La coltivazione e la produzione dell’uva tavola italiana non può essere trattata soltanto nell’ambito dei confini nazionali, ma deve confrontarsi con le altre viticolture emergenti estere del Nord Africa (Egitto, Tunisia, Marocco) e con Grecia e Spagna nel bacino mediterraneo. Queste sono caratterizzate da condizioni pedoclimatiche simili all’Italia, ma attuate con costi della manodopera più bassi per eseguire le numerose e costose operazioni colturali tra cui le sfogliature, i trattamenti antiparassitari e il diradamento dei grappoli e bacche. Inoltre, le temperature medie del Nord Africa sono più alte, i vigneti non necessitano di coperture con film di plastica per anticipare la maturazione e si può commercializzare l’uva già dal mese di maggio, quando l’offerta sui mercati europei ed internazionali è scarsa, con la possibilità di ottenere ricavi elevati.
L’esportazione dell’uva italiana avviene anche in molti Paesi extra-europei, per cui è opportuno verificare la possibilità di incrementare il quantitativo commercializzato. Le figure che si riferiscono alla produzione mondiale dell’uva da tavola sono state elaborate con gli ultimi dati disponibili del rapporto 2012 dell’Organizzazione internazionale della Vite e del Vino (OIV) di Parigi. I riferimenti nazionali con i dati dell’Istat.
In Europa la produzione di uva da tavola continua a diminuire per una minore redditività, dovuta a crescenti costi di produzione e ad una forte competizione da parte di altri fornitori internazionali di uva. Tra i Paesi produttori di uva da tavola che si affacciano sul Mar Mediterraneo, l’Italia (Fig.1), con 1.268 t, produce di più; a differenza degli altri Paesi quasi tutta l’uva ha le caratteristiche di qualità richieste per il consumo di frutta fresca. In Spagna si coltivano circa 13.500 ettari ad uve da tavola. Le aree più produttive sono le regioni della Murcia, Comunità Valenciana e Andalusia. Murcia e Alicante rappresentano il 70% della superficie produttiva totale. In Spagna vengono commercializzate circa 50 varietà di uva da tavola, ma le principali sono Aledo, Ideal, Muscatel, Dominga e Napoleon. Le uve apirene rappresentano il 30% della produzione totale e sono prodotte principalmente nella regione della Murcia.
La Grecia è il terzo maggiore produttore di uva da tavola dell’Ue, dopo Italia e Spagna. In Grecia vengono coltivati attualmente 17.000 ettari; le principali aree di produzione sono Corinto nel Peloponneso, Kavala in Macedonia e Candia sull’Isola di Creta. Le varietà più diffuse sono Sultana (Thompson Seedless) e Victoria. La raccolta dell’uva inizia dalla metà di agosto ma si tende ad introdurre nuove varietà per diversificazione l’offerta greca, al fine di estendere la stagione di commercializzazione nei mesi di ottobre e novembre.
Esportazione
Il Cile è leader mondiale dell’esportazione totale nel mondo di uva da tavola (Fig. 2). La raccolta inizia alla metà di gennaio e prosegue a febbraio con i quantitativi massimi di uva commercializzata. Tra le varietà coltivate vi sono Flame Seedless e Prime, entrambe apirene, e Red Globe rosa con semi. L’uva è esportata anche in Cina con quantitativi modesti che potrebbero aumentare moltissimo se la commercializzazione non avvenisse soltanto con il mercato all’ingrosso, ma con modalità commerciale diversa da quella attuale. Rilevanti quantitativi vengono esportati negli Stati Uniti.
Della produzione di uva italiana viene esportato circa il 40%, la parte rimanente è utilizzata per il consumo interno come frutta fresca e per la preparazione di altri prodotti fra cui succhi d’uva. L’Italia è il secondo Paese per l’esportazione, seguono USA, Paesi Bassi che pur non essendo produttori di uva da tavola, importano uva dagli altri Paesi europei e dell’emisfero Sud e riesportano, Sud Africa, Turchia e Spagna, ecc. L’uva da tavola egiziana matura tra la fine di maggio e i primi di giugno e raggiunge i principali mercati europei. Le quantità sono aumentate perché i vigneti realizzati recentemente con le varietà Prime e Early Sweet sono in produzione. L’uva prodotta ha le caratteristiche ottimali per la commercializzazione. Grecia, Spagna e Nord Africa riescono a vendere l’uva a prezzi più bassi e sottraendo quote di mercato ai produttori italiani.
