Il Biologico rallenta la crescita. Ma aumentano gli importatori

Nel 2019 gli operatori del biologico sono cresciuti dell’1,5%. Analogo trend per l’anno in corso. L’approvazione della legge ferma al Senato e la giusta remunerazione dell’agricoltore restano prioritari. I trend del settore sono stati esaminati nel corso di un webinar organizzato per accompagnare l’avvicinamento della nuova manifestazione B/Open di VeronaFiere (23-24 novembre). Un focus sull’olivicoltura

La crescita del bio innesta una marcia più bassa. I dati di Assocertbio (l’associazione degli organismi di certificazione) evidenziano un’avanzata del biologico nel 2019 che non tiene il passo agli anni precedenti. E in questa prima parte dell’anno, sempre in base alle stime dell’Osservatorio di Assocertbio, sembra delinearsi una buona tenuta del comparto. Per il prossimo semestre, invece, si dovrebbe delineare una ripresa, lontana però dai grandi numeri degli ultimi anni.

È stato Riccardo Cozzo, presidente di Assocertbio, l'organizzazione che certifica attraverso i propri soci circa il 95% degli operatori del biologico, a rendere noti questi dati nel corso di un webinar che fa parte di una serie di incontri organizzati per segnare un percorso di avvicinamento a B/Open, nuova rassegna del Bio foods & Natural self-care in programma a Verona il 23 e 24 novembre 2020.

Un trend meno “frizzante”

Il numero di operatori certificati, che tiene in considerazione produttori, preparatori e importatori, si è mantenuto stabile nel 2019 (con una percentuale di crescita che oscilla da +1,34% a +1,5%) arrivando a 80.105 unità, contro le 79.046 del 2018 (clicca sulla tabella per ingrandirla) .

Positivo anche il trend nei primi cinque mesi del 2020 (+117 unità, pari al +0,15%),«meno frizzante con ogni probabilità per l’effetto delle difficoltà nella trasmissione delle notifiche da parte dei Centri di assistenza agricola nella fase di confinamento, anche se la ripresa delle attività a giugno lascia ipotizzare che nel secondo semestre gli operatori certificati possano aumentare» ha precisato Cozzo.
Per quanto riguarda le superfici bio, i primi 5 mesi del 2020 evidenziano una sostanziale tenuta della Sau con circa 10mila ettari certificati in più (+0,57%), che potrebbero essere confermati anche nelle proiezioni di fine anno.

Consumatori protagonisti

Vincenzo Vizioli

«La tenuta del settore – ha commentato Vincenzo Vizioli di Aiab – ha come protagonisti, ancora una volta, i consumatori, sempre più attenti a ciò che consumano – ma non è legata a concrete politiche del Governo. Fra l’altro vengono approvate normative come il “decreto rotazioni”, che rappresenta un vero e proprio oltraggio all’agronomia. Segnalo anche che la crescita degli importatori (26,67%) a fronte di un calo (dell’1,91%) dei produttori esclusivi è sintomatico. Infatti sono proprio gli importatori che stanno facendo fronte alla maggior richiesta del mercato interno».

Roberto Zanoni

Dal Canto suo Roberto Zanoni di AssoBio chiede una maggiore attenzione alla tracciabilità e ricorda che il biologico è un mondo trasversale a tutta l’agricoltura. Di conseguenza la legge su questo settore deve essere presto approvata per il vantaggio di tutti.

Centralità dell’azienda agricola

«Dobbiamo uscire da un equivoco: – ha aggiunto Francesco Giardina di Coldiretti – quando parliamo di biologico ci scordiamo di parlare di agricoltura. Ribadisco la centralità dell’azienda agricola nell'evoluzione del bio. Non dobbiamo produrre una bolla del bio che alla fine rischia di scoppiare. Dobbiamo dunque lavorare molto sui contratti di filiera e la certificazione dei mezzi tecnici».

Luigi Tozzi di Confagricoltura nell’occasione ha ricordato che da un paio d'anni stanno calando le superfici in conversione al biologico, forse a causa di una saturazione del mercato.

«È preoccupante se il piano Farm to fork, che non può essere supportato solo dal biologico, si da solo degli obiettivi di superficie senza confrontarsi con il mercato – afferma Tozzi -. In questo modo, infatti rischia di favorire le importazioni, che sono già in crescita».

Un importante riconoscimento

Andrea Bertoldi

E sull’annoso problema del costo elevato del prodotto biologico ha preso posizione Andrea Bertoldi di Federbio. «Non è il biologico che costa molto – ha detto – ma è il convenzionale che costa troppo poco e non è un caso che negli ultimi 10 anni le aziende agricole siano dimezzate. È necessario dunque riconoscere il giusto valore dei prodotti che non impattino sull’ambiente e sulla salute delle persone. Proprio per questo stiamo portando avanti una politica del giusto prezzo per sostenere l’agricoltura e il territorio ma anche la sicurezza alimentare. Ricordiamoci anche che se ai giovani non diamo una prospettiva economica difficilmente resteranno a lavorare in campagna. In questo senso il comparto del biologico non deve tanto chiedere dei soldi allo Stato ma un giusto riconoscimento che può essere dato anche dalla legge sul bio ferma al Senato».

Un comparto strategico

«Al centro delle politiche ministeriali, con risorse stanziate annualmente per le mense scolastiche (10 milioni di euro) e per ricerca e sviluppo (5 milioni), il biologico - ha affermato Roberta Cafiero del Mipaaf, - rientra nelle strategie comunitarie del Green Deal e trova l’Italia in una posizione di vantaggio, dal momento che rispetto a una media di superficie agricola bio che in Europa è intorno all’8%, l’Italia si colloca oltre il 15%».

Focus sull'olivicoltura

Nel corso dell’incontro, Riccardo Meo di Ismea e Roberta Callieris del Mediterranean Agronomic Institute di Bari hanno presentato un focus sulla filiera olivicola biologica in Italia (attualmente disponibile sul sito di Ismea), che vede l’Italia al secondo posto fra le superfici bio al mondo con 235.741 ha (26,70% della superficie mondiale a olivo bio), alle spalle della Tunisia (254.411 ha) e davanti a Spagna (195.114 ha) e Turchia (81.586 ha).

«Con un valore al consumo di 7,1 milioni di euro – ha detto Meo – 40.099 t di olio bio, 44.903 operatori, 1.620 frantoi biologici, il settore ha grandi opportunità di crescita, sfruttando le politiche comunitarie, l’aggregazione in organizzazioni di produttori, la crescita delle vendite che nella grande distribuzione è aumentata del 200% negli ultimi dieci anni».

Il Biologico rallenta la crescita. Ma aumentano gli importatori - Ultima modifica: 2020-06-26T10:35:52+02:00 da Alessandro Maresca

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