Anche i produttori nazionali di soia, dopo quelli di cereali autunno vernini e di mais, possono tornare a sorridere in questa campagna. Con la fase di raccolta iniziata da alcuni giorni, si hanno già le prime indicazioni sulle rese, che parlano di produzioni nella media, se non in linea con quelle della scorsa stagione. Ma ciò che più di ogni altro elemento rende felici gli agricoltori che hanno scommesso sulla proteoleaginosa, è il prezzo di mercato, ben superiore a quello dell’anno passato.
Per quanto riguarda le rese produttive, si confermano le indicazioni generali provenienti dagli altri seminativi. Produttori che hanno seguito soprattutto sul profilo delle irrigazioni di soccorso la coltura stanno ottenendo dati di massa che si aggirano dalle 4 alle 5 tonnellate per ettaro.
L'irrigazione di soccorso ha fatto lievitare i costi
In Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Friuli-Venezia Giulia, regioni che da sole rappresentano il 95% delle superfici nazionali (circa 270.000 ettari), gli agricoltori sono dovuti intervenire con irrigazioni di soccorso, causa la siccità soprattutto di parte del mese di giugno e di tutto agosto, non meno di tre-quattro volte, anche sei volte per la soia di seconda semina dopo i cereali autunno-vernini.
È vero, questo ha influito negativamente sui costi di produzione (+8-9% rispetto a un anno fa), ma ha assicurato livelli produttivi in linea con le passate stagioni, garantendo rese produttive di prim’ordine. Nelle situazioni, invece, di scarsa disponibilità idrica o laddove i produttori hanno preferito lesinare sui costi, le cose sono andate peggio: produzioni di 2-3 tonnellate per ettaro si sono rivelate la norma, accompagnate spesso da gravi attacchi di ragnetto rosso, parassita che va a nozze nelle condizioni calde e siccitose. Quindi, l’esperienza insegna che l’improvvisazione non paga, ma livelli manageriali di primo livello sì, soprattutto in presenza di quotazioni di mercato mai così alte.
Consumi su, scorte ai minimi
A proposito di prezzi di mercato, già nei mesi scorsi si intravedevano all’orizzonte listini su livelli elevati. Il consumo mondiale di soia in crescita, soprattutto in Asia, e le scorte che negli Usa si prevedono in calo, dettavano ottimismo fra i produttori.
A guardare le prime quotazioni sulle principali borse merci italiane di fine settembre si può affermare, senza ombra di dubbio, che i dati sono ancor migliori delle previsioni. Le quotazioni iniziali si aggirano attorno ai 550-560 euro/t, ben più alte di quelle registrate nello stesso periodo di un anno fa (+47/49%), quando una tonnellata di soia era quotata non più di 377 euro. Ma ciò che ancor più infiamma l’ottimismo dei produttori di soia, molto meno quello degli allevatori, che la proteolaginosa l’acquistano per i propri animali, sono le previsioni che danno le quotazioni ancora in aumento, tanto che diversi agricoltori stanno tenendo prodotto e stanno rimandando le vendite in attesa di listini ancora più elevati.
Margini interessanti
Costi di produzione aumentati, ma quotazioni schizzate alle stelle. Vediamo quindi se i conti di quest’anno finalmente tornano. Considerando l’aumento degli interventi irrigui, possiamo dire che produrre un ettaro di soia in pianura irrigua quest’anno è costato mediamente 1.695 euro. Abbiamo verificato, quindi, quale sia la resa minima da ottenere per pareggiare i costi. Prendendo il listino di Bologna, che in queste settimane mediamente si è aggirato attorno ai 560 €/t, scopriamo che servono poco più di 3 tonnellate per ettaro di semi di soia per pareggiare i costi. Tutto sommato, come abbiamo visto, una resa che a quanto pare quest’anno è alla portata della maggior parte dei produttori e che non giustifica il comportamento invece di coloro che hanno deciso di seminare soia al risparmio. Con questi prezzi di mercato valeva la pena, come visto, investire in mezzi tecnici e pratiche agronomiche adeguate.
Deficit nazionale da migliorare
Certo, investire anche politicamente. Il nostro tasso di autoapprovvigionamento nazionale è attorno al 34% ed è in calo dal 2018. Quindi, poco se consideriamo che la soia è un alimento zootecnico che entra nelle diete di tutti i nostri animali da reddito per la produzione delle più rinomate Dop. Per questo servirebbe una politica nazionale strutturale a sostegno della coltura coltivata in filiera. I 50 euro all’ettaro di ministeriale elargizione come premio accoppiato della Pac non bastano di certo.
tab. 1 Quotazione soia nazionale media prime quotazioni e raffronto 2020 |
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Piazza | Prezzo €/t | Variazione % su 2020 |
Bologna | 560 | 49,7 |
Milano | 558 | 48,1 |
Mantova | 555 | 47,6 |
Verona | 557 | 48,1 |
tab. 2 Soia: costo di produzione in pianura irrigua |
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Voce di costo | euro/ettaro | Incidenza % |
Aratura e prep. terreno | 170 | 10 |
Semina | 65 | 3,8 |
Distribuzione concime | 30 | 1,8 |
Distribuzione diserbo pre | 30 | 1,8 |
Distribuzione diserbo post | 30 | 1,8 |
Trattamento insetticida | 30 | 1,8 |
Irrigazioni (n. 3) | 450 | 26,6 |
Trebbiatura | 200 | 11,8 |
Trasporto | 60 | 3,6 |
TOTALE LAVORAZIONI | 1.065 | 63 |
Concimazione di fondo | 140 | 8,4 |
Diserbo pre emergenza | 80 | 4,5 |
Semente | 195 | 11,5 |
Diserbo post emergenza | 90 | 5,3 |
Insetticida | 90 | 5,3 |
TOTALE MEZZI TECNICI | 595 | 35 |
Assicurazione avversità | 35 | 2 |
TOTALE COSTO | 1.695 | 100 |
Cai: rese giù, ne importeremo tre volte quanta ne produciamo
In base ai dati della trebbiatura, ormai giunta a conclusione nelle zone più produttive d’Italia, Consorzi Agrari d’Italia (Cai) sottolinea come la produzione 2021 sia di circa 100mila tonnellate inferiore al 2020, fermandosi a un milione di tons.
Per coprire il fabbisogno nazionale, anche quest’anno il nostro Paese sarà costretto a importare specialmente semi e farine dall’estero, per un totale di almeno 3 milioni di tonnellate di prodotto.
Secondo Consorzi Agrari d’Italia circa l’80% della soia in Italia viene destinato alla produzione di olio e di farine particolarmente indicate per l’alimentazione animale, mentre il restante 20% viene impiegato per uso alimentare (bevande, tofu, ecc.).