Domanda

Ho aderito all’Ecoschema 5. Il mio obbligo è quello di lasciare la pianta fino a fine fioritura, rispettando ciò che è previsto dalla normativa. Finita la fioritura (giugno) posso trinciare tutti i residui e lasciarli sul campo?
Conosco la norma che prevede di lasciare in campo le piante di interesse apistico fino al 30 settembre, senza possibilità di eliminarle anche se hanno completato la fioritura.
Una volta finita la fioritura, perché non trinciare tutto prima che vadano a seme? Sarebbe comunque soddisfatto il punto sulle colture a perdere.
Che senso ha favorire la natura con piante di interesse apistico se poi l’anno successivo si dovrà fare ricorso a dosi massicce di diserbo perché, oltre ai semi lasciati dalla coltura a perdere, ci saranno milioni di altri semi di piante spontanee che verranno dispersi e che sarà difficile controllare?
Ma soprattutto: perché lasciare un “innesco” così pericoloso per gli incendi, soprattutto al sud, fino al 30 settembre?
L’impegno dell’Ecoschema 5 «non esecuzione operazioni di sfalcio, trinciatura o sfibratura delle piante di interesse apistico su tutta la superficie oggetto di impegno, per tutto il periodo dalla germinazione al completamento della fioritura» andrebbe interpretato a seconda della specie seminata. È infatti la fioritura che comanda l’epoca dello sfalcio. Dopo di essa, che senso ha avere una coltura secca, magari alta oltre un metro, facilmente infiammabile e che comunque sarebbe un enorme serbatoio di semi che mi ritroverò a gestire nella coltivazione successiva con un importante utilizzo di diserbanti? C’è qualcosa che non capisco in questo ecoschema.