Un sistema virtuoso per la lotta al climate change. Parte dalla Basilicata, prima Regione ad aver dato la disponibilità, il progetto pilota che coinvolge diversi attori (imprenditori agricoli e zootecnici, istituzioni e centri di ricerca), di uno specifico territorio con l’obiettivo di ridurre e compensare le emissioni di gas serra. È stato presentato nei giorni scorsi presso la sala B del Consiglio regionale “Il distretto agricolo-zootecnico-forestale: un nuovo approccio territoriale per la mitigazione dei cambiamenti climatici”, il progetto che la Rete rurale sta realizzando insieme al Centro euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici nell’ambito del Programma RRN 2014-2020.
L'area della sperimentazione
Un incontro tecnico operativo per verificare se esistono le condizioni socio-economiche per intraprendere un percorso innovativo che innescherebbe un sistema virtuoso nella lotta, mitigazione e adattamento al climate change. La macroarea individuata per la sperimentazione del distretto è quella del Marmo Platano che comprende sette comuni e dove si concentrano ben 902 aziende zootecniche (fonte Banca dati nazionale) così suddivise: Balvano (135), Baragiano (69), Bella (238), Castelgrande (26), Muro lucano (219), Pescopagano (44) e Ruoti (171). Nell’ambito dell’area di studio si trova l’Unità di ricerca per la zootecnia estensiva del Crea e un’organizzazione di produttori agricoli “OP Platano Melandro Latte” con sede a Bella.
L'approccio sistemico contro il climate change
Un approccio sistemico che contribuirà a tutelare la sostenibilità del territorio generando i cosiddetti “crediti di sostenibilità” attraverso l’implementazione di attività addizionali rispetto alle pratiche di gestione correnti che prevedono 3 categorie di azioni: riduzione delle emissioni (attraverso il miglioramento della gestione zootecnica e agronomica riducendo la produzione di gas climalteranti, il miglioramento della dieta dei ruminanti, la riduzione dell’utilizzo dei fertilizzanti chimici), l’aumento dei sink di carbonio (attraverso la riduzione delle lavorazioni dei suoli agricoli, l’installazione di nuovi impianti di frutticoltura, realizzazione di rimboschimenti, ecc…), la riduzione dei combustibili fossili (attraverso l’impiego dei residui agricoli e zootecnici per produrre combustibili alternativi a quelli fossili, l’utilizzo di biomasse per la produzione di biogas, la gestione dei residui agricoli delle colture arboree per fini energetici).
Il linea con la nuova Pac
All’evento organizzato con il Dipartimento politiche agricole e forestali hanno partecipato l’assessore al ramo Francesco Fanelli, il dirigente generale Donato Del Corso, il dirigente dell’ufficio autorità di gestione del Psr Basilicata Restaino, responsabili dell’Ismea e del Centro euro mediterraneo. “Il distretto – ha detto l’assessore Fanelli – rappresenta uno strumento di programmazione e progettazione territoriale in linea con gli indirizzi della nuova Pac che vede l’agricoltura come settore chiave per il conseguimento della neutralità climatica entro il 2050. Nel disegno della Pac 2020, ancora in discussione, sono previsti incentivi alle imprese che applicano pratiche rispettose dell’ambiente e favorevoli alla crescita verde. È una scelta innovativa, per metodologia e vision e la regione Basilicata con gli stakeholders locali ha aderito a questo progetto sperimentale per contribuire alla sostenibilità dell’ecosistema, allo sviluppo locale in versione green e alla tutela del paesaggio. Si tratta – ha continuato Fanelli – di un meccanismo virtuoso che innesca azioni volontarie di riduzione e compensazione delle emissioni. È una sfida culturale e tutti possiamo essere protagonisti nel dare il nostro contributo nella lotta al climate change”.