insieme delle attività connesse alla bioeconomia in Italia hanno generato un valore della produzione pari a 437,5 miliardi di euro (9,3 miliardi in più rispetto al 2022) occupando circa due milioni di persone. In questo scenario di crescita, la filiera agro-alimentare riveste un ruolo chiave, pesando circa il 63%. Lo Stivale è davanti a Germania (61%) e poco dietro a Spagna e Francia (76%). A caratterizzare l’impulso italiano, una maggiore sostenibilità e innovazione dei processi. A renderlo noto, il decimo rapporto sul settore: “La bioeconomia in Europa”, presentato a Ravenna e redatto dal dipartimento di ricerca di Intesa Sanpaolo, in collaborazione con il Cluster spring e Assobiotec – Federchimica.

Innovazione, l’Italia è la più forte in Europa

La tecnologia rappresenta un fattore fondamentale: le imprese italiane dell’alimentare, nettamente più piccole rispetto ai concorrenti europei, spiccano per la quota elevata di innovazioni di prodotto (20% contro una media Ue27 del 12%) e di processo, dove l’Italia (36%) stacca i principali competitors di oltre 15 punti percentuali.

biotecnologieBiotecncologie, Italia settimo brevettatore al mondo...

Rilevante è anche l’attività brevettuale dedicata alla filiera agro-alimentare: il nostro Paese figura come settimo brevettatore a livello mondiale, con una quota e un grado di specializzazione in netto rafforzamento negli ultimi anni, grazie alla presenza di un sistema innovativo ampio e diversificato che include imprese di altri settori, come la meccanica (la principale origine delle domande di brevetto afferenti al tema alimentare con 45% di domande e 32% degli assegnatari) ma anche la farmaceutica e la chimica.

...e terzo esportatore

Inoltre, siamo il terzo paese esportatore al mondo nel complesso delle tecnologie per l’agrifood e ristorazione, con una quota del 12% e primati assoluti in numerosi prodotti. Siamo i primi esportatori al mondo di distributori automatici con oltre il 30% dell’export mondiale, così come di macchine per la lavorazione della frutta (23%) e macchine per la pasta e prodotti da forno (20%). Siamo secondi nelle macchine per il packaging (con una quota del 23%), nelle macchine per l’industria alimentare (16%) e per l’industria dolciaria (12%).

Forte attenzione alla sostenibilità

Le imprese italiane dell’alimentare spiccano anche, nel confronto con le imprese tedesche, francesi spagnole, per l’attenzione rivolta alle innovazioni per la sostenibilità: riduzione dei consumi di materiali e idrici (20%), recupero di scarti e di acqua (circa il 21%), sostituzione di materiali inquinanti o pericolosi (25%) e riduzione dell’inquinamento dell’aria, dell’acqua, del suolo o acustico (20,8%).

Bioeconomia, l’agroalimentare italiano pesa per oltre il 60% - Ultima modifica: 2024-06-20T15:19:34+02:00 da Simone Martarello

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