Duro colpo per la filiera della canapa in Italia. Infatti, in base al decreto del ministro della Salute Roberto Speranza, pubblicato in Gazzetta Ufficiale, il cannabidiolo (Cbd), principio attivo contenuto anche nella cosiddetta cannabis light, diventa ufficialmente una sostanza stupefacente. Difatti è stato inserito nella tabella dei "medicinali a base di sostanze attive stupefacenti".
La motivazione del ministero
Il motivo, si legge nel decreto, si deve al fatto che "attualmente è in corso di valutazione presso l'Agenzia italiana del farmaco Aifa una richiesta di autorizzazione all'avvio della commercializzazione di un medicinale, in soluzione orale contenente cannabidiolo, che ha già ricevuto l'autorizzazione all'immissione in commercio centralizzata da parte dell'European Medicines Agency (Ema)" e che lo stesso medicinale "è controllato attraverso un programma di uso compassionevole, notificato all'Aifa, per i pazienti in trattamento con sindrome di Dravet e sindrome di Lennox-Gastaut".
"Quindi è necessario – spiega il ministero – collocare il Cbd nella tabella dei medicinali, tanto più che nell'elenco sono indicati i medicinali a base di sostanze attive stupefacenti ivi incluse le sostanze attive ad uso farmaceutico".
La decisione rischia di mettere in crisi il mercato della cannabis light e gli esercenti, che, teoricamente, in quanto farmaco, non potranno più vendere prodotti a base di cannabidiolo. Che peraltro è considerata la parte "curativa" della cannabis, con effetti rilassanti, antinfiammatori e antidolorifici, a differenza del Thc che è il principio attivo responsabile dell'effetto psicotropo.
Federcanapa: «Colpo grave per la canapa italiana»
«Tutto ci saremmo aspettati tranne che il colpo più grave alla canapa italiana venisse inferto dal governo Conte-bis e da uno dei ministri in teoria più aperti al cambiamento, ossia dal Ministro Speranza». Questo il commento di Federcanapa, l'associazione nata nel 2016 che riunisce imprese, esperti e associazioni operanti da lungo tempo nel mondo della canapa in Italia.
Siamo sorpresi da questa decisione – scrive l'associazione in una nota – il Cbd non ha alcun effetto stupefacente, come ha recentemente concluso una Commissione di esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. E non si capisce perché l’ingestione di un estratto a bassa dose di Cbd (e col Thc sotto lo 0,2%) non possa valere come integratore alimentare, ma solo come farmaco acquistabile solo di volta in volta con ricetta».
«Questo decreto mette fuori legge in Italia l’uso del Cbd nel settore alimentare, sia che si tratti di preparati Novel Food o di una semplice birra aromatizzata – commenta amara Federcanapa – questo decreto è che non solo fa danni a livello nazionale, ma addirittura rischia di farne a livello mondiale, dato il peso della posizione italiana nelle traballanti decisioni europee».
Entro fine anno, infatti, l’Onu dovrà esprimersi sulla proposta dell’Oms di derubricare dalle tabelle delle droghe gli estratti di Cannabis ad alto Cbd e con Thc al di sotto dello 0,2%. «È noto che la delegazione europea, di cui l’Italia fa parte, sarà il fondamentale ago della
bilancia di questa scelta dell’Onu – ricorda Federcanapa – e l’Italia ha anticipato tutti con una posizione opposta a quella degli esperti dell’Oms».
Il ricorso al Tar contro il Decreto
Federcanapa ribadisce che qualsiasi estratto di Cbd (a basso tenore di Thc) va escluso dalle tabelle degli stupefacenti. La sua destinazione d’uso andrebbe decretata in base alla concentrazione del principio attivo. «A basse concentrazioni dovrebbe essere ammesso anche come semplice alimento o aroma – insiste l'associazione – mentre un estratto a concentrazioni intermedie dovrebbe essere classificato come nel Novel Food e solo ad alte concentrazioni il suo impiego può essere ammesso esclusivamente come farmaco».
La posizione del Ministero è in antitesi con le decisioni assunte dalle analoghe autorità tedesche, inglesi e francesi, che hanno escluso l’assoggettabilità dell’Epidiolex tra gli stupefacenti, ed è in contrasto con la normativa comunitaria in materia di organizzazione del mercato comune e di antitrust.
Per questi motivi Federcanapa insieme ad Eiha (l’Associazione Europea della Canapa Industriale, ha deciso di impugnare il decreto dinanzi al Tar al fine di evidenziare il palese contrasto con la normativa comunitaria e con l’intento di definire la netta distinzione che sussiste tra canapa industriale-prodotto agricolo e canapa stupefacente.