Un modello di azienda tendente al ciclo chiuso in linea con il Green Deal

La Cooperativa Agricoltura Nuova coltiva 300 ettari dal 2010 condotti col metodo biodinamico. «Attraverso l'agricoltura sociale puntiamo alla multifunzionalità -afferma il fondatore Pietro Patacconi – integrando la funzione produttiva di beni alimentari con servizi culturali educativi, assistenziali e formativi»

La gestione aziendale a ciclo chiuso è diventata un tema di interesse agronomico con l’introduzione degli obiettivi del Green Deal Ue nelle strategie Farm to Fork e Biodiversità i cui primi impegnativi risultati sono fissati al raggiungimento entro i prossimi otto anni. Questo vale più ancora per l’Italia che, avendo già oggi una percentuale di suolo in biologico certificato (16%) doppia di quella media europea, ha voluto anticipare i primi obiettivi al 2027. È dunque importante esplorare casi aziendali che rappresentano modelli sostenibili di bilanciamento circolare interno tra presenza animale, produzione di foraggio, rotazioni colturali da reddito e concimazioni.

Le tipologie aziendali

La filiera di Agricoltura Nuova

Le aziende di grandi dimensioni consentono di impostare più facilmente il ciclo chiuso dell’organismo agricolo. In genere costituiscono anche un presidio sociale e un centro di riferimento distintivo per il territorio circostante. Il modello biodinamico, che ha il ciclo chiuso come carattere distintivo, offre interessanti casi studio in questa direzione. Per questa loro caratteristica, le aziende biodinamiche insistono su di una superficie media che è sensibilmente maggiore della media italiana (39 ettari medi per azienda) e hanno una propensione verso colture da reddito con una dimensione economica importante e un orientamento tecnico produttivo ad alto valore aggiunto. Il fatturato medio annuo è di 13.300 €/ha, rispetto ai 3.200 medi italiani, proprio grazie al prevalere di alcune colture.

Un esempio significativo

Foto storica di Agricoltura Nuova

Prendiamo qui in considerazione il caso di Agricoltura Nuova, una cooperativa sorta negli anni Settanta alle porte di Roma, all'interno del parco di Decima Malafede. Coltiva circa 300 ettari, condotti in agricoltura biologica dalla fine degli anni Ottanta e in agricoltura biodinamica dal 2010. Questi danno lavoro a circa 50 addetti. La buona conduzione della conversione aziendale al biodinamico ha consentito di ottenere, al suo termine, rese superiori a quelle raggiunte fino ad allora in biologico e del tutto simili a quelle degli anni precedenti alla conversione al bio.

«Noi oggi produciamo alimenti con rese uguali a quelle che avevamo quando eravamo in convenzionale, alimenti sani e genuini secondo la tradizione e nel rispetto dell’ambiente - spiega Carlo Patacconi della Cooperativa agricola Agricoltura Nuova dalla sua fondazione -. La terra sta bene e i frutti sono di alta qualità. I risultati ottenuti ci hanno convinto dell’efficacia del metodo biodinamico».

Durante la coltivazione biologica l’azienda, che composta e immette in campo una quantità di residui vegetali da potature provenienti dall’esterno, era stata soggetta a un deterioramento dei suoli, portato dalle matrici vegetali non perfettamente compostate. La successiva adozione del metodo di compostaggio biodinamico, portando a un migliore esito del processo e alla trasformazione in humus della frazione organica vegetale trattata, è intervenuto significativamente a rimediare alla criticità, che aveva portato a diverse patologie vegetali e alla riduzione delle rese.

Irrorazione del compost con il 500 P

Il punto vendita

Il caso aziendale di Agricoltura nuova è dunque una testimonianza di particolare interesse per valutare l’applicazione di alcuni dei processi ecologici biodinamici in un’azienda che tende, ma non completamente, al ciclo chiuso. Come detto, infatti, assorbe dall’esterno una rilevante quantità di materiale vegetale da compostare. Quantità che tenderebbe a squilibrare il processo organicistico, come osservato nel periodo di conduzione in biologico, mentre un’applicazione particolarmente raffinata del processo di umificazione biodinamica in cumuli vegetali, riesce a superare la criticità.

Alla classica inoculazione con i 6 preparati biodinamici destinati al cumulo di compost, l’azienda aggiunge infatti un’innovativa pratica di irrorazione del cumulo con il preparato detto “500 P”, un biostimolante che è una declinazione modificata del “Preparato 500”, ordinariamente destinato all’irrorazione diretta sul suolo. Il “500 P” si ottiene arricchendo con i 6 preparati da cumulo il “500” e sottoponendolo a un’ulteriore maturazione in ambiente controllato.

Già nelle indicazioni sperimentali dei primi anni Venti del Novecento sull’applicazione del ciclo chiuso all’organismo agricolo, Steiner, il fondatore dell’agricoltura biodinamica, e i suoi allievi indicarono la difficoltà di realizzare un ciclo chiuso puro e la necessità di raffinare metodi e tecniche che possano portare a una sua ponderata e progressiva approssimazione al tipo ideale.

