Un latte di qualità dal foraggio micorrizato

La famiglia Bergese. A sette anni dall’avvio del progetto l’azienda produce 1.100.000 litri di latte commercializzato con il marchio Erbalatte
Erbalatte: ottimi i risultati ottenuti dall’azienda La Corte nell'ambito di “AM for Quality”. Un progetto di ricerca e trasferimento tecnologico dell’Università di Torino che punta all’arricchimento del microbiota del suolo per migliorare la capacità nutrizionale del fieno destinato all’alimentazione della razza bovina Piemontese

Sostituire gli insilati nella dieta dei bovini da latte puntando su erbe e foraggi, coltivati in prati stabili arricchiti con micorrize, per migliorare la qualità del prodotto finale.

È una delle scommesse lanciate nel 2016 dal progetto AM for Quality coordinato da Andrea Genre del dipartimento di Scienze della vita e biologia dei sistemi dell’Università di Torino e sostenuto da un finanziamento della fondazione Cassa di risparmio di Cuneo. Le sperimentazioni in campo si sono svolte nell’azienda agricola La corte, a Monasterolo di Savigliano, nella la pianura cuneese.

Anteprima da Terra e Vita 27/2023

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Foraggi più ricchi di nutrienti

La famiglia Bergese gestisce la cascina dal 1902: Alessandro di 23 anni appartiene, assieme fratello Francesco di due anni più giovane, alla sesta generazione di allevatori. Con il padre Marco e lo zio Gianfranco accudiscono 300 capi di razza frisona, 110 dei quali sono vacche in lattazione. «Fedeli al disciplinare di agricoltura simbiotica, a cui aderiamo, abbiamo deciso di tornare a nutrire i nostri animali come facevano i nostri nonni. Fieni ed erba medica hanno sostituito l’apporto di proteine dato dalla soia e dai mangimi industriali» spiega il giovane Alessandro Bergese.

Le razioni distribuite agli animali sono prodotte quasi per intero in azienda e miscelano ingredienti quali il foraggio di loietto e altre essenze, mais e orzo: «Usiamo il melasso come collante fra i cereali e la parte erbacea».

Le vacche vengono alimentate con foraggio coltivato in prati stabili arricchiti con micorrize

Tutto parte da prati e campi in cui, al momento della semina, sono stati inoculati funghi micorrizici arbuscolari (glomeromicoceti) e altri microrganismi benefici, contenuti nel prodotto Micosat dell’azienda Ccs Srl di Aosta.

L'inoculo di glomeromicoceti e altri microrganismi benefici.

«L’utilizzo di questi inoculi migliora il profilo microbiologico del terreno, proteggendo e nutrendo meglio le piante: così l’erba è più ricca di nutrienti e la granella di mais ha un maggiore contenuto di proteine».

Dalle 20 giornate piemontesi di campi sperimentali coinvolti agli esordi nel progetto (poco più di 7 ettari e mezzo), si è passati oggi «a 150 giornate (poco più di 57 ettari) condotte con l’apporto di micorrize. Campi e prati producono l’80 per cento del mangime usato per alimentare i capi». Gli effetti della dieta “simbiotica” sul latte sono tangibili: «A fronte di un leggero calo di produzione pro capite (dai 33-34 litri del periodo precedente la sperimentazione agli attuali 28-29), il contenuto di proteine si è impennato, arrivando a 4,7 grammi per litro; anche i grassi sono aumentati e si attestano a 3,6 grammi per litro, ben al di sopra dei 3,2 di molti latti di fascia alta».

A sette anni dall’avvio del progetto l’azienda produce 1.100.000 litri di latte, commercializzato con il marchio Erbalatte: 200.000 litri vengono confezionati in cascina e finiscono sugli scaffali di prestigiose catene, fra le quali Eataly.

La Toma Erbalatte prodotta con il latte da agricoltura simbiotica

Gli effetti della micorrizazione

Potenziare le capacità di nutrizione minerale delle piante grazie all’apporto del microbiota del suolo per migliorare le qualità del latte: è questa la via maestra seguita dal team coordinato da Andrea Genre dell’Università di Torino.

