Agroecologia, la svolta viene dal Mediterraneo

Tre giorni di dialogo in Sicilia tra ricercatori, tecnici e attivisti

agroecologia
Ad Aemed hanno partecipato oltre 400 persone provenienti dai Paesi mediterranei, Asia, America Latina e Stati Uniti
Agrigento ha ospitato un congresso con oltre 400 partecipanti da 23 Paesi uniti per costruire una rete verso un’agricoltura più sostenibile

Agrigento ha ospitato il primo Congresso Mediterraneo di Agroecologia (Aemed), evento internazionale e interprofessionale che ha riunito oltre 400 partecipanti provenienti da ogni angolo del Mediterraneo, oltre che da Asia, America Latina e Stati Uniti. Ricercatori, tecnici, agricoltori, attivisti e rappresentanti del Terzo settore si sono confrontati su pratiche e strategie per la transizione agroecologica, in un contesto volto alla costruzione di collaborazioni strategiche nel campo dell’agroecologia e della rigenerazione.

Il congresso è stato promosso dal Coordinamento Agroecologia Sicilia, in collaborazione con l’Associazione Italiana di Agroecologia (Aida) e l’Associazione Italiana di Agroforestazione (Aiaf), con il patrocinio dell’associazione Agroecology Europe. Fine ultimo del congresso è stato quello di costruire un ponte tra il Mediterraneo e l’Europa, anche in vista del prossimo Agroecology Europe Forum di Malmö (Svezia), previsto dal 2 al 4 ottobre 2025.

Cos’è l’agroecologia

L’agroecologia è un approccio ai modelli agricoli, economici e sociali in armonia con le leggi dell’ecologia. Applica i principi ecologici alla produzione di alimenti, carburanti, fibre e farmaci, oltre che alla gestione complessiva degli agrosistemi. Attraverso modelli circolari basati sulla sostenibilità in senso lato, si configura come un superamento della logica di accaparramento e sfruttamento delle risorse. Racchiude una vasta gamma di approcci ed è declinato come una “scienza, una pratica e un movimento”. In sintesi, le sue applicazioni pratiche coinvolgono le comunità, promuovendo un approccio sistemico che non si limita alle attività agricole, ma pervade l’intero sistema di gestione delle risorse.

Nonostante il termine agroecologia sia relativamente recente – sembra che sia stato coniato nel 1928 dall’agronomo russo Basil Bensin – si basa su concetti agronomici ed ecologici collaudati da migliaia di anni. L’obiettivo di questo approccio non è un ingenuo ritorno a un passato bucolico mai esistito – «Non si rimpiange la fatica della zappa», chiariscono gli organizzatori del congresso di Agrigento – ma piuttosto l’orientare la produzione agricola verso modelli resilienti, circolari e a basso impatto, ispirandosi alla natura e reinterpretando il sapere tradizionale alla luce delle ultime scoperte scientifiche.

Non è un caso che questo congresso si sia svolto in Sicilia, prima regione in Europa ad aver adottato una legge regionale sull’agroecologia (L.R. 21/2021), promossa in particolare da Valentina Palmieri, vice presidente del Coordinamento Agroecologia Sicilia. L’isola vuole così confermare il proprio ruolo nel promuovere un’agricoltura più sostenibile che guardi al futuro partendo dalle radici del territorio.

Partecipanti al congresso riuniti in un momento di discussione sul ruolo politico dell’agroecologia

Una transizione necessaria

Il congresso ha posto al centro il ruolo dell’agroecologia come risposta concreta alla policrisi – climatica, ambientale e geopolitica – verificatasi negli ultimi anni a livello globale. Sono numerosi i temi che sono stati affrontati durante i giorni del congresso. Tra tutti, spicca quello della desertificazione che, secondo la definizione delle Nazioni Unite, è un processo di degrado del territorio nelle aree aride, semi-aride e sub-umide secche. Causata sia da fenomeni naturali che da attività antropiche, la desertificazione si verifica principalmente in seguito a erosione, salinizzazione, sovra-pascolamento, incendi boschivi, deforestazione, urbanizzazione e gestione agricola inappropriata. Secondo l’Istituto Europeo del Mediterraneo (IEMed), il 30% delle zone aride semi-aride del Mediterraneo sono colpite dalla desertificazione e il 47% della popolazione mediterranea ne subisce gli effetti.

L’altro tema scottante che ha riguardato trasversalmente buona parte delle attività di Aemed è stato la perdita di biodiversità. Causata dalla scomparsa di habitat, la proliferazione di specie invasive, lo sfruttamento eccessivo, l’inquinamento, il turismo di massa e altre attività antropiche, la perdita di biodiversità nel Mediterraneo sta compromettendo numerose interazioni ecologiche fondamentali, con effetti negativi anche sulle produzioni agricole.

