
Di fronte alla crisi climatica i produttori di kiwi possono continuare a coltivarlo, a patto, però, di osservare attente regole colturali. È l’indicazione operativa scaturita dal convegno “Actinidia e cambiamenti climatici: sfide e prospettive di sviluppo”, organizzato dal gruppo di lavoro Soi Actinidia a Eboli (Sa).
I temi principali emersi durante la giornata sono legati alle sfide poste dai cambiamenti climatici, come il mancato soddisfacimento del fabbisogno in freddo. La discussione ha inoltre affrontato il tema della diversa regolamentazione relativa all’uso degli interruttori di dormienza nei paesi produttori di actinidia. Sono state presentate le innovazioni tecniche sulla gestione della chioma (forme di allevamento, potatura e diradamento) e le tecniche di impollinazione artificiale come strategia da adottare per ottenere un’elevata produzione e calibro dei frutti. È stato messo in evidenza che è possibile ottenere effetti sinergici dell’applicazione di biostimolanti e bioregolatori sulla qualità della produzione.
La discussione ha affrontato anche i fabbisogni idrici dell’actinidia, mettendo in evidenza le criticità della coltura (soprattutto per le varietà a polpa gialla) dal punto di vista della gestione idrica, specialmente in riferimento al contrasto alla moria. Su questi temi, la ricerca sul nuovo materiale genetico ricopre un ruolo importante, ponendosi l’obiettivo di selezionare portinnesti tolleranti a stress abiotici quali l’eccesso idrico, ma senza essere risolutivi per il fenomeno “moria” se non affiancati da una gestione irrigua di precisione. L’ultimo tema emerso durante questa giornata ha evidenziato il ruolo chiave del suolo sulla funzionalità radicale e la salute della intera pianta.