Gli USA sono il primo importatore mondiale di uva fresca con circa 576.000 t (Fig. 3), seguono la Federazione Russa con 400.000 t, Germania con 306.000, Paesi Bassi con 302.000. Il Regno Unito importa 231.000 t di varietà senza semi. Tra i Paesi che acquistano uva fresca vi è anche l’Italia che riceve 24.000 t tra la fine dell’anno e il mese di aprile. Dalla metà di novembre alla fine del mese di dicembre in Europa arriva l’uva proveniente dal Brasile, dall’inizio dell’anno quella prodotta in Sudafrica delle varietà precoci Early Sweet®, Prime e Starlight coltivate nelle provincie settentrionali e dell’Orange River. Dal Perù proviene la Red Globe, altre varietà da Namibia. Da marzo a giugno l’uva proviene dall’India, soprattutto uve bianche senza semi. I numerosi importatori dei Paesi Bassi commercializzano quasi tutte le varietà di uva da tavola conosciute tra cui le varietà senza semi Early Sweet, Prime, Sugraone e Crimson e le varietà con semi Dan Ben Hannah, Victoria, La Rochelle, Delight, Muscat Delight, l’uva nera senza semi Evans Delight e le due varianti rosse con semi African Delight e Tropical Delight.
Uva essiccata
Il Regno Unito è il maggior importatore mondiale di “uva passa” (Fig. 4) con 116 t (rappresenta il 15% delle importazioni mondiali), seguito da Germania con 83 t, Paesi Bassi (58 t), Federazione Russa (45 t), Giappone (30 t), Australia (29 t), Francia (24 t) e Italia (21 t). Per quanto riguarda le esportazioni, l’Asia è di gran lunga il maggior esportatore guidata dalla Turchia con 210 t, seguono Iran con 120 t. Gli USA che ricoprono un ruolo importante nel mercato internazionale dell’uva passa, essendo il secondo maggior esportatore con 150 t.
La situazione italiana
La superficie italiana dei vigneti per uva da tavola è di 35.883 ettari. L’età è dei vigneti è visibile nella figura 5; la maggiore superficie di 12.779 ettari interessa vigneti di età tra10 e 14 anni. Di oltre 25 anni sono presenti soltanto 1.893 ettari.
La Puglia, con 23.791 ha è la regione con la maggiore superficie investita ad uve da tavole, segue la Sicilia con 9.114 ettari. Altre zone di produzione si trovano in Sardegna, Basilicata, Abruzzo, Calabria e Lazio. La Puglia è anche la regione con la maggiore produzione (605.000 t) e quantità esportata (Fig. 6). Segue la Sicilia con 362.000 t. In Sardegna si ottengono 18.000 t, nel Lazio 17.000 t. Produzioni tra 12.000 e 4.000 t in Basilicata, Abruzzo, Calabria.
In Italia, con il 52%, è ancora l’omonima cultivar (Italia) la più diffusa, bianca con semi e aroma di moscato. Seguono Victoria, bianca, con semi (18%), Red Globe rosa con semi (9%) e Regina, bianca con semi. Del 17% tra le altre varietà più diffuse vi sono Sugraone Seedless bianca con circa 112.000 t è la varietà senza semi più coltivata, Michele Palieri, Black Magic, Regal, Pizzutello, Baresana, ecc. L’uva italiana è commercializzata dal mese di maggio con le varietà Black Magic e Victoria prodotte in Sicilia a Mazzarrone in provincia di Catania e negli altri comuni situati in prossimità del Golfo di Gela. In Abruzzo, in alcuni vigneti è coltivata ancora Cardinal, richiesta dalla Germania. Il periodo di maggiore offerta va dalla fine di luglio con la varietà apirena Sugraone e Michele Palieri, alla metà di ottobre con le varietà Italia, Red Globe, Crimson, Regal.
La maggior parte del quantitativo di uva è commercializzato in Europa. L’ Italia è il primo fornitore di uva da tavola della Germania (24%). Nel 2013 sono stati consumati 5,1 kg per abitante, compresi i prodotti derivati (succhi di frutta, gelatine). Da diversi anni, però, si osserva un calo nel consumo. Il valore del quantitativo di uva è di circa 197,8 milioni di euro. L’uva è esportata anche in Polonia (12%), Regno Unito (11%), Francia (11%), Svizzera (5%), Paesi del Golfo Persico, Emirati Arabi e Arabia Saudita. Le varietà a seconda delle zone di produzione hanno destinazioni diverse. L’uva siciliana della varietà Italia è apprezzata particolarmente in Francia, per la presenza di grappoli ben maturi, giallo dorati e con bacche non eccessivamente grandi; viceversa, l’uva pugliese, per la presenza di grappoli e bacche molto sviluppati e croccanti è gradita in Germania, nei paesi baltici e in Polonia. Quest’ultimo Paese richiede sempre più uva da tavola.
