Agricoltura biodinamica e ricerca scientifica, il dialogo continua

In un tempo in cui la crisi ambientale e sociale impone una profonda revisione dei modelli produttivi, è fondamentale che le pratiche rigenerative siano accompagnate da un solido impianto di validazione

La ricerca scientifica rappresenta oggi una delle frontiere più decisive per il futuro dell’agricoltura biodinamica. In un tempo in cui la crisi ambientale e sociale impone una profonda revisione dei modelli produttivi, è fondamentale che le pratiche agricole rigenerative siano accompagnate da un solido impianto di validazione scientifica.

L’agricoltura biodinamica, con la sua visione sistemica e il suo radicamento nella cura della terra, ha molto da offrire in termini di sostenibilità, salute e resilienza. Ma per essere pienamente riconosciuta e valorizzata, ha avuto bisogno di essere studiata con rigore, confrontata con altri modelli e raccontata attraverso dati oggettivi.

L’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica è da anni impegnata in questo percorso. Abbiamo promosso e sostenuto numerosi progetti di ricerca, collaborando con università, enti pubblici e istituti scientifici. Tra questi, ricordiamo i lavori svolti con il CREA, l’Università di Firenze, l’Università di Salerno, il centro di ricerca CERMANU e la SISB Società Italiana di Scienze Biodinamiche, che hanno permesso di approfondire aspetti fondamentali come la biodiversità nei sistemi agricoli, la fertilità stabile del suolo e l’impatto ambientale delle pratiche biodinamiche.

Abbiamo inoltre partecipato a progetti europei e nazionali, contribuendo alla definizione di protocolli di analisi e alla costruzione di reti di aziende modello. Queste esperienze dimostrano che l’agricoltura biodinamica non solo è compatibile con la ricerca scientifica, ma può offrire spunti innovativi per ripensare l’intero sistema agroalimentare. Con il prof Alessandro Piccolo abbiamo portato al CESE del Parlamento Europeo a Bruxelles i risultati del lavoro svolto e le esperienze in corso che abbiamo racchiuso nel nostro Dossier (Terra e Vita febbraio 2025)
https://www.biodinamica.org/dossier-associazione-biodinamica-su-terra-e-vita-17-febbraio-2025/

In un momento storico in cui, paradossalmente, si torna a mettere in discussione il valore dell’agricoltura biologica, l’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica prosegue con determinazione il proprio impegno nella ricerca scientifica. Lo fa con la convinzione che solo attraverso lo studio rigoroso e il confronto aperto sia possibile dimostrare la validità di un modello agricolo fondato sulla cura della terra, sulla salute delle persone e sulla sostenibilità ambientale. Con questo spirito, approfondiamo il tema con Gianluigi Cesari, esperto di bioagricoltura e agroecologia con cui l'Associazione interloquisce da anni e che da anni collabora con il CIHEAM Bari e ha contribuito a importanti progetti di ricerca nel campo della biodinamica. Di seguito un’intervista a Gianluigi Cesari.

Gianluigi Cesari

Quali sono oggi gli indirizzi di ricerca più interessanti nell’ambito dell’agricoltura biodinamica?

Il CIHEAM Bari, già noto come Istituto Agronomico Mediterraneo, ha sede in Puglia dal 1962, una scelta che riflette le sfide comuni a molte comunità mediterranee nella gestione delle risorse idriche. Questo contesto ha favorito lo sviluppo di una cultura contadina coerente con i principi della sostenibilità, oggi minacciata dall’agricoltura industriale.

Negli ultimi decenni, il CIHEAM ha approfondito gli studi in agroecologia, promuovendo un dialogo interdisciplinare con altre linee di ricerca, a partire dalla Dieta Mediterranea. Questo ha portato all’incontro con produttori che hanno adottato l’agroecologia, spesso in controtendenza rispetto al mondo accademico. Dal 2008, abbiamo avviato un confronto con aziende biodinamiche certificate secondo lo standard internazionale Demeter, come “Lacalamita Rosa” di Vito Moretti, che dal 1983 applica il metodo biodinamico su quasi 100 ettari, con una produzione di uva da tavola destinata ai mercati esteri. Queste aziende rappresentano, all’interno del biologico, le realtà più vicine ai principi dell’agroecologia, fondate su sostenibilità e circolarità. Abbiamo studiato i loro indicatori oggettivi, superando i pregiudizi iniziali.

Quali risultati sono stati raggiunti finora?

In collaborazione con il gruppo di ricerca dell’Università del Salento, coordinato dal Prof. Francesco Paolo Fanizzi, abbiamo condotto studi triennali con spettroscopia H-NMR, comparando la produzione di uva da tavola cv Italia in tre aziende dello stesso areale, ma con gestioni agronomiche diverse.

I risultati hanno evidenziato differenze qualitative significative, con l’azienda biologica certificata biodinamica secondo lo standard internazionale Demeter, che ha mostrato parametri superiori. Questo ci ha spinto ad estendere il metodo comparativo anche ad altre colture annuali, mantenendo la coerenza genetica ma variando le pratiche agronomiche.

Su quali aspetti intendete proseguire la ricerca?

Stiamo ampliando lo studio agli aspetti legati al suolo e alle pratiche agronomiche che ne favoriscono la differenziazione, in linea con la Strategia OneHealth, che collega la qualità ambientale alla salute, come già anticipato dagli studi sulla Dieta Mediterranea Sostenibile.

Quali sono i risvolti applicativi di questa ricerca?

