Emergenza castagno. La coltura che per secoli è stata alla base dell’economia di molte zone montane del nostro Paese è in crisi e stavolta non possiamo dare la colpa al cinipide (anche se in molte zone si è registrata quest’anno una recrudescenza degli attacchi).
Cresce la domanda, ma esplode l’import
Il fatto è che l’Italia, da paese leader nella produzione, nella trasformazione e nella esportazione di castagne e marroni è diventato in poco tempo un paese importatore con flussi che arrivano da tutto il mondo, Cina compresa. Il paradosso è che il castagno è ancora una delle essenze piu diffuse nei territori collinari e montani d'Italia, sia come pianta da frutto che come essenza forestale, ma la maggior parte degli impianti è in stato di abbandono proprio in un momento in cui i consumi sono in ripresa. Una situazione a cui occorre reagire attraverso politiche di valorizzazione dei prodotti e l’innovazione dei sistemi produttivi.
Obiettivi ambiziosi che sono al centro di Castanea 2019, la quattro giorni dedicata alla castanicoltura nazionale e locale che parte oggi a Pergine Valsugana in provincia di Trento.
Si parte alle 17.30, presso la Sala del Teatro comunale con l’incontro “Castanicoltura italiana oggi e domani: dove siamo e dove vogliamo andare” con la presentazione delle associazioni di castanicoltori.
L’evento
Da mercoledì 12 a venerdì 14 giugno si terrà il 7° convegno nazionale sul castagno, con oltre 100 partecipanti da tutta Italia, presso l’Istituto Marie Curie di Pergine.
Promosso ogni quattro anni dalla Società di Ortoflorofrutticoltura Italiana (SOI) e organizzato quest’anno da FondazioneMach, è un momento in cui la comunità scientifica nazionale presenta e discute i risultati della ricerca, con il fine di favorire il progresso nella coltura del castagno. Saranno oggetto di analisi e confronto: metodi gestionali dei castagneti da frutto e dei boschi di castagno; sistemi di trasformazione del prodotto; progresso tecnologico di macchine ed attrezzature; sistemi innovativi di rilievo del patrimonio castanicolo (satellite, droni ecc.); valorizzazione dell’attività umana, del paesaggio e della biodiversità; nuove frontiere nel campo della nutraceutica e della tracciabilità del frutto fresco e dei suoi derivati; strategie di promozione e finanziamento.
Terra e Vita è media partner
Terra e Vita partecipa come media partner a questo evento patrocinato dalle seguenti istituzioni ed associazioni: Provincia autonoma di Trento, Comune di Pergine Valsugana, Associazione Nazionale Città del Castagno, Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, Istituto Marie Curie di Pergine Valsugana, Società Italiana di Selvicoltura ed Ecologia Forestale, Centro di Castanicoltura Regionale del Piemonte, Centro Studio e Documentazione sul Castagno di Marradi, APT Valsugana Lagorai.
La nostra rivista si occuperà in particolare della moderazione della sessione economica e politica in programma giovedì 13 giugno a partire alle ore 13.30.
Il fulcro dell’economia montana
Secondo Luigi Vezzalini dell’Associazione Nazionale Città del Castagno occorre rilanciare la coltivazione dei castagneti come misura strategica per la tutela ambientale e il rilancio dell'economia montana, per frenare lo spopolamento di molte aree interne. «Le azioni che si devono prevedere, e che in parte già si stanno facendo, vanno dal recupero produttivo e paesaggistico dei vecchi castagneti da frutto all'impianto di nuovi castagneti razionali, al miglioramento dei boschi di castagno per destinarli a produzioni legnose pregiate, all'innovazione soprattutto per quanto riguarda la realizzazione di prodotti derivati sia dal frutto che dal legno». Da non trascurare l'indotto che ne potrà derivare sia come qualità ambientale del territorio montano che come incremento del turismo.
Legname di pregio
Lo studio presentato da Francesco Carbone dell’Università della Tuscia fornirà un'analisi della competitività e del ruolo dei margini di competitività delle travi lamellari di castagno sul mercato. «I caratteri edonistici, ambientali e socio-economici, che caratterizzano queste travi determinano un ampliamento di questo spazio con il riconoscimento di un premium price».
Politiche di rilancio cercansi
Alcune Regioni come ad esempio il Lazio hanno attivato attraverso i Psr misure specifiche diu valorizzazione. «La castanicoltura da frutto nel Lazio – spiega Valerio Cristofori dell’Università della Tuscia - interessa oltre 5.500 ettari, ed è costituita dalle tipologie varietali “Castagna” e “Marrone Fiorentino”».
La depressione produttiva da "vespa galligena" che ha afflitto anche il Lazio, ha favorito la realizzazione di nuovi impianti con impiego di "Bouche di Betizac".
«Anche nel Lazio l'emergenza "cinipide" sembra essere in via di risoluzione grazie alle azioni di lotta biologica intraprese. Ciò nonostante, il lungo periodo di depressione indotto dal susseguirsi di fitopatie, ha determinato la perdita di resilienza del castagneto da frutto che occorre riaffermare attraverso pratiche agronomiche sostenibili ed iniziative di rilancio della castanicoltura regionale».