Mandorle, prezzi in picchiata. E in Sicilia si estirpano gli impianti

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    Quotazioni scese ben oltre il limite per coprire i costi di produzione. Per salvare questa eccellenza siciliana e pugliese bisogna puntare su nuove varietà e sull'irrigazione

    Il controllo del mercato ce l’hanno già da anni. Nove mandorle su dieci sul mercato sono californiane. Ora c'è l'eventualità che anche quel piccolo 10% della produzione non statunitense che si realizza quasi totalmente in Italia e Spagna, possa scomparire. Il rischio abbandono, infatti, è alto. «Qualcuno ha già deciso di estirpare gli impianti, molti quest’anno hanno preferito non raccogliere», riferisce il presidente dell’Associazione siciliana frutta in guscio Ignazio Vassallo. Ma qual è la ragione della crisi di questo comparto?
    «Ormai i prezzi sono troppo bassi e non si riescono a recuperare i costi di produzione. In queste condizioni impossibile continuare a mantenere in vita gli impianti. Ecco perché in molti sono tentati dall’estirpare tutto, rinunciando a decenni di lavoro, sacrifici e investimenti».

    Tutta colpa della California?

    I prezzi delle mandorle nel mondo, trattate alla stregua di una commodity, li determina l’Almond Board californiano che quest’anno ha immesso sul mercato 350mila tonnellate a prezzi stracciati. Si tratta di giacenze dello scorso anno che arrivano al porto di Gioia Tauro e che è possibile acquistare a 3,50 €/kg (senza guscio). «Siamo di fronte all’arrivo massiccio in Europa di questa enorme quantità di prodotto, una vera e propria politica di dumping messa in atto per colpire a affondare il comparto mandorlicolo italiano e spagnolo», denuncia Vassallo, che è anche componente molto attivo del Coordinamento nazionale della frutta in guscio.

    Nel 2022 le mandorle sgusciate venivano acquistate a 6-6.50 €/kg, prezzo che negli ultimi anni si era stabilizzato dopo i ripetuti cali registrati a partire dal 2018 quando aveva raggiunto quotazioni intorno ai 10 €/kg. «A conti fatti, considerati anche gli aumenti dei fattori di produzione, per i mandorlicoltori siciliani non è possibile scendere al di sotto 5-5,5 €/kg – spiega Vassallo – se vendiamo a meno ci rimettiamo».

    Sicilia e Puglia regine delle mandorle italiane

    A rischio abbandono ci sono 32mila ettari in Sicilia e 19mila in Puglia (nelle due regioni si produce il 95% della mandorla nazionale) con una concentrazione nelle province di Bari, Agrigento e Caltanissetta che da sole rappresentano il 54% della mandorlicoltura italiana (dati Ismea 2022). A rischio c’è anche la storia di un prodotto - centinaia tra ecotipi e varietà dai frutti ricchi di sapore, profumo e di tantissimo olio dalle caratteristiche nutraceutiche - e il mantenimento di un paesaggio agrario (si pensi alla famosa Valle dei Templi).

    L’emergenza scoppiata in queste ultime settimane ha però radici antiche. Negli anni ’70 la California venne interessata da investimenti molto consistenti sulla coltura. Investimenti sostenuti dalla ricerca e dallo sviluppo della domanda nel mercato globale assicurati dall’Almond Board di cui oggi fanno parte 7.600 coltivatori di mandorle e 99 operatori commerciali. Una struttura con una forza d’impatto enorme che in 50 anni ha cambiato il mercato delle mandorle, complice la globalizzazione dei mercati.

    Ma la vera forza dei produttori californiani è la grande disponibilità d’acqua che rende molto produttivi gli impianti. A differenza della Sicilia dove gran parte della coltivazione avviene in asciutto (la chiamano aridocoltura). Nell’Isola solo i nuovi impianti prevedono l’irrigazione, ma è di soccorso e spesso risente dei “capricci” e dei problemi di gestione dei consorzi irrigui. In asciutto le rese sono davvero basse: a volte con difficoltà in un ettaro si arriva a raccoglierne una tonnellata. Con l’irrigazione di soccorso o realizzata con un uso moderato dell’acqua (cosí come si fa in Spagna) le rese superano sempre 1,5 tonnellate per ettaro raggiungendo spesso 2-2,5 t/ha. In California, invece, dove l’uso dell’acqua si potrebbe definire “spregiudicato”, la media produttiva è di 3,5-4 tonnellate per ettaro.

    Innovazione varietale e irrigazione

    Una via d’uscita per le mandorle nostrane la indica Riccardo Damiano, titolare della “Damiano organics”, la maggiore azienda siciliana di trasformazione della frutta in guscio che fattura 60 milioni di euro a cui si aggiunge una più piccola azienda negli Usa che ne fattura 7: «Già i consumatori francesi, svizzeri, tedeschi preferiscono la mandorla siciliana quasi sempre biologica e sono disposti a pagarla di più. La differenza la fa il sapore, il profumo, la consistenza e anche l’elevato contenuto in olio, quasi il doppio rispetto al prodotto d’oltreoceano. Bisogna puntare su questi mercati e sulla migliore qualificazione della produzione oltre che sull’innovazione colturale».

    Il riferimento è all’introduzione dell’irrigazione (“senza è impossibile ottenere rese competitive”) ma anche alla meccanizzazione che si può introdurre solo in aziende di dimensioni adeguate. E poi c’è da sfruttare la ricchezza offerta da un grande giacimento di biodiversità fatto di ben 220 “accessioni” botaniche (il campo di conservazione del germoplasma si trova nell’Agrigentino) da verificare sulla larga scala ed eventualmente affiancare al già ricco panorama delle varietà autoctone attualmente coltivate.

    Mandorle, prezzi in picchiata. E in Sicilia si estirpano gli impianti - Ultima modifica: 2023-09-14T08:25:10+02:00 da Simone Martarello

    1 commento

    1. Come mai i supermercati sono pieni di bevande alla mandorla come alternative al latte con prezzi alti, cosa che prima non si sapeva neanche cosa fossero e quindi un nuovo mercato e invece il prezzo è sempre più basso all’origine ? Controllando le etichette meno di 1 prodotto su 20 usa mandorle italiane ma si fregiano del fatto che basta trasformare nel nostro paese che magicamente tutto diventa italiano.

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