L’applicazione più rilevante consiste nella definizione di un metodo che, attraverso dataset aziendali, accompagni la certificazione del prodotto. Oggi queste tecnologie sono accessibili a chi punta a un mercato di qualità. La descrizione numerica della produzione, dalla qualità del suolo all’analisi metabolomica, consente al consumatore di fare scelte consapevoli, valorizzando la certificazione.

Dal punto di vista aziendale, lo studio dei fattori produttivi parametrati al risultato finale offre uno strumento per migliorare la sostenibilità. Questo approccio sta già influenzando altri produttori, spingendoli ad adottare la conduzione biodinamica. In un contesto economico critico, dove i costi di produzione sono aumentati, la biodinamica offre una via alternativa e rigenerativa.

Può citare alcuni articoli scientifici significativi e accennare ai loro contenuti?

Possiamo certamente fare riferimento agli studi condotti in passato dal CIHEAM di Bari, che hanno applicato il metodo comparativo a diverse modalità di gestione agricola, grazie al contributo di Giancarlo Mimiola e Francesco Ceglie. A partire da questa esperienza, dal 2019 abbiamo ulteriormente approfondito le ricerche direttamente in pieno campo, focalizzandoci sull’azienda storica Lacalamita Rosa, certificata biologica e biodinamica secondo lo standard internazionale Demeter. Situata a Castellaneta (TA) e condotta da Vito Moretti, l’azienda ha adottato il metodo biodinamico sin dal 1983, concentrando lo studio sulla produzione di uva da tavola della cv Italia.
https://link.springer.com/article/10.1186/s40538-024-00553-5

Un’esperienza significativa è quella che abbiamo avviato dal 2023 quando Domenico Pinto, Ceo di Tenuta Pinto, una importante realtà nel settore turistico ha voluto essere accompagnato in un percorso di conversione dell'azienda agricola di famiglia collegata alla ristorazione. In questo caso abbiamo avviato uno studio comparato delle produzioni in pieno campo di ortaggi estivi usando quale benchmark l’azienda Bio Demeter Lacalamita Rosa. Il fabbisogno dell’azienda Tenuta Pinto spazia dal campo della sostenibilità e quello della salute con l'obiettivo di raggiungere quei mercati internazionali che richiedono questo tipo di offerta.

In questa esperienza il modello produttivo “biodinamico” rappresenta un approccio alla capacità di produzione molto più ampio che si integra con gli studi sulla Dieta Mediterranea Sostenibile coordinati da Roberto Capone che dal Ciheam di Parigi organizza le policy sull’alimentazione degli istituti nel mediterraneo (Saragozza, Montpellier, Bari, Chania). https://www.mdpi.com/2304-8158/14/6/919

Presto saranno disponibili nuovi studi che confermano l’importanza della gestione biodinamica certificata secondo lo standard internazionale Demeter nella qualità dei prodotti. Ancora una volta, emerge chiaramente come il fenotipo, cioè l’espressione concreta delle pratiche agronomiche, sia più determinante del solo miglioramento genetico.

Conclusioni

Le esperienze raccontate da Gianluigi Cesari ci restituiscono un quadro chiaro: l’agricoltura biodinamica è identificata da standard e protocolli oggettivi e soggetti a verifica. Quando studiata con metodo e apertura, dimostra una coerenza profonda con i principi della sostenibilità, della salute e della qualità alimentare. I risultati scientifici ottenuti, le collaborazioni avviate e l’interesse crescente da parte di produttori e ricercatori confermano che siamo di fronte a un modello agricolo capace di rispondere alle sfide del nostro tempo.

A destra Maurizio Raeli a sinistra Carlo Triarico, in visita quest'anno a gennaio al CIHEAM di Bari

Come Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, continueremo a promuovere e sostenere la ricerca, convinti che il dialogo tra scienza e pratica agricola sia la chiave per costruire un futuro rigenerativo. In questo impegno, accompagniamo le aziende nel percorso di conversione al metodo biodinamico, offrendo strumenti formativi e consulenze tecniche in linea  con l’approccio AKIS  (Agricultural Knowledge and Innovation Systems), che valorizza l’integrazione tra sapere scientifico, esperienza sul campo e innovazione. La giornata formativa in occasione dell'evento Madre Terra del 21 settembre ne è un esempio. Vogliamo che le aziende biodinamiche siano riconosciute non solo per la loro qualità produttiva, ma anche per il loro contributo alla salute del pianeta e delle persone. A sostegno di questo processo,  la rivista Terra Biodinamica  rappresenta un punto di riferimento autorevole: pubblicazione cartacea a carattere scientifico-divulgativo, è dedicata ad agricoltori, tecnici e studiosi, e contribuisce a diffondere conoscenze aggiornate e approfondite sul metodo biodinamico. In un’epoca segnata da crisi ecologiche e sociali, l’agricoltura biodinamica si propone come un atto di responsabilità e di speranza. E la ricerca scientifica, quando libera da pregiudizi e guidata dalla curiosità, può essere il ponte che unisce il sapere antico della terra con le conoscenze più avanzate del nostro tempo.

A sinistra Vito Moretti dell'azienda agricola biodinamica LaCalamita Rosa, a destra Maurizio Morisco segretario della sezione Puglia dell'Associazione per l'Agricoltura biodinamica, in occasione del seminario organizzato quest'anno a maggio presso l'azienda agricola biologica Parco la Grotta di Felice Armienti
Agricoltura biodinamica e ricerca scientifica, il dialogo continua - Ultima modifica: 2025-08-11T20:00:30+02:00 da Marco Pederzoli

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