L’autunno ha fatto tornare di attualità due articoli pubblicati l’anno scorso su questa rivista (TV n. 17 e n. 26/2014). Nel primo si dava atto di una certa confusione legislativa per cui l’antica pratica agricola di bruciare nei campi, stoppie, ramaglie, avanzi di potatura, residui vegetali in genere era divenuta un’attività penalmente sanzionata, come contravvenzione prima e addirittura come delitto poi. Il tutto in conseguenza dell’equiparazione, ad opera della legislazione nazionale, di tali residui a “rifiuti” nel senso tecnico del termine, poi dell’estensione all’intero territorio di norme in realtà dettate per prevenire e punire le attività criminali nella cosiddetta “Terra dei fuochi”, dove per altro i roghi riguardavano materiali ben diversi dalle semplici ramaglie, caso mai utilizzate o a copertura di ben altro o come combustibile di rinforzo. Di qui la confusione, perché alcune normative regionali e comunali continuavano a consentire, nel rispetto di determinate cautele, la bruciatura sul posto degli scarti derivanti da attività agricole e da giardinaggio.
Nel secondo degli articoli citati si dava atto, con soddisfazione, che nei mesi intercorsi il governo (ben determinato a tenere il punto tanto che aveva ricorso alla Corte costituzionale contro le leggi autorizzative delle Regioni Marche e Friuli Venezia Giulia) ci aveva ripensato ed era intervenuto per sanare la situazione e rendere nuovamente lecita in tutto il territorio nazionale l’antica pratica.
I dubbi degli agricoltori
Evidentemente non tutti i lettori di TV hanno apprezzato se, col riaffacciarsi della stagione autunnale (in realtà il riferimento è anche all’estate) uno ha scritto: “Ma lei ha idea di cosa venga spesso bruciato nei campi e la qualità dell’aria risultante e gli inquinanti a cui sono esposti gli abitanti di zone ad alta densità produttiva (tavoliere) durante l’estate? Venga a fare un giro”, e un secondo: “Ma chi ha fatto questa legge ha idea di cosa rimane a terra quando si pota un uliveto, un vigneto o un frutteto, oppure dopo la raccolta dei carciofi, etc.?”.
Per converso c’è anche chi (un lettore toscano) pone un quesito: “Coltivo un orto per famiglia, senza vendita e vorrei sapere se posso bruciare potature e residui in spazio aperto con a disposizione acqua dal pozzo. Non rie-sco a trovare un articolo chiaro che mi dica se posso farlo e in che periodo”.
Chiariamo allora la situazione normativa vigente in sede nazionale......
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