«Quella del biologico è una storia di successo. Ma se il settore non vuole restare vittima dei propri brillanti risultati, deve guardare avanti. Ecco perché serve una “rivoluzione bio” e un manifesto che indichi la strada che il bio deve percorrere per continuare il suo cammino di successo».
Così Angelo Frascarelli, presidente del comitato consultivo presso gli “stati generali del biologico” (Dalla rivoluzione verde alla rivoluzione bio, il biologico tra presente e futuro) che si sono svolti a Bologna il 5 e 6 settembre, spiega le basi del “Manifesto Bio 2030”, il documento che traccia il percorso dei prossimi dieci anni del biologico.
Sostegno all’agricoltore
«Il sussidio e il sostegno pubblico pur necessari e rivendicati nel biologico - spiega Frascarelli - non devono “drogare” il settore. L’agricoltore produce anche beni pubblici e per questo deve essere sostenuto, ma il sostegno non deve prendere il sopravvento sulla capacità imprenditoriale».
Frascarelli ha anche ricordato che il biologico deve comunque rimanere in stretta connessione con gli obiettivi della politica e della società per affrontare, con approccio agroecologico, sfide importanti come il cambiamento climatico.
«Per far questo - ha ricordato - gli standard del biologico devono rimanere elevati e i controlli devono essere seri e accurati. Non dimentichiamoci, infatti, che il biologico è l’unico sistema agricolo di qualità regolamentato per legge».
Anche nel biologico si dovrà fare uso delle piattaforme informatiche e satellitari (già implementate nella gestione della Pac) associandole a una più diffusa innovazione e rivoluzione digitale.
I distretti biologici
«L’agricoltura biologica - prosegue Frascarelli - rappresenta un modello di sviluppo del territorio con la nascita dei distretti biologici (biodistretti) come elemento di differenziazione».
Il manifesto punterà anche sulla valorizzazione e il rilancio della zootecnia biologica.
Filiera corta, multifunzionalità, diversificazione, informazione e tracciabilità sono alcune fra le più importanti condizioni alle quali il biologico si deve assolutamente allineare. «La distintività, con trasparenza e origine dovrà emergere attraverso l’etichettatura che deve comunicare i valori del biologico».
E’ prevista anche l’adozione di un logo nazionale, volontario, da abbinare a quello europeo, per comunicare l’unicità del prodotto italiano.
«Ricordiamoci - ha detto Frascarelli - che il biologico non deve chiedere l’elemosina alla politica, ma gli strumenti pubblici per comunicare se stesso».
Presto il documento definitivo
Nel corso del Sana il comitato che ha ideato il “Manifesto del Bio 2030” cercherà di acquisire attraverso convegni, tavole rotonde, contatti, ecc, tutte le informazioni necessarie per aggiustare il tiro e redarre un documento finale che tenga conto di tutte le esigenze del comparto.
La versione definitiva del “Manifesto del bio”, dunque dovrebbe essere pronta nei prossimi giorni.
«Sono contento - ha detto Giampiero Calzolari, presidente di BolognaFiere - che questo documento nasca a Bologna. Bologna così, ancora una volta, dimostra di essere la capitale del bio, con buona pace di pensa che ci possano essere delle alternative».
sono d’accordo sulla scelta de presidente conte bravo