Bioeconomia circolare pilastro della transizione ecologica

economia circolare
Se ne è parlato a Ravenna in occasione della quarta edizione del “Bioeconomy Day"

Una risposta a gran parte delle sfide globali che dovremo affrontare nei prossimi anni, dal risanamento ambientale ai problemi del cambiamento climatico fino alla necessità di sfamare un mondo in cui i fabbisogni alimentari aumenteranno del 70% entro il 2050.

È la bioeconomia, che può essere definita come un’economia basata sull’utilizzazione sostenibile di risorse naturali rinnovabili e sulla loro trasformazione in beni e servizi finali o intermedi. Se ne è parlato a Ravenna in occasione della quarta edizione del “Bioeconomy Day”, lanciato dal cluster della Bioeconomia circolare Spring in collaborazione con Assobiotec-Federchimica, grazie alla collaborazione della Fondazione Raul Gardini, con dibattiti e tavole rotonde.

In uno di questi alcuni tra i principali attori del settore, provenienti dal mondo agricolo, industriale, finanziario e della ricerca, si sono confrontati sul tema “La Bioeconomia circolare pilastro della transizione ecologica” e sulla problematica della degradazione dei suoli.

Esempi di economia circolare

"Qui dove tutto torna" è il nome del progetto di economia circolare realizzato da Caviro, la più grande cooperativa vitivinicola italiana, investendo oltre cento milioni di euro per creare un sistema virtuoso che ridà vita al 99% degli scarti di lavorazione delle uve, generando energia e biometano, riducendo l'impronta di carbonio, risparmiando acqua e producendo fertilizzante per i terreni dove insistono i vigneti. A illustrare il caso è stata Silvia Buzzi, manager che si occupa di salute, sicurezza, ambiente e sostenibilità per il gruppo di Faenza. «In questo modo vinacce, fecce e mosti diventano nuovo valore aggiunto, nuovi prodotti nobili».

«Il nostro modello di sviluppo "insostenibile" applicato fino a oggi ha creato e creerà gravi conseguenze – ha ammonito l'amministratrice delegata di Novamont e presidente Cluster Spring Catia Bastioli –. Stiamo assistendo a fenomeni di desertificazione, perdita di sostanza organica nei terreni, siccità, carestie. C'è stata una mancanza di considerazione degli effetti nel domani delle azioni di oggi. La crisi climatica genera tutte le altre – ha ragionato –. Abbiamo bisogno di cambiare passo. Serve una condivisione degli obiettivi per una reale transizione ecologica. Bisogna passare dallo sfruttamento alla rigenerazione dei suoli. La bioeconomia si lega a doppia mandata all'economia circolare. Dobbiamo decarbonizzare l'economia – ha concluso –. Serve uno sforzo di riprogettazione sistemico che si attua sui territori. Dall'agricoltura alle filiere produttive.

Oltre trent'anni fa Novamont ha iniziato a realizzare iniziative di economia circolare attivando bioraffinerie integrate nei territori dedicate alla produzione di bio plastiche e bio prodotti da fonti rinnovabili, attraverso la riconversione di siti industriali non più competitivi, nel rispetto delle specificità locali e in partnership con tutti gli attori della filiera. Per quanto riguarda nello specifico l'agricoltura, Novamont utilizza materie prime locali (colture a basso input, sottoprodotti, scarti di lavorazione), nella logica di una loro valorizzazione “a cascata” fino alla produzione di soluzioni sostenibili attraverso processi industriali che riducono l’impatto ambientale e incrementano la sicurezza.

Con l'attività di ricerca punta a identificare colture autoctone, che possano essere coltivate in terreni marginali e non irrigui, per permettere di valorizzare le specificità locali, mantenendo la biodiversità, e con una grande attenzione alla fertilità dei suoli. Allo stesso tempo cerca di massimizzare l’utilizzo di tutte le componenti produttive, che da “scarti” diventano co-prodotti e punti di partenza di nuove filiere.

Le soluzioni dedicate al mondo dell’agricoltura, come film per pacciamatura, clips, dispenser per feromoni realizzati con la bioplastica Mater-Bi, contribuiscono a risolvere specifiche problematiche legate al fine vita. I biolubrificanti biodegradabili per i macchinari agricoli, contribuiscono a minimizzare i rischi connessi alla dispersione di prodotti nell’ecosistema, infine i bioerbicidi contribuiscono a ridurre l’uso di alcune molecole ad alto impatto ambientale.

Giansanti: «Agricoltura pronta a fare la sua parte, ma sia riconosciuta»

«La bioeconomia in Italia vale 317 miliardi di euro e occupa circa due milioni di persone. In Italia, nel Nord est e nel Mezzogiorno il ruolo del settore è importante e vede il Trentino Alto Adige e la Basilicata ai primi posti per valore aggiunto della bioeconomia sul totale, con oltre il 9%. In questo mondo l'agricoltura c'è e ci sarà – ha detto il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti – Confagricoltura ha da tempo una sezione dedicata a questo comparto proprio perché crede in nuovi modelli produttivi finalizzati a migliorare le performance senza deteriorare le risorse naturali».

«In questa direzione il carbon farming avrà un ruolo sempre più determinante ed è per questo che stiamo investendo per abbattere le emissioni in atmosfera e far sì che l'agricoltura possa dare un contributo importante per raggiungere gli obiettivi di neutralità del 2050 – ha aggiunto Giansanti – oltre 30 anni fa Raul Gardini aveva pronosticato la centralità dei temi della bioeconomia, dell'economia circolare e della chimica verde, che oggi sono indirizzi obbligatori delle politiche internazionali. In questi decenni si è passati da una gestione delle eccedenze produttive a una gestione delle possibili carestie, anche alla luce di quanto sta succedendo con la guerra in Ucraina. La Pac negli anni ha privilegiato politiche che hanno destrutturato la capacità produttiva – ha fatto notare il presidente di Confagricoltura – oggi occorre rivedere quel modello rispondendo alle nuove emergenze legate alla sicurezza alimentare e preservando le risorse naturali. Le imprese che investiranno in questa direzione e che valorizzeranno la bioeconomia e l'economia circolare, dovranno necessariamente avere un riconoscimento – ha concluso –. L'agricoltura deve contribuire al cambiamento di paradigma producendo di più con meno. Una mission impossible? Credo di no, grazie alle innovazioni tecnologiche e alla genetica».

Bioeconomia circolare pilastro della transizione ecologica - Ultima modifica: 2022-05-30T15:42:29+02:00 da Redazione Terra e Vita

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