«Le micorrize e le loro proprietà benefiche sono note da almeno un secolo». I funghi micorrizici arbuscolari, utilizzati per il progetto, sono capaci di colonizzare le radici delle erbe foraggere, sviluppando una vera e propria simbiosi che rafforza la capacità delle piante di acquisire dal terreno, oltre all’acqua, nutrienti inorganici. «Fosfati e componenti azotati, somministrati da metà Novecento con i fertilizzanti di sintesi, vengono solo in minima parte assorbiti dalle radici, finendo per essere dilavati: i funghi micorrizici, estendendosi nel suolo con una fitta rete di micelio, li assorbono in modo più efficace, li trattengono e li trasferiscono alle piante, permettendo di ridurre drasticamente l’input di fertilizzanti nei suoli coltivati».

La simbiosi che si instaura fra funghi e apparato radicale è stata il fulcro dello studio: nei prati di Monasterolo di Savigliano i ricercatori si sono concentrati sulle possibilità di accrescere la ricettività delle piante ospiti «attraverso il potenziamento dei segnali simbiotici rilasciati dal fungo e riconosciuti dalle piante ospiti». Obiettivo raggiunto aggiungendo all’inoculo molecole di chito-oligosaccaridi, zuccheri derivati dalla chitina che i funghi rilasciano naturalmente. «Gli studi in laboratorio sulla Medicago truncantula (una parente stretta dell’erba medica) hanno confermato l’aumento della micorrizazione e della produzione di biomassa vegetale già osservati in campo». Alimentate con questa erba «le vacche stanno meglio e il loro latte è più ricco di proteine e acidi grassi e più appetibile per caseifici e pasticcerie, con maggiori prospettive di reddito per l’azienda».


Il progetto di ricerca

Il Progetto “Am for Quality”, arricchimento della micorizzazione delle piante foraggere per aumentare la qualità del foraggio destinato all’alimentazione della razza bovina Piemontese, è realizzato dal dipartimento di Scienze della vita e biologia dei sistemi (DBios) dell’Università di Torino. Il progetto è realizzato con il contributo della Fondazione CRC, cassa di risparmio di Cuneo, nell’ambito del bando Ricerca Scientifica.

Andrea Genre, coordinatore del progetto Am for quality mentre illustra l'effetto delle micorrize arbuscolari

Le micorrize arbuscolari sono la più diffusa simbiosi delle piante e comportano la colonizzazione dell’apparato radicale da parte di funghi simbionti del suolo (Glomeromiceti). Le principali specie foraggere e di interesse agronomico dipendono da questa simbiosi per il loro approvvigionamento di acqua e nutrienti inorganici (fosfato e composti azotati) e la presenza nel suolo di una popolazione fungina attiva e variegata è un requisito fondamentale per garantire un alto livello di micorrizazione delle piante coltivate, con ricadute positive su produttività e resistenza a patogeni e stress ambientali.

Tuttavia, l’instaurarsi della simbiosi è ampiamente sotto il controllo della pianta. Incrementare l’intensità dell’inoculo è quindi un approccio dal potenziale limitato; una maggiore efficacia potrebbe invece essere ottenuta intervenendo sulla capacità ricettiva delle piante ospiti. Il progetto “Am for Quality” ha proprio questo obiettivo. Oggi sappiamo infatti  che, affinché si sviluppi la simbiosi, è indispensabile il riconoscimento del fungo da parte della pianta attraverso i segnali simbiotici (CO) che esso rilascia: potenziare questi segnali può quindi superare la refrattarietà alla simbiosi da parte delle varietà erbacee selezionate da decenni di fertilizzazione intensiva del suolo, rendendole molto più ricettive nei confronti dei funghi benefici e permettendo di incrementare la micorrizazione e di conseguenza produttività e qualità nutrizionali del foraggi.

Un latte di qualità dal foraggio micorrizato - Ultima modifica: 2023-09-20T18:03:47+02:00 da Roberta Ponci

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