Come nasce Agricoltura Nuova

L'area pic-nic aziendale

La Cooperativa Agricola Sociale Integrata Agricoltura Nuova è nata nel 1977 per iniziativa di un gruppo eterogeneo costituito da giovani disoccupati, braccianti e contadini che occuparono le terre. Il loro obiettivo era duplice. Da un lato s’intendeva creare nuovi posti di lavoro in agricoltura e dall’altro si voleva risparmiare l’area dalla cementificazione cui era destinato il vasto comprensorio, che pure si distingueva per un elevato pregio ambientale. La battaglia per salvare le “Tre Decime” dall’insediamento edilizio portò infine al ritorno dell’intera area alla destinazione agricola. Ciò avvenne attraverso il suo inserimento nella variante di “salvaguardia”, cui seguì la perimetrazione del parco regionale di Decima Malafede, per una superficie di circa 6mila ettari.

La Cooperativa nel 1996 ha ricevuto in concessione i terreni che coltivava, superando lo status di presidio in occupazione abusiva, che si protraeva da vent’anni. Dal 2002 Agricoltura nuova fa parte della Rete delle Fattorie Educative di Roma Natura e accoglie in media ogni anno 30mila studenti provenienti prevalentemente dalle scuole romane. A questi si aggiungono tanti visitatori italiani ed esteri, attratti dal paesaggio e dalla conduzione ecologica dell’azienda.

La produzione aziendale

L'azienda si distingue per una grande diversità colturale. Produce cereali, latte, miele, frutta, uova, legumi, carne e ortaggi di stagione. Alleva pecore, vacche, vitelli, maiali, capre, galline ovaiole e dispone di una buona attività apistica. Molti prodotti sono trasformati direttamente in azienda e tra questi soprattutto i cereali e il latte. Lo spaccio aziendale vende pane, biscotti, latticini, miele, carni fresche e insaccati, tutti provenienti da coltivane biodinamica. In oltre quarant'anni di attività i soci della cooperativa hanno saputo maturare conoscenze artigianali che permettono di raggiungere un’alta qualità nella produzione che, insieme alla garanzia di un prodotto sano, buono e sicuro, è molto gradita ai consumatori che in larga parte affluiscono dalla capitale. Da oltre trent'anni la cooperativa si occupa anche di ristorazione e di gestione di eventi. L’azienda dispone inoltre nella capitale di quattro punti per la vendita diretta.

Agricoltura biodinamica e umificazione

Il bar annesso all'azienda

L’Agricoltura biodinamica è dunque diventata fondamentale per i processi di umificazione e risanamento dei suoli aziendali. Il processo di produzione di Agricoltura Nuova è imperniato sulla filiera, che fa dell’azienda agricola multifunzionale non solo un luogo di produzione, trasformazione e vendita, ma un organismo biodinamico agroecologico. In questo il ciclo che integra gli animali (che devono fermarsi a un massimo di due Uba per ettaro di Sau), con le concimazioni da letame umificato e il compost vegetale maturo costituisce un elemento di equilibrio. La condizione non è semplice da raggiungere e perpetuare, considerando l’ingresso di una quantità di potature dall’esterno dell’azienda. Queste, adeguatamente umificate in biodinamica, non portano più allo squilibrio dei suoli. Occorre infatti considerare che la lignina da latifoglie, in parte nociva se interrata tal quale nel suolo, è la matrice vegetale ideale per la formazione di un buon humus da compost. La lignina da latifoglie, per la sua struttura polimerica nobile, costituisce una componente di carbonio di gran lunga migliore delle lignine da piante erbacee e da conifere, a condizione di essere compostata nelle migliori condizioni. La cura del suolo, in un organismo agro ecologico, si estende poi agli equilibri sociali.

Agricoltura sociale, diversificazione e occupazione

I soci della cooperativa si propongono di garantire occupazione permanente in agricoltura, buona redditività, rispetto del lavoro e massima produttività delle terre, non disgiunte dall'interesse generale per la comunità verso la promozione umana e l’integrazione sociale.

La struttura produttivo-distributiva di Agricoltura Nuova si basa sulla diversificazione della produzione agricola e dell’allevamento, la trasformazione dei prodotti e la vendita diretta. Afferma Patacconi: «In questa maniera è possibile offrire i prodotti a prezzi contenuti, controllare l’intero ciclo produttivo, mantenere un alto livello occupazionale, cercando un contatto diretto con i clienti che possono venire in aziende e seguire le fasi produttive».

Laboratorio della fattoria didattica

Già prima della legge 381/91 istitutiva delle cooperative sociali, Agricoltura Nuova apriva la porta della propria compagine sociale a persone diversamente abili, con inserimenti lavorativi che oggi rappresentano il primo scopo di tutte le cooperative sociali, ambiti in cui l'attività della cooperativa è in costante crescita. Crediamo che coltivare biodinamico non sia solo rispettare delle regole e migliorare l’ambiente, ma sia soprattutto dirigere le nostre forze in un processo di cambiamento sociale, operare nel rispetto della vita di tutti. È proprio la pratica biodinamica a spingerci progressivamente verso nuovi modelli di sviluppo più sostenibili ed etici».

Per dare continuità ai risultati conseguiti, l’azienda è interessata da un progetto di scuola di formazione professionale in biodinamica. Con questa si intende affrontare il problema dell’avvicendamento e introdurre le nuove generazioni alle pratiche bioecologiche.

Un modello di azienda tendente al ciclo chiuso in linea con il Green Deal - Ultima modifica: 2022-11-22T17:48:00+01:00 da Alessandro Maresca

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