L'agricoltura biodinamica in Italia è in costante crescita (il numero di aziende è raddoppiato in 10 anni), e i problemi ai quali risponde con soluzioni concrete contribuiscono a fare dell’Italia il primo paese esportatore biodinamico in Europa. Mancava però al nostro paese una Società scientifica di Scienze biodinamiche, per il confronto e la collaborazione dei diversi ricercatori impegnati in questa disciplina. La bioagricoltura è uno dei nodi cruciali della modernità.
Le sue origini sono negli strumenti teorici e operativi della biodinamica, fondata nei primi anni Venti del Novecento da Rudolf Steiner. In questo senso la biodinamica si presenta non solo come proposta di modello agroalimentare, ma più ampiamente come approccio scientifico e sociale rigoroso.
i due fondatori
La società scientifica di biodinamica, che sarà presentata in un convegno scientifico nel Salone dei Cinquecento a Firenze, il 12 novembre (Covid-19 permettendo…), è stata fondata su iniziativa di Alessandro Piccolo, chimico, professore dell’Università Federico II di Napoli e Carlo Triarico, storico della scienza, presidente dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica e vede già l’adesione di docenti e ricercatori da vari istituti italiani.
Questa ha lo scopo di intraprendere una vasta azione in ambito scientifico e tecnologico, coinvolgendo attivamente anche il mondo della produzione. Riguardo al nucleo agricolo vuole approfondire le caratteristiche tecniche, le modalità organizzative e affinare i saperi agronomici delle realtà agricole biodinamiche. Si tratta di termini essenziali per un cambio di paradigma del sistema agricolo.
Un approccio rigoroso
La vocazione a un approccio scientifico rigoroso è alla base dell’agricoltura biodinamica. A partire dagli anni Venti a svilupparla sperimentalmente furono sopratutto epistemologi, chimici, fisici e biologi. Furono attivi i più celebri scienziati, docenti universitari, allievi di Steiner. Tra questi ricordiamo il chimico, laurea honoris causa in medicina e professore di scienza della nutrizione, Ehrenfried Pfeiffer, la microbiologa Lili Kolisko e il fisico, medico e docente di Chimica medica dell’Università di Vienna, Eugen Kolisko.
La prima formalizzazione matematica dei principi che sono alla base della biodinamica fu di un altro allievo di Steiner, il matematico George Adams, poi laurea ad honorem in Chimica a Cambridge. Sorsero via via istituzioni di ricerca.
Università e centri ricerca biodinamici stranieri...
Tra quelle operanti oggi vi sono: in Olanda l’Università di Wageningen e il Louis Bolk Instituut, sorto nel 1976 a Driebergen.
In Germania in tutte le facoltà di agraria viene introdotta la biodinamica e in particolare si insegna nell’Università di Kassel, nell’Università di Bonn e nell’Università di Hohenheim. Quest’ultima ha la sua azienda agricola (denominata “Klein Hohenheim") condotta con metodo biodinamico e dedicata alla ricerca in biodinamica.
In Svizzera segnaliamo la sezione di Scienze naturali, la sezione di Agricoltura e il Forschungsinstitut am Goetheanum, a Dornach, Basilea, in attività dai primi anni Venti del Novecento. Nello stesso paese ha sede il FiBL - Forschungsinstitut für biologischen Landbau. In Germania ricordiamo anche il Forschungsring für Biologisch-Dynamische Wirtschaftsweise, istituto operante dal 1950 a Darmstadt e poi il Forschung & Züchtung Dottenfelderhof, operante dalla fine degli anni Cinquanta a Bad Vilbel, Francoforte e sempre nell’Università di Kassel, risiede un centro di ricerca per la biodinamica.
In Svezia vi è il Biodynamic Research Institute a Ierna, sorto dalle ricerche dei primi anni Cinquanta e affiliato alla Rudolf Steiner University.
Nel Regno Unito vi è l’Università di Conventry. Il Biodynamisk Forskningsforening, ente di ricerca riconosciuto dallo Stato, sorto nel 1997, opera in Danimarca. Il Bio-dynamic Research Institute, fondato in Australia nel 1952, è riconosciuto dallo Stato. In Egitto il corso di laurea in agricoltura biodinamica ha sede nella Heliopolis University, presso il Centro Sekem, fondato negli anni Settanta.
