Dai sottoprodotti del fico d’India a nuovi insilati, compost e formaggi innovativi: così la ricerca trasforma gli scarti in risorse per agricoltura, zootecnia e consumi consapevoli. Con la conclusione del progetto europeo Ebioscart Plus, finanziato nell’ambito della ricerca per l’innovazione sostenibile, l’economia circolare fa un altro passo avanti nel valorizzare gli scarti agroindustriali. Al centro dell’iniziativa, coordinata da una rete di università, centri di ricerca e aziende, il fico d’India – pianta simbolo del Sud Italia – diventa materia prima per sviluppi concreti nei settori agricolo, zootecnico e alimentare.
In zootecnia: sostenibilità e qualità del latte
Uno dei filoni principali del progetto ha riguardato l’impiego dei sottoprodotti del fico d’India per l’alimentazione animale.
I team guidati dai professori Monica Cutrignelli (Università Federico II di Napoli) e Massimo Todaro (Università di Palermo) hanno messo a punto insilati ottenuti da pastazzo (miscela di polpa, semi e bucce) e da bucce pure, stabilizzati con crusca di frumento.
I test su pecore in lattazione della razza Valle del Belice hanno dato risultati incoraggianti: buona digeribilità, incremento della qualità del latte e una riduzione del 15% dell’urea nei capi alimentati con pastazzo.
Effetti sui livelli di proteine e caseina
L’insilato di bucce ha aumentato il contenuto proteico e di caseina, pur richiedendo un dosaggio controllato per evitare effetti di sazietà. Le conclusioni parlano chiaro: questi sottoprodotti, opportunamente trattati, possono
- ridurre i costi,
- migliorare la sostenibilità delle filiere zootecniche
- e valorizzare scarti oggi inutilizzati.
In agricoltura: compost innovativi co più resa e suoli fertili
Sul fronte agricolo, la linea guidata dal dottor Claudio Vadalà ha sviluppato un compost innovativo prodotto da bucce esauste di Opuntia ficus-indica, letame e paglia.
La sperimentazione, condotta in due siti e applicata su quattro campi sperimentali, ha dimostrato l’efficacia del compost nel migliorare la fertilità del suolo e la produttività delle colture, sia erbacee che arboree. Le analisi hanno evidenziato
- un aumento significativo di carbonio organico, azoto, fosforo e potassio,
- oltre a un miglioramento della capacità di scambio cationico e del rapporto C/N.
In colture come il cavolfiore, la resa è cresciuta fino al 30% rispetto ai terreni trattati con compost commerciale o non concimati. I dati confermano il valore agronomico ed ecologico del compost da fico d’India come soluzione concreta per un’agricoltura più sostenibile.
Neuro-marketing e sostenibilità, come cambia la percezione del gusto
L’innovazione del progetto si è estesa anche al fronte della comunicazione alimentare, grazie al lavoro del Behavior and Brain Lab dell’Università IULM, coordinato dal professor Vincenzo Russo.
Attraverso tecniche neurofisiologiche come EEG, GSR, eye-tracking e questionari, il team ha analizzato la reazione dei consumatori all’assaggio di due formaggi: uno tradizionale e uno ottenuto da latte di pecore alimentate con bucce di fico d’India. I risultati hanno mostrato un maggiore coinvolgimento emotivo e cognitivo per il formaggio innovativo, soprattutto quando accompagnato da una narrazione efficace. Il 60% dei partecipanti si è detto favorevole all’acquisto, sottolineando come la sostenibilità percepita possa rafforzare l’apprezzamento del prodotto, pur restando il gusto il fattore decisivo.
Ricerca, innovazione e circolarità: un modello per il futuro
In sintesi, Ebioscart Plus rappresenta un esempio virtuoso di come ricerca scientifica, economia circolare e innovazione nella comunicazione possano integrarsi in un modello capace di trasformare gli scarti agroalimentari in risorse strategiche per il futuro. Compost, insilati e prodotti lattiero-caseari dimostrano che la sostenibilità può diventare valore aggiunto reale, per il settore primario e per i consumatori.













