L’utilità dei corroboranti in agricoltura è ormai un fatto assodato e una sfida accolta dall'industria dei concimi. Sono definite corroboranti quelle sostanze di origine naturale in grado sia di migliorare la resistenza delle piante nei confronti degli organismi nocivi sia di proteggerle dai danni non parassitari. I corroboranti sono anche definiti “potenziatori delle difese delle piante”.
Preparati biodinamici
L’agricoltura biodinamica utilizza, fin dalla sua origine un secolo fa, alcuni corroboranti che possono essere acquistati dagli allestitori professionisti o autoprodotti in azienda. Corroboranti che producono, anche secondo la scienza, risultati molto positivi.
I preparati biodinamici sono otto e vengono prodotti utilizzando, rispettivamente, letame di bovino, silice, achillea, ortica, camomilla, quercia, tarassaco e valeriana, tutti rigorosamente biodinamici. Dei preparati biodinamici due sono da spruzzo, il cornoletame (500) e il cornosilice (501), mentre gli altri sei (dal 502 a 507) sono da inoculare nei cumuli per fare il compost biodinamico.
La normativa
I corroboranti biodinamici sono inclusi nella normativa ufficiale. Carlo Triarico (nella foto sotto), presidente dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica italiana, che in questi giorni è oggetto di un appello in favore della sua posizione contro gli ogm, spiega che già il primo regolamento sul biologico europeo nel 1991 definiva le preparazioni biodinamiche appropriate per l’attivazione del compost. Il regolamento UE in materia di bioagricoltura contempla l’agricoltura biodinamica all’interno dell’agricoltura biologica e conferma l’idoneità dell’uso dei preparati biodinamici. Anche la normativa italiana, spiega Triarico, comprende l’agricoltura biodinamica e la equipara all’agricoltura biologica. Già nel decreto ministeriale del 2009 i preparati biodinamici venivano riconosciuti quali “prodotti impiegati come corroboranti potenziatori delle difese naturali dei vegetali”.
Ridotto impatto ambientale
Inoltre, il decreto ministeriale 6793 nel 2018 ha sancito che «i modelli di produzione agricola, quali l'agricoltura biologica e biodinamica, basati sulla sostenibilità dei processi produttivi, favoriscono la biodiversità e la naturale capacità di resilienza degli agroecosistemi e privilegiano l'applicazione di mezzi tecnici a ridotto impatto sull'ambiente», introducendo l’importante concetto del basso impatto ambientale dei corroboranti per tutelare la biodiversità e gli equilibri naturali delle zone rurali.
Economia circolare
La norma, inoltre, afferma che il ricorso a prodotti di origine naturale efficaci e sicuri utilizzati nel metodo biologico o in quello biodinamico sia in linea con gli indirizzi dettati dal pacchetto di misure Circular economy della Commissione europea. L’azienda biodinamica, infatti, tende per sua natura al ciclo chiuso, autoproducendo semi, compost e corroboranti.
La ricerca scientifica
Anche la ricerca scientifica avvalora l’importanza dell’utilizzo dei preparati biodinamici. Il professore Alessandro Piccolo, presidente del SISB, la Società Italiana di Scienze Biodinamiche, ha infatti affermato che il preparato biodinamico 500 è «ricco di metaboliti altamente bioattivi che, quando sciolti/sospesi in acqua e distribuiti al suolo in quantità minime (200-400 g per ettaro), ha la proprietà di stimolare il microbioma del suolo rizozosferico e innescare la produzione di altri metaboliti microbici». Piccolo, grazie alla sua ricerca sul suolo, oltre a svariati premi e riconoscimenti accademici, è stato recentemente incluso tra i Top-Italian-Scientists dall’Università di Manchester, in Gran Bretagna.
