Soffia il vento del cambiamento sull’agricoltura della Capitanata. Un vento che porta innovazione nella produzione, con la diffusione della semina diretta e l’interesse per l’agricoltura di precisione e innovazione nella commercializzazione, con gli accordi di filiera che prendono finalmente piede.
«Anche se questi passaggi numerati sono solo slogan - spiega Michele Pisante, Università di Teramo, nel corso del doppio workshop del pomeriggio - l’agricoltura del Sud è chiamata a un salto di livello senza precedenti, passando da agricoltura 1.0 a 4.0 in poco tempo». Un passaggio obbligato per coniugare competitività e sostenibilità e che impone un salto strutturale e culturale. «L’Italia è il terzo paese al mondo per numero di macchine agricole, ma il primo per quelle vetuste. Per recuperare questo gap è decisivo il ruolo dei contoterzisti».
Gli imprenditori, insomma, più che all’hardware dovrebbero pensare al software, ovvero alle conoscenze («la formazione ha un ruolo essenziale»). «Il contoterzismo - ribadisce Giuseppe Ortuso del Cai - è decisivo e ciò dovrebbe spingere a superare la barriera che ci impedisce di accedere alle misure Psr». «Per superare la competizione esterna e interna - afferma Michele Caione, Op Concer - è necessario aggregare l’offerta. La struttura che abbiamo creato riunisce più di 500 soci e gestisce più di 120 mila t di prodotto a filiera». «Una filiera agricola - obietta Agostino Sevi, Università di Foggia - che però non può essere considerata completa se non include l’anello della ricerca». «Un obiettivo fatto proprio dal Crea - illustrano Salvatore Parlato e Nicola Pecchioni - con una struttura fortemente integrata nel territorio, per la diffusione di soluzioni che si possano toccare con mano». «La tutela della risorsa acqua - aggiunge Giuseppe De Filippo, Consorzio bonifica capitana - è il vero termometro della sostenibilità della filiera. La siccità si affronta con una maggiore capacità idrica e più acqua negli invasi». Obiettivi che si possono raggiungere grazie ad un rapporto più propositivo con le istituzioni.
Cambiare tutto... perchè cambi tutto
Parte in questi mesi il grosso delle azioni previste dal Psr della Puglia. Frutto di scelte originali, nel segno della discontinuità. L’assessore Leonardo di Gioia e il direttore generale Gianluca Nardone le hanno illustrate in occasione del workshop di Nova. «Il mercato globalizzato - ammonisce Di Gioia - impone scelte coraggiose e veloci». La Regione si è assunta la responsabilità di evitare accordi al ribasso o distribuzioni a pioggia. «Abbiamo scelto di lavorare bene - testimonia Nardone - in fase di progettazione per evitare problemi dopo». Con un approccio originale anche per la misura 16, dedicata proprio all’innovazione. «Puntiamo - dice Nardone - a favorire azioni e gruppi operativi che consentano di condividere tra gli agricoltori la titolarietà dell’innovazione». Tutto affinchè l’innovazione abbia un vero senso per il reddito degli agricoltori e per la sostenibilità delle produzioni. Ed evitare uno dei mali più ricorrenti per l’agricoltura del sud: cambiare tutto, per non cambiare nulla.