«Vetiver, la pianta che guida una rivoluzione ecologica»

vetiver
Secondo Benito Castorina bonifica aria, acqua e suoli agricoli, consentendo di fare un’agricoltura biologica di alta qualità

In India, dove ha origine, la chiamano la pianta miracolosa. È un’erbacea dalle molteplici applicazioni che permette di incrementare la sostenibilità ambientale. Si chiama vetiver. Benito Castorina, architetto ambientale e titolare dell’azienda “Latium Vetiver”, spiega perché dobbiamo investire su questa pianta. L’attività di Castorina, partendo dalla produzione, conservazione e trasformazione di questa Poacea perenne (Chrysopogon zizanioides), si sviluppa su tre direttrici interconnesse: agricoltura biologica; architettura ambientale integrata; ricerca di base e applicata in collaborazione con università, centri di ricerca e industrie.

Quali sono le peculiarità?

Il vetiver è una pianta erbacea perenne, sterile, sempreverde e non invasiva (si riproduce per separazione del cespo). Il suo apparato radicale, che si sviluppa solo verticalmente, ha resistenza pari a 1/5 dell’acciaio, imbriglia qualunque terreno e lo rimodella. La tecnologia del vetiver è stata definita dalla Banca mondiale come la più promettente contro l’erosione e la bonifica dei suoli. Per le sue diverse applicazioni rappresenta un’occasione da non perdere per il recupero e la conservazione dell’ambiente.

Quali le caratteristiche morfologiche e fisiologiche della pianta?

La parte aerea della pianta è robusta ed eretta e resiste anche a flussi d’acqua molto veloci; può raggiungere l’altezza di 2-3 metri.

La pianta forma in superficie una barriera vivente porosa che si comporta come un vero e proprio filtro che trattiene sia sottili sia grossi materiali sedimentari.

Le radici della pianta scendono verticalmente nel terreno, fino alla profondità di 4-5 metri, formando una struttura elastica e continua che si integra nel terreno in modo naturale e riduce, previene o evita il drenaggio in profondità. Quanto alle caratteristiche fisiologiche è una pianta molto resistente alle condizioni climatiche avverse quali gelo (-7 °C), ondate di caldo (+45 °C), siccità, allagamenti e inondazioni.

È altamente resistente inoltre a diverse condizioni edafiche, quali alta e bassa acidità del suolo (pH 4-12), salinità, terreni contenenti sodio, magnesio, alluminio e manganese.

Infine resiste ai metalli pesanti quali arsenico, cadmio, rame, cromo, piombo, mercurio, nichelio, selenio e zinco.

Siepe per la regimazione delle acque e il ricarico delle falde acquifere
Come può essere impiegato e quali vantaggi assicura agli agricoltori?

Può essere impiegato per la bonifica delle acque e dei suoli agricoli contaminati da più di mezzo secolo da fitofarmaci e fertilizzanti (metabolizza erbicidi non più utilizzati ma che possono essere presenti in alcuni suoli quali diuron e atrazina a concentrazioni superiori a 200 mg/l), consentendo di fare un’agricoltura biologica di alta qualità.

Le siepi di vetiver rallentano la velocità dell’acqua piovana evitando la perdita dei semi e proteggono le piante giovani e il manto erboso anche in occasione di fenomeni climatici estremi (come bombe d’acqua).

In più attirano gli insetti, svolgendo il potenziale ruolo di pianta trappola per quelli dannosi. Inoltre le foglie, dato l’alto contenuto nutritivo, sono un ottimo alimento per gli animali.

Sulle colture arboree è possibile utilizzare le siepi come barriera filtrante, consentendo di mantenere il terreno umido, evitando l’erosione e lo scalzamento delle radici e portando in superficie nutrienti presenti negli strati più profondi.

Le foglie sono utili anche per la pacciamatura del suolo. Una pratica che, oltre a proteggerlo dalla crescita di infestanti, arricchisce il terreno di carbonio consentendo uno sviluppo rigoglioso delle piante. Infine l’impiego di siepi di vetiver, formando barriere filtranti nel suolo, rallenta la velocità dell’acqua piovana facendola permeare nel terreno e ricaricando in tal modo le falde acquifere.

Una pianta, mille utilizzi. Il suo impiego è economicamente sostenibile?

