«II record del bio italiano è minacciato dall'aumento spropositato delle importazioni di prodotti biologici dall'estero, cresciute del 40% nel 2023, in controtendenza rispetto al dato dell'Unione Europea. Prodotti che non assicurano la stessa qualità e sicurezza di quelli nazionali ma che finiscono spesso per essere venduti come tricolori grazie alla mancanza di un'etichettatura d'origine riconoscibile».
E' l'allarme lanciato da Coldiretti Bio in occasione della diffusione dei nuovi dati Ismea sull'agricoltura biologica che evidenziano la leadership dell'Italia in Europa.
«Gli arrivi di cibo biologico extra Ue in Italia - spiega Coldiretti - sono passati dai 177 milioni di chili del 2022 ai 248 milioni del 2023, secondo l'ultimo rapporto della Commissione Ue, mentre quelli totali nell'Unione Europea sono diminuiti del 9%. Il nostro Paese ha così scavalcato la Francia salendo al quarto posto tra i maggiori importatori dietro Olanda, Germania e Belgio. Il rischio è diventare un Paese importatore invece che produttore».
Il settore dove è stato più evidente l'aumento degli arrivi è quello dei cereali. «Nel giro di un anno le importazioni di grano bio - rileva Coldiretti - sono aumentate di oltre trenta volte, da 1,5 milioni di chili a quasi 32 milioni di chili. Cereale magari usato per fare pasta, pane e altri prodotti con il logo del biologico. Aumenti record anche per gli ortaggi bio, cresciuti dell'84%. In crescita pure gli arrivi di olio d'oliva (+15%), con l'Italia che è oggi al primo posto tra i Paesi importatori. Nel 2023 ne sono entrati nel nostro Paese oltre 24 milioni di chili, più della metà del totale importato in tutta l'Ue».
Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Bio, conclude: «Per tutelare il lavoro delle oltre 84mila imprese che hanno scelto il metodo di produzione bio è dunque urgente rendere operativo il marchio del biologico italiano, previsto dalla legge 23/2022, fortemente sostenuta da Coldiretti. Ma è anche necessario che l'Unione renda operativo al più presto il principio di conformità rispetto alle importazioni, ovvero stesse regole per il bio comunitario e quello dei Paesi terzi».