Castagne, previsto un aumento della produzione

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    In Campania chiesta la possibilità di anticipare l'abbruciatura per facilitare le operazioni di raccolta

    La raccolta delle castagne alle porte preannuncia un incremento della produzione sugli areali italiani del 20-25% rispetto allo scorso anno. Agronomi e professionisti del settore sottolineano un distinguo tra la ordinaria coltivazione tipica della media-alta collina dove non è possibile lavorare a bordo di un mezzo agricolo e “agricoltura tradizionale” che si esercita ad altre alture agronomiche. Nel primo caso si registrano performance incrementali fino al 40%. C’è chi anticipa una buona annata per quantità ma anche chi sottolinea che la qualità risente delle alte temperature e la scarsità di piogge che le piante hanno subito. In linea di massima «le castagne avranno senza dubbio quotazioni molto alte, in quanto il prodotto recupera una fetta di mercato che lo scorso anno aveva quasi perso del tutto» conferma Giampaolo Rubinaccio coordinatore di Ortofrutta Italia, pronto ad azzardare stime sull’annata ormai aperta.

    Abbruciatura, date da cambiare

    Per preservare il raccolto e la qualità del prodotto, i castanicoltori campani, attraverso le organizzazioni agricole, in questi giorni stanno incalzando la Regione e la Protezione Civile per ottenere una deroga al divieto di abbruciamento imposto dalla «Dichiarazione dello stato di grave pericolosità per gli incendi boschivi – anno 2024», che aveva stabilito un divieto per l’inizio della pulizia del sottobosco nei castagneti fino al 15 ottobre, mentre negli anni precedenti non si era mai andati oltre il 20 settembre.

    La richiesta di una riunione tecnica è stata sottoscritta da 40 Comuni coinvolti nella produzione castanicola che chiedono un pronunciamento della Protezione Civile. L’istanza è stata illustrata presso gli uffici regionali dell’assessorato all’Agricoltura. I portatori di interesse fanno presente che l’estensione del periodo di pericolosità per gli incendi boschivi fino al 15 ottobre 2024 non consente nei castagneti da frutto le operazioni di abbruciamento dei residui derivanti dalle operazioni di pulitura dei terreni.

    La pulizia del sottobosco è normalmente praticata nel mese di settembre per calendarizzare la raccolta delle castagne in ottobre. Il castagno da frutto riveste un ruolo strategico in molte realtà agricole campane, soprattutto delle aree interne, e la Campania con circa 261.000 quintali di prodotto/anno rappresenta da sola oltre il 50% della produzione nazionale ed è orientata soprattutto a produzioni di pregio che hanno ottenuto il riconoscimento del marchio Igp. Il comparto, dopo anni di gravi crisi fitosanitarie, è in netta ripresa e non poter preparare il letto di caduta per le castagne in tempo utile costituisce grave impedimento dell’attività imprenditoriale.

    Argomentate le richieste dei produttori, le organizzazioni professionali auspicano l’accoglimento delle istanze. Confagricoltura Campania ad esempio, attende con fiducia l’adozione della migliore risoluzione possibile che consenta la piena valorizzazione della produzione castanicola alle porte e la tutela del territorio. La questione passa al vaglio della Protezione Civile e dei Carabinieri Forestali. Dai territori campani infine, arrivano rassicurazioni sull’adozione di tutte le misure di prevenzione e mitigazione utili a scongiurare incendi boschivi. L’ultima parola spetta alla cabina di regia degli operatori addetti alla prevenzione.

    Giampaolo Rubinaccio

    Scommessa sulla qualità certificata

    Su alcuni mercati ortofrutticoli la castagna è classificata come frutta a guscio, “ma è un falso in quanto il suo grado di umidità riscontrato è superiore al 6 per cento” spiega Rubinaccio. Questo comporta che i costi di logistica e di stoccaggio risentono delle fasi di conservazione necessari a tutelare il prodotto stesso. A questo si aggiungono i costi del carburante e dell’energia elettrica. Il prodotto finito destinato al mercato e al consumo potrà fregiarsi del pregio, quindi avrà un costo maggiore.

    La qualità su cui può scommettere la castanicoltura campana è caratterizzata dall’assenza di funghi, di cidia o balanino, deve garantire la conservabilità, quindi la sterilizzazione. Soltanto l’ultimo procedimento che preserva le castagne dall’aggressione di parassiti e insetti costa 40 centesimi al chilo. Questo significa che proporre sul mercato castanicolo la filiera italiana e costruire un reale riconoscimento economico implica massicci investimenti da parte del produttore. Rubinaccio indica un passo di qualità necessario per il comparto, caratterizzato da una molteplicità di produttori che si limitano a conferire castagne a chi si occupa della trasformazione.

    Aggregazione per essere più forti sul mercato

    Il mercato oggi è condizionato da importazioni che arrivano da tutta Europa, ma anche dal Cile e dalla Cina. «Nel 2023 abbiamo assistito al crollo del prodotto italiano e alla luce di questa grave criticità che abbiamo affrontato, credo sia opportuno introdurre delle prospettive – spiega Rubinaccio –. In primo luogo bisogna garantire la denominazione d’origine e ben vengano le certificazioni Igp a cui stanno lavorando i territori irpini; la qualità della coltivazione e la rintracciabilità. Poter certificare la salubrità del prodotto significa elevare gli indici di qualità e costruire reddito vero. È per questo che spingo per la creazione di una Op delle imprese della castanicoltura».

    «I castanicoltori stentano a compiere quel passo decisivo necessario a costruire redditività – conclude il coordinatore di Ortofrutta Italia –. Occuparsi di raccolta e conferimento frena la nascita di un sistema imprenditoriale e delle economie di scala».

    Castagne, previsto un aumento della produzione - Ultima modifica: 2024-09-19T19:23:35+02:00 da Simone Martarello

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