Considerando la desertificazione, la perdita di biodiversità e le numerosissime problematiche ad esse correlate, l’agroecologia si pone l’ambizioso obiettivo di coniugare agricoltura ed ecologia per creare sistemi in grado di soddisfare i bisogni umani senza compromettere quelli degli agroecosistemi e degli altri organismi viventi che li abitano. In contrasto con un’agricoltura cosiddetta “convenzionale”, spesso basata sull’uso lineare e predatorio delle risorse naturali, l’agroecologia offre strumenti, pratiche e strategie che, se combinati insieme e sapientemente adattati ai singoli contesti locali, promuovono la rigenerazione degli agroecosistemi, l’uso sostenibile delle risorse. Questo, a cascata, si riflette sulle relazioni umane e promuove circuiti con impatti positivi dal punto di vista socioeconomico.

Guido Bissanti, presidente del Coordinamento agroecologia Sicilia, durante i saluti istituzionali alla prima giornata del congresso

Interventi, dialogo e visite in campo

I quattro giorni del congresso ad Agrigento hanno visto una ricca articolazione di interventi nelle sessioni scientifiche che hanno riguardato svariati aspetti dell’agroecologia: innovazione tecnologica, creazione e gestione di sistemi agroalimentari resilienti e sostenibili, mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, giustizia sociale.

Grazie alla collaborazione tra Agroecology Europe Youth Network e il comitato organizzatore, ci sono stati momenti di dialogo e riflessione sul ruolo politico dell’agroecologia di fronte ai conflitti nel Mediterraneo, in particolare in merito alla strage israeliana nella Striscia di Gaza. Da queste sessioni, alle quali hanno partecipato tra gli altri anche rappresentati palestinesi e ricercatori israeliani, è nato un manifesto che sottolinea l’opposizione dei movimenti agroecologici al genocidio, all’ecocidio e al colonialismo. Numerosi partecipanti del congresso hanno firmato il manifesto per esprimere solidarietà al popolo palestinese. Il comitato organizzatore di Aemed ha dichiarato di non discostarsi dalla condanna al genocidio, tuttavia ad oggi non si è ufficialmente schierato in merito a quanto affermato nel manifesto.

Oltre alla parte scientifica e politica, al congresso è stato dato spazio anche alla creatività, in particolare tramite l’Agroecology Open Space: una zona curata dalla direttrice artistica Rossana Danile, dove arte, scienza e storytelling hanno generato occasioni di confronto e contaminazione creativa.

In aggiunta, una giornata è stata dedicata alle visite di aziende agricole del territorio (Airone, Vassallo, Azzalora Bio, Carbonìa, Lo Pilato e Giardino della Kolymbethra), durante le quali i titolari hanno illustrato direttamente sul campo le pratiche applicate e i risultati conseguiti applicando pratiche e strategie agroecologiche.

Nell’ultima giornata di lavori, attraverso tavole rotonde coordinate con metodologie partecipative, i partecipanti al congresso hanno posto le basi per la produzione congiunta di tre documenti fondamentali:

- un documento scientifico, per orientare la ricerca alle esigenze del Mediterraneo;

- un documento tecnico, per promuovere soluzioni pratiche innovative applicabili alle realtà agricole mediterranee;

- un documento politico, per guidare le politiche pubbliche verso una vera transizione agroecologica.

Tali documenti, a partire da quest’ultimo, sono in fase di revisione e verranno pubblicati nelle prossime settimane, con l’obiettivo di presentarli alle istituzioni a livello locale, nazionale ed europeo per sollecitare l’attuazione di politiche che supportino e stimolino la transizione agroecologica.

«Questo congresso ha segnato un cambiamento di paradigma, aprendo a una nuova era storica fondata sul rispetto, la connessione e la cooperazione tra sistemi sociali ed ecologici» ha dichiarato Guido Bissanti, presidente del Coordinamento Agroecologia Sicilia e direttore scientifico del congresso.

Questo evento, che si candida a diventare appuntamento biennale, ha dimostrato che nella crisi si nasconde anche l’occasione per un riaccordo tra persone e ambiente. Un cambio di rotta non più rinviabile, dove l’agroecologia si propone come strada concreta e condivisa per rigenerare i territori e ricostruire un’economia solidale, che rifiuta i conflitti.

Agroecologia, la svolta viene dal Mediterraneo - Ultima modifica: 2025-07-29T12:54:36+02:00 da Roberta Ponci

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