L'impegno continua
Triarico racconta di come l’Associazione Biodinamica Italiana, fondata nel 1947, prima associazione agroecologica italiana e tra le prime in Europa, si sia battuta per anni affinché non ci fossero divieti e limitazioni all’uso dei preparati. E, nonostante le forze avverse, è riuscita a eliminare i passati divieti e a mantenere i preparati biodinamici all’interno della normativa sui corroboranti. «Purtroppo, dall’arrivo di nuove componenti che intervengono a nome della biodinamica presso le istituzioni, quella protezione in cui mettiamo tanto impegno rischia di saltare» afferma Triarico. Inoltre, recentemente il Decreto Ministeriale sui corroboranti ha introdotto una norma che escluderebbe alcuni preparati biodinamici da spruzzo e da cumulo dai corroboranti ufficiali. «Stiamo seguendo con attenzione la vicenda, segnalata e monitorata anche da Federbio», di cui Triarico è stato vice presidente nel precedente consiglio.
Corsi e consulenze gratuite
Per contrastare questo fenomeno, l'Associazione per l'Agricoltura Biodinamica, con esperti agricoltori e professionisti ha messo a punto su tutto il territorio nazionale un piano formativo e di affiancamento alle aziende rivolto ad imprenditori agricoli biologici o in conversione. Il piano fa parte di un progetto finanziato dal Ministero e quindi formazione e consulenza personalizzate sono gratuite. Tra i collaboratori, Carlo Noro (nella foto di apertura), massimo esperto in Italia di preparati biodinamici, fondatore e titolare di BiodinamicaNoro, realtà agricola che si contraddistingue per la produzione di preparati biodinamici scrupolosamente allestiti da cui deriva una elevata qualità ed efficacia.
La quantità ottimale
L’Ente di certificazione del biodinamico dichiara nei suoi disciplinari che l’agricoltore deve irrorare i propri campi con 50 grammi per ettaro all’anno di preparato 500 diluito o, meglio, dinamizzato in acqua. Una ricerca scientifica ha però rilevato risultati efficaci con quantitativi più alti, intorno ai 200 grammi ettaro, ripetuti per diverse volte nell'anno.
A tale proposito abbiamo interpellato Carlo Noro (nella foto sopra), agricoltore biodinamico da 40 anni.
Noro ha sempre ricercato un’alta qualità delle sue produzioni, confrontandosi anche con esperti internazionali e facendo una ricerca sperimentale nella propria azienda. L’azienda si chiama “Soc. Agr. Biodinamica Carlo Noto” ed è un’azienda multifunzionale costituita da due corpi, uno a Labico, in provincia di Roma e l’altra a Piglio in provincia di Frosinone.
A Labico si trova la produzione di ortaggi per la didattica, quella degli otto preparati biodinamici venduti in tutta Italia, le serre di sperimentazione e la cantina, mentre a Piglio ci sono gli ulivi e vigneti. I terreni hanno caratteristiche diverse, si va da quelli più calcarei nell’uliveto a quelli argillosi dei vigneti, passando da quelli di medio impasto. Noro, grazie alla sperimentazione in campo ha potuto constatare direttamente l’efficacia dei corroboranti biodinamici da lui prodotti verificando nel tempo le più idonee tecniche di allestimento dei preparati.
Sostanza organica
Noro, che in questi giorni sta allestendo il cornoletame, ci racconta di come le vacche biodinamiche, che hanno pascolato all’aperto su terreni in cui sono stati spruzzati il cornoletame e il cornosilice, producano il letame migliore per il preparato 500.
Questo autunno prevede di interrare 70.000 corni che poi saranno dissotterrati in primavera. Noro conferma i risultati della ricerca scientifica. «Il cornoletame serve a rigenerare, a coordinare e a dare supporto alla microbiologia del terreno. Dando equilibrio alla struttura umico colloidale aiuta a costituire un humus vitale, oltre a neutralizzare eventuali inquinanti presenti nel terreno».
Oggi, pur producendo intensivamente, dopo 40 anni di pratica biodinamica la sostanza organica nei terreni dell’azienda di Noro è al 7%, sensibilmente più alta della media nazionale che va dall’1% al 3%. «Nei miei campi faccio 5 passaggi l’anno con il 500 e con il 501 nella quantità di 200 grammi per ettaro. In altre parole, uso 1 kg/ettaro l’anno. E i risultati si vedono», conclude Noro.