Il Michael Fields Agricultural Institute svolge ricerca in biodinamica negli Stati Uniti, paese dove la ricerca fu avviata fin dagli anni Trenta e dove sono operanti il Josephine Porter Institute e il Rodale Institute. Dal 2005 è stato costituito il Biodynamic Research Network. Esso federa diversi centri di ricerca operanti sulla biodinamica in tutto il mondo.
... e la situazione in Italia
In Italia l’agricoltura biodinamica è stata praticata dai primi anni Trenta e l’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica fu fondata, appena recuperata la libertà di associazione, nel marzo del 1947. L’associazione Demeter Italia è stata fondata nel 1984. Nel 1994 è stato fondato Apab, il primo istituto italiano di formazione in agricoltura biologica biodinamica.
Nel 2017, su ispirazione e donazione di Giulia Maria Crespi, è sorto Agrifound, il primo ente di ricerca per la biodinamica in Italia, oggi impegnato in un programma sperimentale triennale, in collaborazione con alcune università italiane. Sulla biodinamica, dalla fine degli anni Novanta, sono stati attivati progetti di ricerca, lezioni, master, borse di ricerca, dottorati di ricerca in diverse università italiane e soprattutto nelle università di Firenze, Federico II di Napoli, Bologna, Salerno, Basilicata, Politecnica delle Marche, Urbino, Catania. A questo processo partecipano attivamente numerose realtà agricole biodinamiche.
Le più note applicazioni della biodinamica intendono rispondere sia al problema ambientale, sia al problema sociale, che si manifesta nei rapidi cambiamenti in atto nel mondo rurale e da questo nella società contemporanea. Fin dall’inizio si compose delle attività multidisciplinari interessando matematica, astronomia, medicina, agricoltura, scienze naturali, scienze sociali, arte e architettura, pedagogia, sociologia e socioterapia, diritto.
Un presidio contro il pregiudizio
Manifesta l’esigenza di una profonda riforma scientifica e dalla immediata constatazione che alla potenza tecnologica del processo industriale in agricoltura, non corrispondesse la fondazione di un modello capace di indirizzare dall’interno gli assetti generali della ricerca in generale e dello sviluppo della vita rurale e delle relazioni sociali in particolare. Una società scientifica biodinamica si pone l’obbiettivo di comprendere il modello generale rappresentato da tutto questo.
In Italia prese di posizione attardatesi su considerazioni ideologiche, hanno espresso critiche di fondo all’approccio agroecologico biodinamico.
In verità le censure sulla biodinamica hanno evidenziato più che altro la mancanza di una conoscenza di questo metodo presso una parte dell’accademia e la necessità di una divulgazione fedele e di studi rigorosi, buon presidio contro il pregiudizio. Sicuramente l’avvio di studi e ricerche in una società scientifica dedicata, potranno contribuire a un dibattito fondato e serio anche nel nostro paese. L’augurio è che questo sia solo un primo passo per recuperare il credito di ricerca che la biodinamica ha contratto in Italia. L’avvio del Comitato permanente per la ricerca in agricoltura biologica e biodinamica, istituito in Italia dal Mipaaf, è un punto di forza per questa prospettiva.
Un panorama di conoscenze per supportare la formazione
La società scientifica ritiene essenziale sviluppare la ricerca riconoscendo la dignità dei saperi e lavorando al reciproco sostegno dei saperi contadino e scientifico. La prassi che vede l’azione congiunta dei ricercatori con gli agricoltori è un patrimonio storico, fonte di uno sviluppo di conoscenze prezioso.
È l’esempio di un metodo partecipato, con cui la cultura scientifica può essere rigorosamente fondata, ma popolare. Ciò rende evidente che, prima di costruire astratte teorie intellettualistiche, occorre costruire una lunga teoria costituita dai fatti d’esperienza, così come ce li offrono i fenomeni sia in campo, sia nei iversi comparti disciplinari. Il metodo conoscitivo di questo tipo proposto da Steiner richiede l’acquisizione di una serie significativa di fenomeni prima di formulare qualsiasi teoria. Se si sa ben ricercare, proponeva Goethe, i fatti sono già la teoria. La raccolta di tecniche, immagini, tracce, informazioni, di alcuni casi di studio su cui avviare riflessioni e ricerche, servirà a formare un panorama di conoscenze con cui supportare la formazione di una generazione di ricercatori, ma anche di operatori economici e di agricoltori emancipati e di una classe di esperti impegnati attivamente per la costruzione di un nuovo modello sociale.