Una Carta dei Valori per la tutela del settore e delle produzioni biologiche made in Italy: a realizzarla è Anabio, l’Associazione per il biologico di Cia-Agricoltori Italiani. Il documento è stato siglato a Roma in occasione dell’annuale Assemblea associativa.
Gli obiettivi della Carta
Raggiungere entro i prossimi 10 anni il 30% di Sau coltivata con metodo biologico e biodinamico: è l’intento principale condiviso e accolto da Anabio nella sua Carta dei Valori.
Tutela del suolo, protezione della biosfera, prevenzione allo sviluppo di Ogm e promozione di innovazione, ricerca e diffusione della conoscenza, sono gli altri punti di intervento stilati nella Carta, tutti rivolti allo sviluppo di aziende agro-ecologiche condotte con approccio agronomico e sistemico, dove l’ambiente è spazio in cui uomo, animali e paesaggio coesistono in armonia.
I valori della Carta
Equità e territorio, rispetto e cura, rappresentano i valori di base per il progresso di un settore in chiave sempre più accessibile e sostenibile, innovativo e di qualità.
Nel progetto di tutela del settore, la Carta di Anabio-Cia chiama in causa anche le istituzioni perché adottino politiche di governo che garantiscano autosufficienza alle aziende, lavoro dignitoso e non discriminatorio, ricambio generazionale, affiancamento, gestione del rischio, cooperazione e formazione. Strumenti di mercato, come OP e OI, devono, inoltre, assicurare contrattazione trasparente, parità nei prezzi e nella ripartizione del valore aggiunto.
Con i decisori politici, la Carta intende sviluppare un dialogo civile creando occasioni di reale scambio e interazione positiva tra società e istituzioni/politica locale, nazionale e europea per favorire la co-progettazione, puntando anche a realizzare una cooperazione a livello internazionale partendo dal bacino del Mediterraneo.
«La Carta dei valori - ha commentato Federico Marchini presidente Anabio - rappresenta il documento da cui partire per lavorare in modo proficuo, insieme anche a tutte quelle associazioni attive nell’ambito del bio che vorranno aderire alla definizione di un testo unico per il biologico italiano».
La sostenibilità al centro
La Carta arriva a rafforzare il ruolo delle certificazioni bio esistenti a livello europeo e a ribadire, come da posizione Cia-Agricoltori Italiani, il contributo del settore alle istanze globali, prima tra tutte l’urgenza di sostenibilità ambientale, sociale e economica.
Emerge, infatti, l’attenzione alle richieste Onu definite dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e quindi il contributo per ridurre le emissioni di gas serra e contrastare cambiamenti climatici, inquinamento delle acque, erosione dei suoli, dissesto idrogeologico, disuguaglianze sociali e rischio malattie.
La Carta con i cittadini e le organizzazioni
Nelle relazioni con i cittadini e le organizzazioni, la Carta mette nero su bianco tre questioni centrali: consumo di prodotti biologici accessibile a tutti, attraverso circuiti brevi come i Gruppi di acquisto solidali (Gas); superamento di una visione elitaria del biologico; democratizzazione delle conoscenze ed empowerment degli operatori del settore con il supporto di enti e associazioni.
Clicca qui per la video intervista a Franco Marchini sugli obiettivi della carta
I numeri del bio
In Italia si contano 76mila aziende per una superficie coltivata che sfiora i 2milioni di ettari e incide sulla Sau totale più del 15%. Il Paese è il primo in Europa per numero di produttori, seguito da Francia, Germania e Spagna e secondo a quest’ultima per Sau. Nel 2018 gli acquisti sono cresciuti del 10%, interessando il 64% degli italiani per un mercato che vale quasi 3,5mld di euro.
L’ortofrutta, che rappresenta il 25,7% della distribuzione dei consumi bio, resta il comparto trainante e è il settore più maturo in termini di aggregazione OP che però, pur con 304 organizzazioni, si attesta appena al 50% (sul totale delle 603 OP italiane). Seguono con un +16% i prodotti trasformati (pasta bio, cereali da prima colazione e biscotti), latte e derivati (13%) e le uova (+5%). Le importazioni dai Paesi Terzi registrano un incremento contenuto del 16,80% ed è sempre l’ortofrutta a occupare la fetta più grande con una crescita, negli ultimi tre anni, del 54,8%.
«Il processo di sviluppo del settore, come delle OP, che devono essere più rappresentative e aggregate, orientate al mercato e concretamente gestite da agricoltori, rende responsabili tutti i protagonisti della filiera, dai produttori alle istituzioni, che in primo luogo devono intervenire con norme adeguate. Resta però ancora fermo in Senato - ha ricordato Marchini - il disegno di legge sul biologico di cui chiediamo rapida approvazione. Il disegno va nella giusta direzione, fornisce importanti strumenti organizzativi e interviene puntualmente anche sulle OP».
Clicca qui per scaricare la Carta del Valori sul biologico italiano di Anabio-Cia