Dissesto idrogeologico, desertificazione, tropicalizzazione, inquinamento dei suoli e abbassamento delle falde e dei bacini acquiferi sono problemi da affrontare e risolvere, ma gli alti costi dei sistemi tradizionali non consentono gli interventi su larga scala. L’utilizzo del vetiver permette di affrontare questi problemi a costi contenuti e risolverli con sistemi naturali. Inoltre, l’utilizzo bioenergetico della notevole biomassa prodotta può consentire di risolvere altre criticità, come l’approvvigionamento di gas e la produzione di energia elettrica che incidono sull’agricoltura, sull’impatto ambientale e sulla dipendenza da Paesi non europei. Questi interventi sistemici portano benefici che si ripercuotono sull’economia, sull’ambiente, sull’industria, sull’occupazione, sul benessere complessivo e sul rilancio della ricerca applicata e lo sviluppo nel settore ambientale e industriale.

Un esempio pratico?

Prendiamo gli effetti del climate change. Questo non riguarda solo l’aumento della temperatura. Infatti, le nostre piante coltivate, acclimatate nel mediterraneo, sono strutturate per ricevere piogge a piccoli intervalli, mentre con la tropicalizzazione subiscono l’alternanza di stagioni di grande siccità che le indeboliscono (o le fanno morire), a cui succedono stagioni di intense piogge concentrate in periodi limitati. Un processo che può provocare la scomparsa di piante e microrganismi che non riescono ad adattarsi alla velocità di questi cambiamenti climatici.

Questa situazione si risolve solo con un piano sistemico basato sulle piante, al fine non solo di arrestare la CO2 prodotta dalle attività antropiche, ma anche di ridurla. Tra le piante utili a tale fine si possono considerare la canapa e il bambù che riescono a catturare sino a 15 tonnellate di CO2 per anno per ettaro. Ma ancora meglio fa il vetiver, che riesce a catturare oltre 154 tonnellate di CO2 per anno per ettaro, favorendo, inoltre, il riequilibrio dei cicli atmosferici, stabilizzando i cicli vitali della natura e avviando un processo per il ritorno delle piante scomparse grazie alla bonifica delle acque inquinate.

Un altro esempio riguarda il grave processo di desertificazione che si può contrastare con le siepi di vetiver, in quanto formano una barriera filtrante che lascia passare verso valle i limi sottili favorendo la formazione dell’humus, e allo stesso tempo evitano lo sradicamento del manto erboso indebolito da lunghi periodi di siccità.

Concetti chiave che aiutano a comprendere perché il vetiver può rappresentare la pianta della “rivoluzione ecologica” per le nuove generazioni.

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Progetti e sperimentazioni

Le collaborazioni in corso:

- Progetto di consolidamento di versante in frana in Zona Costa del comune di Monterotondo, realizzato con l’Architettura Ambientale Integrata;

- Progetto interdisciplinare per la bonifica di un terreno nella Valle del Fiume Sacco, con Crea, Enea, Università La Sapienza e Università Roma Tre, che ha confermato il vetiver tra le piante più efficienti per la bonifica di suoli altamente inquinati;

- Bonifica del percolato di una discarica nel Comune di Tursi, dove il vetiver per la capacità di produrre una grandissima quantità di ossigeno (120 litri al giorno da una piantina con soli 60 cm di radici) è riuscito a bonificare questo effluente che contiene un’alta quantità di inquinanti;

- Produzione di gas ad alta qualità (60% idrogeno, 20% metano) con l’impiego di reattori a letto fluido utilizzando la biomassa delle piante di vetiver (brevetto dell’Università di Teramo e impresa siderurgica italiana).

«Vetiver, la pianta che guida una rivoluzione ecologica» - Ultima modifica: 2022-05-17T12:30:03+02:00 da K4

2 Commenti

  1. Se non vado errato, ho letto un commento di Omar Giusti nel quale era riportato l’utilità e la preziosità di questa pianta!!!
    Se chi finge di governarci volesse investire, ANZICHÉ NELLE ARMI DA INVIARE ALL’UCRAINA, nell’acquisto di questa pianta, io credo che si risolverebbe una larga percentuale di inquinamento, ed in più sarebbe un buon aiuto nell’agricoltura e nella prevenzione delle frane!

  2. Voglio che sia ben chiaro che la faccia arrabbiata l’ho messa non per il post, ma per il comportamento che hanno i politici nei confronti dell’ambiente!!!
    Si potrebbe risolvere buona parte dell’inquinamento con il “VETIVER”: Purtroppo dobbiamo subire i problemi derivanti dall’inquinamento, solo per il fatto che non si sta facendo nulla, o quasi, per salvaguardare l’ambiente che ci circonda!

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