Nel 2014 l’andamento meteorologico è stato sfavorevole per la coltivazione dell’uva da tavola, per controllare la peronospora e oidio è stato necessario intervenire frequentemente e con diverse sostanze attive. In alcuni casi, in presenza di terreno molto bagnato si sono registrati danni per l’impossibilità di far intervenire i mezzi per eseguire i trattamenti. Per l’uva raccolta da settembre in poi è stato necessario eliminare manualmente gli acini guasti da marciumi. Questa situazione ha determinato una riduzione della resa e scadimento della qualità. Nel 2014 si è ridotto il quantitativo esportato per la presenza di una minore qualità dell’uva ottenendo prezzi più bassi e riduzione dei consumi. L’embargo russo ha determinato la saturazione di alcuni mercati per la difficoltà smaltire l’offerta. La Russia era un grande consumatore di uva da tavola con circa 400.000 t di uva acquistate. Chiuse quelle frontiere, si è dovuta collocare la produzione in altri mercati: soprattutto in Europa. Alcuni esportatori in possesso di mezzi finanziari, uva sana e capace di conservare freschezza e sanità per la durata di 30 giorni per il viaggio in mare e un’altra settimana per la commercializzazione, ha inviato l’uva in alcuni Paesi dell’Asia.
I prezzi all’ingrosso delle varietà con semi sono variati da 70 centesimi a 1,2 euro/kg. Le varietà apirene hanno ottenuto il 30 - 50 % in più. Anche sui prezzi l’embargo russo ha determinato una riduzione di 20-30 centesimi al chilo per la maggiore offerta. Questo, nonostante l’Italia e la Spagna siano gli unici fornitori del periodo settembre-novembre. La Cina, il maggiore produttore mondiale di uva da tavola, ha periodi di produzione opposti. Il Brasile inizia la commercializzazione dalla metà di novembre, seguito poi e dal Cile e dal Sud America. Anche gli altri grandi competitor del Mediterraneo sono assenti perché producono un po’ prima e inoltre hanno solitamente mercati diversi. L’Egitto esporta in Russia e in Europa, la Grecia in Europa e nei Balcani, la Turchia in Germania e in Russia.
Uva biologica
La coltivazione, conservazione e commercializzazione dell’uva da tavola è attuata anche con i regolamenti dell’agricoltura biologica. Recentemente è stata introdotta una confezione certificata bio che consente di mantenere l’uva con le caratteristiche di freschezza per oltre un mese dalla raccolta, favorendo così il trasporto per i mercati oltreoceano. Ogni mercato ha le sue preferenze, ad esempio il Regno Unito e altri Paesi Nordeuropei come Svezia, Danimarca, Repubblica Ceca e Norvegia chiedono solo uve senza semi, mentre Svizzera, Austria, Germania, Francia, Finlandia preferiscono uve con semi. Si utilizzano vaschette o cestini per il confezionamento. Il mercato dell’uva da tavola biologica è in crescita nel Regno Unito, dove però i prezzi sono in ribasso, è stabile in Germania, Paese in cui i prezzi mantengono ancora un discreto differenziale.
Conclusioni
La produzione di uva da tavola in Italia continua a diminuire per una minore redditività, dovuta a crescenti costi di produzione e ad una forte competizione da parte di altri fornitori internazionali di uva. Tra i paesi produttori del bacino mediterraneo l’Egitto desta maggiore preoccupazione, per la buona qualità dell’uva, per i numerosi impianti di vigneti realizzati recentemente quasi tutti con varietà senza semi, il periodo di maturazione tra la fine di maggio e i primi di giugno (lo stesso delle varietà precoci siciliane), dei minori costi di produzione e per i mercati di commercializzazione, gli stessi che in passato erano di esclusiva commercializzazione delle uve prodotte in Italia. Nel 2014 si è ridotto il quantitativo esportato per la presenza di una minore qualità dell’uva ottenendo prezzi più bassi e riduzione dei consumi. L’embargo russo ha determinato la saturazione di alcuni mercati per la difficoltà a smaltire l’offerta. La Russia era un grande consumatore di uva da tavola con circa 400.000 t di uve acquistate. Chiuse quelle frontiere, si è cercato di collocare la produzione in altri mercati, soprattutto in Europa. Alcuni esportatori in possesso di mezzi finanziari, uva sana e capacità di conservare freschezza e sanità per la durata del viaggio in mare hanno spedito il prodotto in alcuni Paesi asiatici.