NUOVA PAC

    Agricoltore attivo, riforma mancata

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    Agricoltore attivo, ovvero la rivoluzione gattopardesca dei premi Pac. Sì, perché al grido di “diamo gli aiuti ai veri agricoltori” tutto doveva cambiare, ma a conti fatti, dopo l’approvazione del recente accordo Mipaaf–Regioni, poco o nulla cambierà rispetto ad oggi.

    L’agricoltore attivo, più che la scelta della regionalizzazione dei premi base, del tipo di convergenza o dell’intensità dell’aiuto accoppiato, nei mesi passati è stato il vero punto di scontro fra le principali organizzazioni agricole. Da una parte la Coldiretti chiedeva a gran voce di operare una selezione drastica, secondo la quale solo i soggetti iscritti all’Inps come agricoltori potevano percepire gli aiuti comunitari dal prossimo gennaio 2015. Dall’altra, Agrinsieme proponeva che per essere agricoltore attivo bastasse essere iscritti al registro imprese delle camere di commercio.

    Di fatto, a seconda della scelta, si trattava di ridurre gli attuali 1.236.000 soggetti che percepiscono gli aiuti, troppi a giudizio di tutti (solo la Romania fa peggio con quasi 1.300.000 domande l’anno), a 775mila agricoltori (-37%) nel caso fosse passato il concetto di iscrizione alla Camera di commercio, fino ad addirittura a 359mila (-70%) nel caso ipotizzato da Coldiretti con l’iscrizione all’Inps. Una discussione durata esattamente un anno, che ha visto alla fine il Ministero e gli assessori regionali all’agricoltura prendere una decisione che, apparentemente accontentando i due fronti opposti, di fatto non cambia nulla rispetto alla situazione pre riforma.

    Come noto, l’accordo Mipaaf–Regioni dello scorso 27 maggio, ratificato qualche giorno dopo, ha definito il quadro delle cosiddette scelte nazionali sulla nuova Pac, determinando il fatto che l’agricoltore attivo, la cui verifica va eseguita per gli importi annui di aiuti superiori a 1.250 € (5mila € per le aziende ubicate in zone montane e/o svantaggiate) è rappresentato dai soggetti che rispettano almeno uno dei due seguenti requisiti: essere iscritti ai registri Inps come agricoltori (Iap o Cd); avere una partita Iva agricola e presentare una dichiarazione annuale ai fini della stessa imposta, in altre parole non essere in regime di esonero Iva.

    Fra l’altro, nelle aree montane o svantaggiate la presentazione della dichiarazione Iva non sarà necessaria. In definitiva, escludendo dalla verifica coloro che hanno aiuti annui inferiori a 1.250 € (5mila € in montagna), quindi quasi un milione di soggetti, la verifica dell’agricoltore attivo si eseguirà sui restanti 250-300mila agricoltori che, guarda caso, essendo rappresentanti da imprese agricole di dimensioni economiche non trascurabili, risulteranno tutti o quasi o iscritti all’Inps oppure in possesso di partita Iva agricola e obbligati alla relativa dichiarazione annuale. Insomma, una farsa, per dire che non si vuole togliere la possibilità di chiedere l’aiuto Pac a nessuno, tranne a quei pochi soggetti che saranno forse annoverati nella famosa “black list” (aeroporti, ferrovie, società immobiliari, società sportive, banche e assicurazioni) che non vediamo in numero tale da sconvolgere lo stato attuale delle cose.

    Di questa Pac sentiremo ancora parlare molto, soprattutto quando nel corso dei primi mesi del 2015 agli agricoltori italiani arriveranno i certificati di attribuzione dei nuovi titoli Pac, che risulteranno di valore sensibilmente inferiori agli attuali. Per mitigare il taglio dei contributi, forse bastava limare il numero dei soggetti aventi diritto. Ma questo rimane un sogno nel cassetto.

    Agricoltore attivo, riforma mancata
    - Ultima modifica: 2014-07-02T16:15:06+02:00
    da Redazione Terra e Vita
    Agricoltore attivo, riforma mancata - Ultima modifica: 2014-07-02T16:15:06+02:00 da Redazione Terra e Vita

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