Grappoli insacchettati nel vigneto biodinamico

 Dario Brucculeri, agronomo e titolare dell'Azienda Golden Grapes
L'azienda Golden Grapes di Agrigento produce uva da tavola a prova di tignola senza utilizzare agrofarmaci. La biodinamica si sposa con la tecnologia

Da un'azienda convenzionale alla produzione di un’uva da tavola senza nessun trattamento. Compie 25 anni di certificazione biodinamica Demeter l’innovativa azienda agricola siciliana Golden Grapes che oggi esporta le sue uve coltivate con la tecnica dell’insacchettamento al di là delle Alpi. Ne parliamo con Dario Brucculeri, classe 1975, agronomo e titolare dell’azienda situata in provincia di Agrigento. È subentrato alla conduzione al padre Luigi che, alla fine degli anni ’80, decise di dare una svolta significativa alle sorti dell’azienda e di chi, quella terra, quotidianamente, lavorava e lavora.

«All’epoca la produzione faceva ricorso a molta chimica. I rivenditori di fitofarmaci, facendo leva sulle paure degli agricoltori, consigliavano a questi ultimi di fare trattamenti a calendario senza nessuna discriminante. Mio padre decise che questo modo di produrre non andava più bene, doveva cambiare rotta e fare qualcosa di diverso».

E da qui la decisione di non utilizzare più chimica in azienda. Un cambiamento coraggioso, soprattutto per il settore della frutta fresca, diventare agricoltori biologici ante litteram, visto che questa decisione precede di quasi un lustro il primo Regolamento Europeo sull’agricoltura biologica.

Una barriera fisica di protezione

Ma è stata anche una decisione, nel caso della Golden Grapes, particolarmente innovativa per le metodologie praticate. È sempre Brucculeri che ci racconta.

«Nel 1988 insieme ai tecnici dell'Ente Sviluppo Agricolo abbiamo fatto uno studio sull’insacchettamento dei grappoli, una nuova tecnica per la difesa dagli attacchi degli insetti e degli agenti atmosferici avversi. Una tecnica che permetteva una migliore conservazione del frutto sulla pianta. Nelle nostre zone il problema maggiore per la coltivazione dell'uva da tavola è la tignola. Questo insetto sviluppa tre generazioni all'anno. La prima attacca i fiori facendo un’utile selezione. La seconda aggredisce gli acini ma procura un danno accettabile. Il problema è la terza generazione che invece crea un danno molto rilevante al raccolto».

La decisione fu quindi quella di sperimentare questa tecnica e chiudere l'uva all'interno di sacchetti di carta che fungessero da protezione, creare una vera e propria barriera fisica attorno ai grappoli.

I risultati di questi test sono stati anche pubblicati nella rivista Sviluppo Agricolo, il mensile dell’Ente di Sviluppo Agricolo in Sicilia. Tra questi emergeva come il sacchetto proteggesse i grappoli più efficacemente della protezione attuata con metodo convenzionale attraverso i trattamenti chimici e che l’uva insacchettata, oltre a essere priva di qualsiasi sostanza tossica, presentava anche caratteristiche organolettiche eccellenti.

«Anche se il costo dell’operazione poteva a prima vista sembrare esoso, infatti un operaio mediamente non riesce a insacchettare più di venti piante al giorno a cui bisogna aggiungere il costo del sacchetto e del filo per una spesa che incide intorno ai 15 centesimi al kg, va considerato il fatto che una volta insacchettata l’uva non necessita più di alcun trattamento».

Come funziona la tecnica

Ma come funziona di preciso l’insacchettamento dell’uva? «I grappoli vengono insacchettati tra giugno e luglio prima dell’ovideposizione della terza generazione della tignola. I grappoli restano protetti dal sacchetto fino al momento della raccolta che si protrae fino a dicembre. Questo significa che per circa sei mesi questi grappoli non sono stati contaminati da nessuna sostanza, incluse quelle accidentali provenienti dalle piogge o dal vento» spiega Dario. Ogni sacchetto - in pura cellulosa appena paraffinata di colore bianco e di grammatura 45 – viene legato con un laccetto con l'anima in fil di ferro, anch’esso in carta, attorno al grappolo. «Sono entrambi biodegradabili - ci tiene a precisare Dario - e quindi, una volta finita la vendemmia, vengono lasciati sul terreno che li “digerisce” naturalmente».

