Energia e territorio: l’efficienza dell’economia circolare

economia circolare
Emanuele Fontana, responsabile marketing agri agro di Crédit Agricole Italia
Nell'editoriale di Terra e Vita 27/2024 Emanuele Fontana spiega come capitale, lavoro e terra possano chiudere il cerchio dell'economia circolare con benefici per tutti

L’antropocene, intesa come era geologica totalmente dominata dall’uomo, non deve essere letto come la fine della bontà di quest’ultimo, posto che sia mai stato buono. Non serve autoaccusarci di essere cattivi con la natura. Siamo mammiferi che si adattano all’ambiente, anche se negli ultimi duecento anni abbiamo inciso su di esso, soprattutto in termini di emissioni di CO2, quindi proviamo a recuperare.

Pur non vivendo tutti di economia, è pur vero che i Paesi che si sono consegnati all’economia, perlomeno tutta l’Europa e gran parte di altre nazioni dove c’è un welfare che deve essere alimentato e sostenuto, optano per un intervento di recupero della carenza ambientale e climatica centrato sulla circolarità, il riuso, ma soprattutto l’ottimizzazione delle risorse. Capitale e lavoro hanno dominato l’ultimo secolo di sviluppo economico. Hanno alimentato uno modello dove il profitto e la rendita hanno ingigantito il patrimonio, di pochi, redistribuendo solo in parte la ricchezza.

Anteprima di Terra e Vita 27/2024

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Il fattore terra è stato relegato ad asset patrimoniali, indipendentemente dalla sua conservazione in piena efficienza rigenerativa. Riutilizzare e ridurre lo spreco, come ottimizzare i fattori produttivi, rideterminando uno schema tripartito con capitale, lavoro ma anche terra, consente di imbastire la strategia per andare a cercare di sanare i gap relativi a quanto provocato con la stessa economia.

Si utilizza quindi l’economia circolare, capace di ottimizzare i fattori, usando, riusando e limitando sprechi e inutili, sempre economicamente parlando, processi di produzione basati su nuove risorse attinte da un bacino limitato.

A Schiavon, in provincia di Padova, si produce biometano per autotrazione per le esigenze di un mercato che sta facendo i conti con la sostenibilità duratura. Un centinaio di agricoltori coltivano erba medica, mais, cereali, per alimentare stalle dentro le quali vacche di razza frisona producono latte, mentre suini e polli carne da macello. Tutti producono cibo, elemento essenziale per un mercato di quasi dieci miliardi di persone. In agricoltura infatti ci si basa sulla produzione, prima che sulla collocazione del prodotto sul mercato. Tutta la produzione è assorbita, il vero target diverta semmai un tema di volume.

La produzione di cibo genera scarti. Le deiezioni animali, la pollina, sono scarti dai quali è possibile generare valore. La dieta dei due impianti di produzione di biometano di Schiavon è basata al 100% su deiezioni. La materia prima trattata e lavorata sul posto, con un sistema di miscelatura che consente di avere il carburante per alimentare i digestori. Con degradazione chimica organica, le deiezioni generano gas che viene liquefatto e reso disponibile per l’autotrazione: circa 20 tonnellate al giorno, conferite per il 90% all’estero con tanto di premio aggiuntivo sul prezzo base.

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Tuttavia, anche i digestori generano scarti. Pertanto si presenta di nuovo l’opportunità di usare uno scarto che in questo caso viene riconsegnato agli agricoltori a titolo gratuito. L’utilizzo in campo dello scarto come fertilizzante permette di avviare il sistema e il territorio sulla strada della circolarità. All’infinito.

Il prossimo passaggio sarà alimentare trattori e camion per il recupero delle deiezioni e il ritorno dello scarto agli agricoltori con lo stesso biometano prodotto dagli impianti. Chiuso il cerchio in modo definitivo: capitale, lavoro e terra. Per tutta la parte di mondo che vive di economia e non di dominio.


di Emanuele Fontana
Responsabile marketing agri-agro di Crédit Agricole Italia

Energia e territorio: l’efficienza dell’economia circolare - Ultima modifica: 2024-09-12T15:45:06+02:00 da Roberta Ponci

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