Biosolutions che siano veramente… solutions

Massimo Benuzzi
La difesa sostenibile in balia di un far west fitosanitario dove c’è che investe in registrazioni e chi… in stand alle fiere. L’intervento di Massimo Benuzzi, da sempre schierato contro quelli che chiama "biotarocchi"

La parola biosolutions contende al termine sostenibilità il primato tra le parole più usate nel settore dei mezzi tecnici in agricoltura.

Tutto si muove attraverso le biosolutions in direzione della sostenibilità. Ma queste parole “magiche” cosa nascondono nella realtà operativa?

Ormai si identifica con un trattamento fitosanitario in meno (e magari eseguito con un piretroide!), una pratica altamente sostenibile, con un impatto inflattivo sul valore del termine, il quale in passato era veramente foriero di riduzioni sostanziali dell’uso della chimica in agricoltura, sia in termini qualitativi che quantitativi. E mentre ora si discute se sia valido riammettere tramite uso di emergenza l’impiego del Clorpirifos Metile contro lo Scafoideo sulla vite (è stato impiegato per tanti anni senza che il problema della flavescenza fosse stato significativamente ridotto, come potrà farlo ora?), tutti si riempiono la bocca di sostenibilità ambientale.

Bioaffollamento a Macfrut

Che dovrebbe basarsi anche, ma non solo, sull’uso di alternative e la sostituzione (stavolta non etnica!) di operazioni agronomiche che impattano malamente sull’agroecosistema. Alla recente manifestazione fieristica del Macfrut una corposa sezione era dedicata alle biosolutions, dove erano presenti molte società che sbandieravano la disponibilità di soluzioni sostenibili a destra e a manca.

A parte alcune società da tempo sul mercato che hanno ultimamente imboccato la strada dei mezzi alternativi in modo serio e lungimirante (ovvero tramite autorizzazione con il processo di registrazione dettato dal Reg.1107/2009), si potevano vedere stand riccamente addobbati ed attrezzati che proponevano biosolutions di tutti i tipi, ovvero cocktail di microrganismi, estratti vegetali e perfino pozioni magiche che pur non essendo autorizzate per il contenimento di avversità biotiche (quindi insetti, nematodi o patogeni fungini e batterici), millantavano attività funamboliche dei propri preparati (non trovo altro termine per descriverli!) contro ogni tipo di avversità.

Come si possa in uno stato civile (o ritenuto tale) fornire all’operatore (totalmente ignaro di quello che sta distribuendo sulla sua coltura) lo stesso microrganismo (tipo Beauveria bassiana e Bacillus vari…) con e senza autorizzazione del Ministero della Salute (e quindi da regolamento Europeo) è un mistero che mi piacerebbe approfondire con le autorità competenti.

L’insegnamento della matrina

In pratica, senza che nessuno muova un dito, siamo in una specie di Far-West fitosanitario dove ognuno mescolando microrganismi provenienti da sottoscala poco illuminati o da Paesi del Far-East (dove i parametri produttivi mal si conciliano con quelli europei e i controlli sono opzioni molto remote), può immettere biosolutions sul mercato.

Che ci sia bisogno di un altro scandalo come quello della matrina di qualche anno fa per avviare una transizione “non ecologica ma normativa”? Come si potrà certificare una produzione biologica o a residuo zero (altra terminologia molto di moda) difesa con biostimolanti o fertilizzanti che contengono sostanze o microbi non assolutamente validati da un processo registrativo?

Registrazioni, un’asticella troppo alta (tanto da passarci sotto)

Sono quesiti che lasciano aperti molti dubbi, ma in questo scenario (senza che gli organizzatori delle fiere debbano sentirsi colpevoli in quanto non sono loro a dover selezionare chi sta sul mercato in modo più o meno regolare) certamente diviene più redditizio investire in pubblicità e stand fieristici dove esporre i propri mezzi pseudo-fitosanitari (o con termine di cui mi posso, ahimè, fregiare l’invenzione: Biotarocchi) che passare attraverso un processo di autorizzazione che costa molto in termini economici, ma soprattutto di lunghe tempistiche.

In effetti il vulnus è proprio quello di una “asticella delle registrazioni” troppo alta (e progettata solo per molecole di sintesi), che tutti…. ci passano sotto, trovando scorciatoie tramite cavilli regolatori, che però non garantiscono consumatori e operatori!

Da tempo chiediamo alle autorità competenti e alle associazioni di settore di porre rimedio a situazioni come quelle descritte, ma senza alcuna risposta. Agli operatori quindi diciamo fate attenzione che le biosolution siano veramente solutions! E che il campo e le derrate che producete sono vostre, per cui meglio sapere quale input state immettendo a casa vostra…..


Massimo Benuzzi

L’autore, attualmente direttore tecnico di CBC
(Europe) - divisione Biogard, si è laureato in
Scienze Agrarie presso l’Università di Bologna
dove ha fatto parte del gruppo di ricerca di
Giorgio Celli e si è da sempre occupato
di lotta biologica. Collabora da oltre 20 anni
con Edagricole ed è coautore di manuali di riferimento
come “Difesa fitosanitaria in agricoltura biologica”
e “Difesa fitosanitaria in ortofrutticoltura biologica
editi dal nostro gruppo

Biosolutions che siano veramente… solutions - Ultima modifica: 2023-05-16T00:47:28+02:00 da Lorenzo Tosi

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