Le razioni dei ruminanti sono sostanzialmente composte da cereali, alimenti proteici, sottoprodotti e foraggi (insilati, fasciati, affienati). Inoltre, questi animali sono annualmente o stagionalmente alimentati al pascolo in molte parti del mondo.
Se da un lato l’ampia varietà di alimenti di tale dieta può rappresentare un beneficio in termini di valori nutrizionali assunti dall’animale, dall’altro questa comporta un aumentato rischio di esposizione alle micotossine rispetto, per esempio, ai monogastrici, i quali dispongono di una dieta meno varia.
La contaminazione da micotossine, considerato un problema a livello mondiale, può coinvolgere infatti diverse materie prime agricole. Ad oggi, sono stati individuati circa 18mila metaboliti fungini, ma solo un numero limitato di questi ha ricevuto interesse scientifico.
Dal 1970 diversi lavori scientifici sono stati pubblicati relativamente alla contaminazione da micotossine nei cereali e loro sottoprodotti destinati all’alimentazione animale. E più di 100 paesi hanno formulato linee guida dettagliate e regolamenti per il controllo delle micotossine nei prodotti destinati all’alimentazione del bestiame.
Gli studi dedicati alla presenza di micotossine in fieno e insilati, se paragonati a quelli che analizzano il problema delle contaminazioni nei cereali, sono invece pochi e di conseguenza le informazioni su questa tipologia di metaboliti sono attualmente limitate.
Tuttavia, negli ultimi 15 anni, il problema relativo alla contaminazione da micotossine nei foraggi e ai fattori che influenzano la loro comparsa durante la fase di pre-raccolta in campo o durante l’insilamento e lo stoccaggio è diventato oggetto di interesse per molti studiosi.
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