Comunicazione, formazione, sinergie, investimenti pubblici e privati. È un elenco di azioni ambizioso e lungimirante quello compilato al termine dell'ottavo congresso mondiale dell'agricoltura conservativa svoltosi dal 21 al 25 giugno a Berna, in Svizzera, con tre giorni di convegni e dibattiti on line e due di prove in campo. L'obiettivo condiviso dai 783 partecipanti collegatisi da 108 Paesi, è cercare di diffondere sempre di più le tecniche di gestione che si basano sulla minima lavorazione del terreno, fino ad almeno il 50% della superficie agricola o 700 milioni di ettari entro il 2050.
"Agricoltura conservativa, il futuro dell'agricoltura redditizia e sostenibile in armonia con la natura e la società" il titolo dell'evento organizzato dalla Fao, dall'European Conservation Agriculture Federation (Ecaf) a cui è associata l'italiana Aigacos e Swiss No-Till in collaborazione con la Global CA Community of Practice (CA-CoP). Durante i lavori è stata sottolineata l'urgente necessità di accelerare il passaggio globale a sistemi alimentari sostenibili, e in particolare per rispondere alla sfida globale di mitigare l'avanzare del cambiamento climatico.
Nove imperativi
Per prima cosa, secondo i promotori del congresso, le associazioni e le reti di agricoltori dovrebbero essere incoraggiate e rafforzate a livello nazionale e internazionale, perché considerate il mezzo dal basso più efficace per diffondere e sviluppare l'agricoltura conservativa.
In secondo luogo, i vantaggi dell'agricoltura conservativa come l'aumento della produttività dei terreni, le prospettive di diversificazione e l'aumento del reddito per le aziende agricole di ogni dimensione, dovrebbero essere portati all'attenzione delle comunità nazionali e internazionali. A questi si aggiungono i benefici globali sulle risorse del suolo, sulla salute e sull'ambiente.
Dato che le maggiori informazioni, esperienze, capacità e strumenti riguardanti l'agricoltura conservativa sono disponibili in Sud e Nord America e in Australia e si stanno rapidamente sviluppando in Africa, Asia ed Europa - è il ragionamento fatto dai partecipanti al congresso - le organizzazioni internazionali dovrebbero incoraggiare la cooperazione sud-sud e sud-nord per programmi di sviluppo dell'agricoltura conservativa che sfruttino al meglio le conoscenze e le competenze disponibili.
I settori privato e pubblico nonché le Ong e la società civile - scrivono i congressisti - dovrebbero collaborare attivamente con gli agricoltori allo sviluppo delle tecnologie necessarie per praticare l'agricoltura conservativa come informazioni, pratiche, strumenti, sementi e uso sicuro di sostanze chimiche adatte e accessibili. Di particolare importanza in questo contesto sono le tecnologie per una meccanizzazione agricola sostenibile orientata all'agricoltura conservativa, compresi i servizi di noleggio agricolo. Questo creerebbe un circolo virtuoso capace di generare nuovi posti di lavoro e un crescente interesse sull'agricoltura, con un focus specifico sui piccoli agricoltori in particolare in Africa, Asia e America Latina.
E ancora, occorre prestare maggiore attenzione alla conduzione delle risaie con sistemi di agricoltura conservativa, nonché all'integrazione di leguminose e colture di copertura, alberi e arbusti e sistemi perenni come frutteti, vigneti e oliveti. Inoltre, è necessario fornire maggiore supporto per rafforzare i centri di eccellenza dell'Ac in tutto il mondo, nonché per l'uso della tecnologia della comunicazione e dell'informazione e degli strumenti digitali per massimizzare la generazione, la condivisione e l'applicazione delle conoscenze e delle competenze necessarie per adattare i principi fondamentali dell'Ac nei diversi contesti operativi.
Scarica la dichiarazione finale del congresso
Il ruolo degli Stati
"Il ruolo del settore pubblico dovrebbe essere quello di promuovere l'agricoltura conservativa come quadro politico istituzionale, con accordi di lavoro tra agenzie per fornire un sostegno adeguato da fonti pubbliche per l'adozione dell'agricoltura conservativa" si legge nel documento finale del congresso. Come? Riconoscendo i benefici pubblici dell'agricoltura conservativa – compresa la lotta ai cambiamenti climatici, la conservazione delle risorse naturali (acqua, suolo, biodiversità), la protezione dell'ambiente, la riduzione delle inondazioni e dei danni alle infrastrutture civili, tra gli altri – che risultano dalle iniziative private degli agricoltori. Ricompensando gli agricoltori per questi servizi sociali e aiutandoli ad affrontare i costi necessari per la transizione all'agricoltura conservativa, in particolare l'acquisto di macchine, attrezzature e strumenti che soprattutto nelle aziende di medie e piccole dimensioni potrebbero non essere sostenute inizialmente.
E ancora finanziando un'adeguata ricerca e servizi di consulenza con i settori pubblico e privato, sostenendo l'accesso alle conoscenze ed alle consulenze specialistiche, attraverso lo sviluppo di sessioni di formazione e sviluppo delle competenze per agricoltori, contoterzisti, istituzioni, ecc. Attuando campagne di informazione, politiche e attività per incoraggiare l'agricoltura conservativa e adeguati investimenti privati in questo settore, nonché per scoraggiare pratiche irrazionali. Fornendo infrastrutture adeguate per facilitare il trasporto, la lavorazione, la distribuzione e, se necessario, l'esportazione della produzione eccedentaria. Sostenendo l'adozione e la continuità dei sistemi di agricoltura conservativa gestiti a livello locale attraverso interventi legislativi, incentivi e sostegno agli investimenti.
La sponda dell'Onu
Tali misure, secondo i partecipanti al congresso, dovrebbero essere collegate alla normativa esistente e ad altri strumenti appropriati come le convenzioni Onu Unfccc (Convenzione sui cambiamenti climatici), Unccd (Convenzione per combattere la desertificazione) e Uncbd (Convenzione sulla diversità biologica) e dovrebbero essere apportati contributi ai lavori delle convenzioni. Inoltre, dovrebbe essere esaminata una sinergia speciale con il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc) e le iniziative relative al carbonio, in modo che il sequestro del carbonio tramite i sistemi di agricoltura conservativa possa diventare un incentivo sostanziale per realizzarlo.
Infine, i rappresentanti delle varie parti interessate che hanno partecipato al congresso si sono impegnati a sviluppare partnership, progettare, pianificare e attuare azioni e procedure di monitoraggio, al fine di poterle presentare insieme ai nuovi progressi e risultati che saranno conseguiti, durante il prossimo congresso mondiale dell'agricoltura conservativa che si svolgerà a Città del Capo (Sudafrica) nel 2024.
La nuova Pac
«In considerazione delle sinergie d’azione individuate per garantire una produzione agricola sostenibile e resiliente, idonee anche per l'agricoltura italiana, nella prospettiva dell’imminente definizione della nuova Pac, ritengo urgente e improcrastinabile un organico dibattito tecnico-scientifico e istituzionale – ha detto a conclusione dei lavori congressuali il vicepresidente del Comitato scientifico e organizzatore Michele Pisante –. Perché questo nuovo ciclo programmatorio richiede strategie e investimenti dal punto di vista professionale, tecnologico e finanziario, in grado di assicurare rendimenti stabili e più elevati – ha aggiunto – creando valore aggiunto e riducendo i costi. Rigenerare l’agricoltura aumentando l’efficienza è di gran lunga più importante della produttività assoluta che resta fondamentale, ma la salvaguardia delle risorse naturali è lungimirante».