Tra il 27 giugno e il 29 settembre 2011 sono scaduti i termini per l’emanazione dei decreti attuativi al Decreto legislativo 28/11 sulla promozione delle energie da fonti rinnovabili, e solo per quello che riguarda il “burden sharing” si è riusciti ad arrivare all’approvazione sul filo di lana dell’apertura della crisi di Governo di metà novembre.
Il decreto, atteso da tempo, contienen l’attribuzione a tutte le Regioni di specifici obiettivi sulle rinnovabili da raggiungere entro il 2020 in modo da consentire all’Italia di coprire il 17% dei consumi finali e di non pagare le sanzioni previste dalla normativa europea in caso di mancato raggiungimento del target. La definizione della quota dei consumi finali che dovrà essere soddisfatta con le energie verdi implicherà poi una rielaborazione degli attuali “Piani energetico ambientali” in modo da definire le tecnologie sulle quali puntare e gli strumenti da mettere in campo per raggiungere gli obbiettivi. Il salto da compiere sarà notevole, in qualche caso si tratterà di triplicare l’attuale contributo verde.
«Il burden sharing – ha sottolineato Stefano Saglia, sottosegretario uscente allo Sviluppo economico – è indispensabile nel momento in cui entrerà in vigore il sistema delle aste (il nuovo meccanismo di incentivazione, previsto dal Dlgs. 28/2011 per gli impianti a fonti rinnovabili, esclusi quelli fotovoltaici, al di sopra di una certa taglia di potenza, 5 MW). Il decreto contiene anche l’istituzione di un Osservatorio stabile che attua una collaborativa osmosi di informazioni tra Stato e Regioni. In più diventa vincolante fare efficienza energetica».
Per tutti gli altri provvedimenti, invece, bisognerà aspettare che il nuovo Governo e i nuovi ministeri ricomincino a lavorare. Tra questi i più attesi sono quelli che riguardano la definizione degli incentivi per la produzione elettrica dalla biomassa e dall’energia eolica. Il settore del vento, invece, è praticamente bloccato in attesa della nuova formulazione del sostegno alla produzione.
Una vera novità riguarda le modalità con le quali si intende incentivare la produzione delle rinnovabili nel settore termico. Uno strumento indispensabile, se si considera che è proprio nella produzione di caldo e di freddo che le rinnovabili dovranno fare il maggior balzo nei prossimi anni. L’intervento nel settore termico è più complesso rispetto a quello elettrico, spesso si tratta di investimenti di dimensione modesta, la misurazione non è semplice come nella produzione elettrica. Proprio per questo sarà interessante analizzare le soluzioni elaborate per capire se saranno realmente incisive e facilmente utilizzabili.
Sempre legato alle rinnovabili termiche è un altro decreto di cui si attende l’emanazione. Si tratta delle prescrizioni per la posa in opera di impianti di produzione calore da risorsa geotermica. Le pompe di calore geotermiche hanno visto un notevole sviluppo in alcuni paesi, dalla Svizzera alla Svezia, e potranno dare un contributo significativo anche nel nostro paese.
Infine si attende anche il provvedimento riguardante l’immissione in rete del biometano sia per la definizione dei requisiti tecnici sia rispetto ai livelli degli incentivi necessari per far decollare il settore. Si tratta di un’interessante alternativa all’utilizzo di cogeneratori abbinati a digestori anaerobici.
L’emanazione di questi provvedimenti insieme a quelli sull’efficienza energetica, a partire dalla ridefinizione dei certificati bianchi contenuta nella Delibera dell’Autorità per l’energia pubblicata lo scorso 27 ottobre, sarà decisiva per ridare slancio a settori strategici per gli scenari futuri del nostro Paese.
Tuttavia, non va sottaciuto che, in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo è quanto mai urgente dare impulso e vigore ad uno dei pochi settori che hanno dimostrato un andamento anticiclico. Ma forse, come afferma Gianni Silvestrini, direttore del Kyoto Club «è tutta la politica energetica del Paese che va rimessa a fuoco dopo il referendum sul nucleare. Serve una nuova politica energetica che non solo punti agli obiettivi Ue, ma sia anche in grado di contemplare la traiettoria di “de carbonizzazione” dei decenni successivi».
Anche il settore agricolo ha bisogno di questi decreti per contribuire non solo al raggiungimento degli obiettivi europei ma anche per sviluppare investimenti e nuova multifunzionalità. Inoltre, anche la nuova Pac mette al centro delle proprie priorità in maniera trasversale, i temi della lotta ai cambiamenti climatici e dell’energia. La mancanza di un quadro normativo certo rischia di vanificare il lavoro fatto fin qui.