Le scelte dell’Europa e le necessità dell’agricoltura

Nell'editoriale di Terra e Vita n. 16/2023 l'eurodeputato Paolo De Castro fa il punto sui dossier più "caldi" che riguardano l'agricoltura e l'agroalimentare in discussione a Bruxelles, invitando le istituzioni europee a cercare di avere un approccio ai problemi ambientali che tenga in maggior considerazione le attività nei campi e nelle aziende

Testo unico sulla qualità degli alimenti a Indicazione geografica (Ig). Contrasto alle fake news sui cibi sintetici e sull’insostenibilità ambientale degli allevamenti e più in generale di tutta l’agricoltura. La guerra per dare piena dignità al settore agroalimentare si combatte su più fronti, soprattutto a Bruxelles. Alcune sfide possono essere vinte a breve. Per altre bisognerà lottare più a lungo anche con l’obiettivo di dire basta a chi continua a negare verità scientifiche riconosciute dalla comunità internazionale.

Sulla riforma delle Ig siamo a buon punto, e contiamo di chiudere la partita entro l’autunno con l’approvazione di un regolamento all’insegna della semplificazione per i produttori e del rafforzamento per i consorzi di tutela nell’interesse di tutti i cittadini-consumatori. Mentre quella contro il cibo sintetico è una battaglia senza colore politico non contro, ma con la scienza. Otto italiani su dieci ci hanno chiesto di difendere il rapporto tra cibo, natura e salute. Anche se la chiave dello sviluppo agroalimentare è e resterà quella dell’innovazione tecnologica.

Anteprima editoriale Terra e Vita 16/2023

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Quanto agli allevamenti, soprattutto bovini, presunti inquinatori dell’atmosfera, ricordiamo una volta per tutte che le emissioni gassose da loro prodotte si disperdono in una decina d’anni. Quelle industriali restano sospese nell’aria per secoli. Le nostre stalle hanno i parametri di sostenibilità più elevati del mondo. Ecco perché abbiamo chiesto di togliere la zootecnia dalla direttiva sulle emissioni industriali.

Nel frattempo, la battaglia per la salvaguardia del clima, che tutti vogliamo combattere in linea di principio, registra una forte contraddizione a livello istituzionale. Non possiamo pretendere, come chiede la Commissione Ue con il Green Deal, che i nostri agricoltori riducano drasticamente l’uso di fitofarmaci di sintesi senza offrire loro valide alternative. Nel frattempo grandine, gelo, siccità e alluvioni provocano danni sempre maggiori soprattutto nelle aree rurali. Per affrontare la sfida dell’adattamento al climate change e della mitigazione degli effetti, serve la partecipazione convinta e coordinata degli agricoltori. Ma le proposte della Commissione si limitano a imporre più obblighi e vincoli produttivi senza offrire valide alternative, a partire dall’uso delle nuove biotecnologie, o comunque di supporti adeguati. E questo mentre gli Stati Uniti, con l’Inflation reduction act, hanno destinato quasi 20 miliardi di dollari per sostenere la transizione ecologica dei loro agricoltori. Di fronte a queste cifre e alla totale assenza di contromisure da parte dell’Ue, come possiamo continuare a chiedere ulteriori impegni ai nostri agricoltori, con il rischio di perdere competitività e produttività che avrebbe un impatto anche sui costi per i consumatori?

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E poi la questione degli imballaggi, strettamente legata al problema climatico-ambientale. La Commissione Ue ha riaperto il cantiere sulla classificazione delle attività economiche sostenibili, e a breve presenterà una proposta che potrebbe “salvare” gli inceneritori e penalizzare i produttori di plastiche monouso, come quelle utilizzate per confezionare frutta e verdura. Senza mettere in discussione la strategia complessiva delle norme, non si può non tener conto dei successi raggiunti da Paesi come l’Italia, dove il riciclo vanta percentuali vicine al 90%. Non possiamo ricominciare da zero dopo anni di impegno e investimenti. Il riciclo non deve essere messo in contrasto con il riuso, elemento aggiuntivo per raggiungere l’obiettivo di evitare lo spreco.

Con questo modo di procedere non rispondiamo all’esigenza di avere “più Europa”, anzi, stiamo allontanando il popolo dall’Europa. E tra un anno si voterà per rinnovare i rappresentanti dei 27 Paesi dell’Unione nelle istituzioni comunitarie.

Le scelte dell’Europa e le necessità dell’agricoltura - Ultima modifica: 2023-05-18T08:14:43+02:00 da K4

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