L’incontro con bio e biodinamico

 «Visti gli interessanti risultati - continua Dario - incominciammo a portare sul mercato la nostra uva insacchettata, che noi chiamavamo “uva pulita”».  Erano i primi anni 90 e la famiglia Brucculeri però non riusciva ad avere un riscontro commerciale positivo finché non incontrò, proprio in un mercato, alcuni colleghi agricoltori che parlarono loro del biologico e del biodinamico.

«In quegli anni Associazione per l’Agricoltura Biodinamica e Demeter avevano organizzato in Sicilia un corso di biodinamica, a Noto. Mio padre frequentò con impegno quel corso e, ogni volta, rientrava in azienda con nuove tecniche da provare, era sempre più entusiasta. Io mi ero appena iscritto alla facoltà di Agraria e accadeva che studiassi tutta la settimana l’applicazione della chimica in agricoltura per poi ritrovarmi, nel fine settimana, a dinamizzare i preparati biodinamici».

Tre certificazioni

Alla produzione di uva da tavola nel vigneto a tendone, completamente inerbito, l’azienda agrigentina ha affiancato anche la produzione di pesche, susine, ciliegie e pere, tutte coltivate con le tecniche biodinamiche.

La Golden Grapes oltre ad essere certificata biologica secondo il regolamento europeo, dal 94, e biodinamica, secondo gli standard Demeter, marchio con il quale quest’anno festeggia il 25° anno di sodalizio, è stata certificata secondo lo standard internazionale Global gap e Grasp per cui sta rinnovando la certificazione. L’azienda commercializza solamente le proprie produzioni, provenienti dai 50 ettari di terreno esposti a tutti i venti e che distano solo 15 km dal mare, e le vende sui mercati di Germania, Francia e Olanda.

«Mediamente i prezzi di vendita si aggirano intorno ad un 10-15% in più rispetto alle uve convenzionali e subiscono notevoli variazioni durante la stagione. In generale negli ultimi anni abbiamo notato una preferenza dei nostri clienti sulle uva senza semi, tendenza che si fa sempre più evidente soprattutto sul mercato tedesco».

Energia verde

 L’azienda, inoltre, utilizza per tutte le sue attività il 100% energia verde, proveniente da fonti rinnovabili. «In azienda abbiamo i pannelli fotovoltaici sul tetto del capannone per la linea di lavorazione e per le celle frigorifere, dove avviene un attento controllo di qualità. L’obiettivo a breve termine è quello di dotare di pannelli fotovoltaici anche i tetti del nostro agriturismo (La Foresteria di Golden Grapes) e del nuovo capannone che sarà pronto per la prossima campagna di commercializzazione».

Animali e automazione irrigua

 Luigi, ormai 81enne ma sempre attivo in azienda, e Dario Brucculeri proseguono le loro ricerche e sperimentazioni.

«Entro un anno introdurremo in azienda dei bovini e un piccolo pollaio che ci aiuteranno ad ampliare la biodiversità dei nostri campi. Stiamo facendo anche degli investimenti volti al risparmio energetico e delle risorse idriche. È in corso l’automazione di tutti gli impianti di irrigazione in modo da apportare delle migliorie alla nostra tecnica irrigua e ottenere un sostanzioso risparmio idrico. A breve partirà un progetto sui cumuli vegetali realizzato insieme al Crea, una prova sperimentale per studiare i cumuli realizzati con le potature dei nostri alberi.  E un’altra iniziativa che stiamo portando avanti è la classificazione di tutte le erbe spontanee che abbiamo in azienda nei diversi periodi dell’anno. Tutto sempre con l’obiettivo di incrementare la vitalità dei nostri terreni e perseguire l’ideale di azienda agricola a ciclo chiuso».

Grappoli insacchettati nel vigneto biodinamico - Ultima modifica: 2022-03-21T14:35:08+01:00 da Alessandro Maresca

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